

Nuccio Ricciardello, l’assessore al decoro urbano, ha evidenziato, appena insediatosi, che il restauro del monumento – per il quale era stato avviato anche uno studio di fattibilità curato della restauratrice Marianna Gullì – sarebbe stato oggetto di attenzione dell’amministrazione ed oggi con la disponibilità dei fondi del bilancio comunale c’è la possibilità che dalle parole si passi ai fatti.
Il monumento “offeso” dal passare degli anni ha visto il progressivo deterioramento di alcuni inserti nei decori, vede il “soldato pensieroso” bisognoso di interventi conservativi, in quanto mancano parti della struttura muraria ed altre sono state nel tempo “arrangiate” alla meno peggio.
Oggi, quindi superato l’empasse del dissesto economico del comune, si può agir verso un’azione di recupero, con un restauro immediato del monumento.
Attenzioni giuste e necessarie, come ha evidenziato al tempo l’assessore Ricciardello, prima che il passare del tempo peggiori in maniera irreparabile le condizioni del monumento.
Un gesto di ricordo e di rispetto per quei brolesi che si immolarono sui vari fronti della prima guerra mondiale. E nel contempo sarebbe anche opportuno inserire il nome dell’ultimo caduto brolese della Guerra del 15\18, frettolosamente dimenticato nel definire la lapide che li ricorda tutti. Anche questo un gesto di rispetto.
Il Monumento ai Caduti di Brolo, pur contaminato da arginabili infiltrazioni di muffe, vede lo sfaldamento dei materiali di cui è composto.
Affiorano ferri e strutture di sostegno mentre alcune parti, come il piede del soldato, sono davvero state rifatte male, segno di precedenti restauri.
I fregi dei bassorilievi e la stessa lapide sono in più punti frantumati, come lo sono gli arredi che abbellivano il monumento. Ed ancora manca il fucile che il fante teneva tra le gambe nel suo aspetto meditativo, appunto triste, ed anche la baionetta che teneva legata alla cintola è un ricordo che affiora solo nelle vecchie fotografie che finirono anche sulle pagine del National Geographic.
Un monumento bello, in quanto anche atipico, forse unico, che non rappresenta i soldati nell’aspetto gioioso protratti verso la vittoria, nei gesti epici dei vincenti e degli eroi, ma in un momento di riflessione, addolorata, stanca, sul dramma che si era consumato su fronti di guerra.
La vittoria non cancella nè perdite, nè lutti, nè distruzioni. Un monumento attualissimo e Sacro.
Compromessa anche la ringhiera in ferro e gli apparati illuminanti. Una stima fatta quando si parlò di un suo recupero, non supererebbe i cinquemila euro compresa la parte retrostante e il frontale, mentre in questo caso anche opportuno smantellare il magazzino\deposito realizzato nell’area appena dietro il monumento, deturpante, davvero osceno, inopportuno, esteticamente vicino allo zero.
Bisogna far presto. Bisogna far in fretta.
E la necessità del restauro del monumento si è anche visto nella sua ultima uscita ufficiale, lo scorso quattro novembre, quando la corona d’allora non è servita per nascondere la “sua” richiesta d’interventi. Una cerimonia semplice, in occasione della Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate che ha visto presenziare il Sindaco Giuseppe Laccoto, il Vicesindaco Carmelo Ziino, l’Assessore alla Pubblica Istruzione Maria Vittoria Cipriano, l’Assessore ai Servizi Sociali Tina Fioravanti, il parroco di Brolo padre Enzo Caruso, il dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo Bruno Lorenzo Castrovinci, il Comandante della stazione dei Carabinieri Luogotenente Maurizio Mastrosimone e il Comandante della Polizia Municipale Damiano Passarelli, oltre ad alcuni Consiglieri Comunali e una delegazione di docenti e alunni dell’Istituto Comprensivo.
