L’indagine è iniziata nel 2012 ed è cumlinata nel sequestro che ha definitivamente concluso una vicenda che si protraeva ormai da ben 80 anni, iniziata con la consegna negli anni ’30, da parte del figlio dello scrittore, di manoscritti verghiani ad uno studioso di Barcellona Pozzo di Gotto (ME). Negli anni successivi vani si erano rivelati sia i tentativi di rientrare in possesso dei suoi beni, trattenuti dallo studioso che si opponeva strenuamente alla loro restituzione, sia le interrogazioni parlamentari succedutesi per 20 anni (dal 1957 al 1977) che avevano ad oggetto l’esproprio per ragioni di pubblica utilità, considerato l’altissimo valore per l’intero patrimonio culturale nazionale.
La vicenda ha avuto una svolta importante quando la Soprintendenza ai Beni Librai della Regione Lombardia, individuato un Fondo verghiano posto in vendita presso una casa d’aste della figlia dello studioso, ha disposto con provvedimento amministrativo il temporaneo affidamento al predetto centro.
La successiva perquisizione, nell’abitazione della citata collezionista, ha permesso di rinvenire e sequestrare documenti dello scrittore e oggetti archeologici integri di epoca V-II Sec. a.C. (fra cui skyphos, lekythos, kylix ed oinochoe a figure rosse).
L’erede dello studioso messinese, una 76enne romana, è stata deferita in stato di libertà per i reati di ricettazione ed appropriazione indebita. Il valore dei beni recuperati, ammonta complessivamente a circa 4 milioni di euro. Le attività investigative proseguono al fine di verificare l’esatta consistenza del fondo ed il suo completo recupero.

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