“La deposizione della corona d’alloro al monumento ai caduti è un atto simbolico per ricordare chi ha sacrificato la propria vita per la libertà, l’indipendenza e l’unità della nostra Patria – ha affermato il Sindaco Laccoto. Anche tanti nostri concittadini sono morti nei due conflitti mondiali e noi abbiamo il dovere di rivolgere loro un pensiero di gratitudine. Sentiamo anche l’obbligo di impegnarci per trasmettere alle giovani generazioni il valore supremo della pace che è stato raggiunto ad un prezzo altissimo. Dobbiamo sempre mantenere alta la guardia perché oggi ci troviamo a combattere nuove guerre contro l’intolleranza e il fanatismo che minacciano la pacifica convivenza tra i popoli”.
L’Assessore alla Pubblica Istruzione Maria Vittoria Cipriano in quell’occasione ha evidenziato che “Ricordare i Caduti è un dovere morale per tutti noi. Ma il ricordo non basta. Ricordare il passato significa soprattutto impegnarsi per il futuro. Ecco che la presenza degli alunni acquista una forte valenza simbolica. La scuola ha un compito molto importante, quello di trarre dalla storia del passato la forza morale per insegnare ai giovani a costruire un mondo migliore, più giusto e più umano, a diffondere la cultura della pace e, soprattutto, a comprendere che la guerra è la più grande sciagura dell’umanità”.
Anche il restauro di quel Monumento è il giusto modo di ricordare i Caduti come ha evidenziato Nuccio Ricciadello, appena insediatosi, quando il piazzale della chiea venne rimesso a lucido per la Festa della Patrona.
Tornando al Caduto “dimenticato” … Lui è Antonino “Nino” Speziale di Basilio, morì a Lanciano il 2 dicembre del 1918. Una delle ultime vittime della Grande Guerra. La guerra era finita poche settimane prima. Ma lui ferito in battaglia, malfermo di salute per i postumi di una broncopolmonite “dopo aver ricevuto i conforti della fede” lì morì. Il suo nome non figura sulla lapide che ricorda il sacrificio dei soldati brolesi. Infatti il consiglio comunale del tempo aveva deciso di far erigere la lapide il 16 novembre – a cinque giorni dalla proclamazione della vittoria . Un “eroe” dimenticato.
Antonino (lo si vede nella foto) è quello alla sinistra con i baffi più folti ritratto con un compagno d’armi del quale nessuno conosce l’identità, magari è qualche lui di Brolo.
La lettera con la quale il suo comando comunica alla famiglia il decesso – il certificato è firmato dall’aiutante di sanità Nicola Marino – parla di conseguenze nefaste di una broncopolmonite, ma c’è chi ricorda che al tempo si disse che era rimasto ferito durante la battaglia. Poi la sua salma non tornò in Sicilia, ma venne riportare sui luoghi della guerra e inumata nel Sacrario di Redipuglia, insieme migliaia di suoi commilitoni che si batterono per una guerra che difficilmente compresero. Lui era nato il 28 Agosto 1886 a Brolo – viveva lungo la via che portava a Ficarra – poi chiamata via Trieste proprio a seguito della Grande Guerra – era un Soldato del 133° reggimento di fanteria. La madre lo pianse a lungo.
Faceva parte della Brigata Benevento ed era partito il 7 giugno da Napoli per raggiungere le prime linee reggimento di fanteria. Tra le ultime missioni c’era stata quella di agire oltre Isonzo, conquistare una quota 118, che lui mai raggiunse.
E tornando alle foto quella grande lo ritrae con un compagno d’armi del quale nessuno conosce l’identità, magari è qualche altro di Brolo.
Ma tornando alla storia della lapide frettolosa.
Si legge infatti in una delibera di quello che era l’allora consiglio comunale, composto da sindaco Germanà Antonino e poi da Germanà Avv. Basilio, Germanà Dott. Francesco, Germanà Basilio fu Giuseppe, Germanà Ernesto, Garofalo Giuseppe, Mancuso Ignazio, Ziino Carmelo, Pintabona Giuseppe, Maniaci Dott. Rosario, Maniaci Cono e Scaffidi Abbate Giacomo che l’Anno Millenovecentodiciotto addì sedici di Novembre alle ore 10 nella Casa Comunale Questo Consiglio Comunale, previo invito del Sindaco si è oggi ordinariamente riunito in seduta pubblica Il Presidente, sul secondo affare dell’ordine del giorno della presente seduta dice che, sicuro di interpretare l’unanime sentimento patriottico della Cittadinanza e della sua rappresentanza, propone al Consiglio che esso deliberi che: In apposita lapide siano inscritti i nomi di tutti i Cittadini del Comune, che col sacrificio della loro vita contribuirono alla vittoria delle armi italiane ed al trionfo della santa causa Nazionale.
Quindi Il Consiglio Legittimamente orgoglioso del contributo di sangue e dalla parte avuta dai figli di questo Comune nell’immane lotta per il raggiungimento delle nostre aspirazioni nazionali e per il trionfo della giustizia per il diritto e per la libertà. Unanimemente per acclamazione Delibera Inscrivere in apposita lapide i nomi dei caduti di questo Comune nella Guerra Nazionale.
A sottoscrivere l’atto anche l’allora segretario comunale Vincenzo Riolo
Speziale diventa il 21° brolese, che venendo da questo borgo marinaro andò a morire, a combattere, ad andare all’assalto sui campi e nelle trincee del trentino e del veneto. Gli altri – chi era tornato a casa magari senza una gamba – si vedevano, sino ai primi anni ottanta, anche nelle bettole, a raccontare della guerra con i loro nastrini attaccati al bavero, le croci di Vittorio Veneto, sempre lustrate.
Erano “i nonni” della guerra.
Ecco i brolesi Caduti della Grande Guerra: Vincenzo Agostino Gasparo, Antonino Busacca, Gennaro Caruso, Basilio Castrovinci, Natale Catania, Antonio De Luca Cardillo, Carmelo De Luca Cardillo, Antonino Aliberto, Antonio Gentile, Giuseppe Gentile, Paolo Giuliano, Vincenzo Magistro, Basilio Mancuso, Costantino Merenda, Gaetano Onofaro, Carmelo Ricciardello, Cono Speziale, Basilio Starvaggi, Calogero Terranova, Carmelo Tripi, ed anche Antonino Speziale di Basilio.
Tanti cognomi noti, identificabili con le famiglie di chi ancora vive a Brolo, altri che non esistono più nell’anagrafe del paese.
Anche questa è storia.
Oggi quei fanti – ovviamente – non ci sono più. La memoria diretta della Grande Guerra si è spenta per sempre.
Ma rendendo omaggio a questo “dimenticato” ricordiamo gli altri caduti brolesi, i reduci di sempre. Gli altri morti in divisa.
Come Carmelo Giuffrè, un nome tra i tanti Caduti, “ucciso dalla mitraglia”. Lui, non morì sui monti di Trento, come cantava De Andrè, ma sulle spianate di Monte Rosso Almo, nel luglio del 43. Aveva 31 anni, era un soldato del regio esercito, aveva lasciato la famiglia, quattro fratelli, ora restano nipoti e pronipoti a portare il suo nome in ricordo di uno zio mai conosciuto.
Brolese come tanti, morti combattendo, decorati, eroi senza fanfare, popolani – sopratutto quelli della prima guerra mondiale che celebriamo oggi – mandati a morire come i bifolchi, carne da macello, nelle trincee del Carso o come – anni dopo – Giuseppe Micalizzi – classe 1909 – deceduto nel 1944 e rimasto ad Amburgo, sepolto nel cimitero militare italiano d’onore (riquadro 5 fila n. tomba 15).
Ma è un ricordo collettivo che si allarga e che vale anche, se non soprattutto, per chi restava a morite sotto i bombardamenti, per i bambini schiacciati dalle jeep americane, come il piccolo Santo Campo, e delle donne. Quelle che restavano e che vedevano partire padri, fratelli, mariti. Le donne rimaste a casa che dimostrarono di saper fare i lavori «da uomo».Forse una prima fase dell’emancipazione degli anni che poi verranno. Le donne brolesi, quelle che portarono il lutto per sempre.
E come tutte le guerre anche quelle combattute dai “brolesi” ha i suoi piccoli eroi
Guerre uguali a tutte quelle raccontante, da chi le ha viste e vissute e poi è anche ritornato da questa discesa agli inferi.
Come i militari che portarono la divisa sul fronte Greco Albanese nell’anno di guerra del 43. Una lapide li ricorda nella Chieda Madre.
Vollero una statua a Santa Rita alla quale si “rivolsero cercando protezione”.
Tornarono dai Balcani: Rosario Scaffidi Militone, il sottotenente poi insignito di una croce di guerra e della medaglia al valor militare per quanto fatto al fronte, in Africa orientale. Onorificenza spettata anche a Giuseppe Baudo, altro decorato di guerra – una medaglia d’argento ed una via per ricordarlo – come avvenne per un altro sottotenente,Giuseppe Mirenda, morto da eroe sul fronte Russo (anche se molti dicono che sia morto in un campo di concentramento russo, dove, ferito, venne deportato) al quale venne dedicata l’attuale che porta il suo nome, una volta piazza Nasi; al “sergente” Raffaele Addamo che perse anche una gamba.
Tra quei reduci, sulla lapide, spiccano i nomi di Antonino Scaffidi Militone, del brigadiere Carmelo Marino, dei graduati, tra caporali, artiglieri, e soldati di Antonino Ricciardello, Antonino Sapienza, Francesco Scaffidi, Antonino Buttà, Nunzio Lavena, Natale Cipriano, Antonino Catania, Antonino Vizzari, Antonino Maniaci, Salvatore Gentile, Vincenzo Calderaro, Giovanni Scaffidi Mangialardo, Antonino Ricciardello, Francesco Calderaro, Michele Dimunnu, Salvatore Toscano, Salvatore Cardaci, Basilio Caruso, Vittorio Fabbiano, Cono Merenda, Carmelo Giuffrè, Gaetano Mancuso, Rosario Ricciardello, Salvatore Gasparo, Cono Bonina, Francesco Rifici, Teodoro Lo Biondo, Pietro Insana, Pietro Laccoto e Basilio Agnello,
Ma l’elenco di nomi che si allunga.
Brolo ha dato il suo consistente contributo alla “Patria” di sangue e dolore anche nella seconda guerra mondiale. In quell’elenco annoveriamo, sicuri comunque di dimenticarne qualcuno. chi ha avuto onori e medaglie – consegnate alla memoria a figli e nipoti – quando venne inaugurato il monumento ai “Cadute del mare”, voluto dall’amministrazione comunale del tempo, guidata da Basilio Germanà.
In quell’elenco c’erano i nomi di Giovanni Giuffrè, Calogera Salvatore Barà, Giuseppe Lacchese, Giuseppe Bruno, Pietro Ceraolo, Francesco Rizzo Ricciardi, Antonino Natoli Timpirino, Nicolò Bongiorno, Carmelo Perdicucci, Francesco Scaffidi Militone, Giuseppe Micalizzi, Salvatore Mendolia e Giovanni Scaffidi Mancialardo.
Età media 23 anni. Tutti eroi senza fanfare.
Fotogallery documentazione interventi Monumento ai Caduti
Help
Reperire fonti e foto per ricostruire pezzi di storia di Brolo non è sempre facile.
Così se si vuole collaborare ad integrare quest’articolo con nomi mancanti o dire altro sulla storia di Brolo, la redazione accoglierà ogni proposta, suggerimento e commento.
redazione@scomunicando.it