di Nino Lo Iacono
Il prossimo 5 Giugno in sei tenteranno di conquistare palazzo dell’Aquila. Tenteranno di sfrattare il settimo candidato, l’attuale inquilino Mauro Aquino.
Questa corsa a sette è anomala per una piccola città che per la prima volta si ritrova a confrontarsi con una discutibile legge elettorale che prevede l’elezione del Sindaco a primo turno, cioè senza ballottaggio e con una maggioranza molto relativa.
A parte l’inadeguatezza della legge elettorale, fa riflettere anche la superficialità con la quale i candidati stanno pensando di conquistare la poltrona più alta della città.
Sembra una corsa verso l’albero più ombroso sotto il quale godersi un comodo pic-nic
E’ come se un’epidemia di “sindachite acuta” infettiva avesse colpito quella parte del cervello nella quale risiede il buon senso e che la voglia di fare il Sindaco abbia cancellato dalla mente di ognuno, cosa significhi essere primo cittadino ,con tutte le difficoltà che derivano dalla situazione socio-economica e politica attuale ,che impedisce ai Sindaci di espletare il proprio mandato alla rassicurante ombra di un forte partito politico. Sembra infatti che questo virus abbia fatto dimenticare che attualmente non esiste quella rassicurante economia in grado di realizzare almeno una parte dei programmi elettorali.
Vorrei giudicare questo assalto al palazzo come un atto di coraggio, ma non ne sono convinto. E non riesco nemmeno ad ipotizzare che sia un atto da uomini coscienti di poter fare meglio di Aquino, perché non vedo nè premesse nè condizioni e ,a scanso di equivoci, mi permetto di ricordare che un Sindaco non va a sedersi sulla poltrona dorata solo per mettersi scettro e corona.
Un Sindaco deve indossare guantoni da lavoro e scarpe antinfortunistica, spogliarsi dell’individualismo e cercare di intercettare e capire i problemi, le esigenze dei singoli e del territorio ,comprendere le ansie e le tensioni, cercare di penetrarle e di risolverle con il senno del buon padre di famiglia.
Fare il Sindaco non è solo un problema tecnico , né il coronamento di un ‘ambizione, nè il mero piacere di sentirsi chiamare “signor Sindaco”.
Fare il Sindaco è ascoltare la gente, parlare con loro, cercare di risolvere i problemi che ogni giorno attanagliano un numero maggiore di famiglie. Aiutare i padri e le madri a risolvere i problemi quotidiani; aiutarli a tenere divisi il pranzo dalla cena, ad evitare di accendere candele al posto delle lampadine etc.
Il compito di un Sindaco è occuparsi della salute della collettività, di individuare e tentare di risolvere i suoi mali, come la disoccupazione, la ludopatia, il bullismo, l’ignoranza, la tracotanza, le tensioni sociali.
Cari amici candidati, onestamente non so se in cuor vostro ci siano queste intenzioni ed abbiate contezza delle reali esigenze del territorio, coi suoi problemi e le sue richieste , non so se i gruppi , così detti di potere ,che vi stanno sostenendo, abbiano anche loro questi stessi obbiettivi ,non so se ,con la mano sul cuore, sareste disposti a giurare di fare esclusivamente l’interesse della città e non quella dei vostri capi elettori, senza correre il rischio di essere dichiarati spergiuri. In parole povere ,non so se siete uomini liberi e quindi intellettualmente onesti.
Il cittadino pattese è ormai con le spalle al muro e non ha più tempo da perdere. Lo dicono il 55% di disoccupazione giovanile, i 2500 soggetti colpiti da ludopatia, le calunnie che circolano finalizzate alla artificiosa distruzione di rapporti di amicizia consolidata per istaurare un improbabile supporto politico , il poco rispetto delle regole nell’uso del bene comune, l’abbandono degli studi da parte degli adolescenti, le sempre maggiori richieste di aiuti ad Enti ed a privati per far fronte alle elementari esigenze quotidiane per la sopravvivenza.
Due anni e mezzo saranno un tempo sufficiente per verificare la vostra integrità, saranno sufficienti per montare una protesta che nessun intermediario ruffiano e servo sciocco riuscirà a fermare.
Il cittadino pattese sarà vigile affinchè non si ripeta più un’occupazione di poltrone ,fine solo a se stessa.
Sarebbe bello e sicuramente utile se i pattesi dimostrassero decisione e maturità anche nella scelta dei consiglieri ,se abbandonassero i soliti noti e privilegiassero i tanti ignoti presenti nelle liste che, di solito, sono considerati riempitivi o di servizio. In mezzo a questi sconosciuti ci saranno sicuramente uomini capaci ed in grado di sostituire gli ormai vetusti “nomi noti” senza idee propositive e inefficienti nelle azioni.
Fra i trecento e più candidati nuovi, si troveranno sedici giovani veramente entusiasti e innamorati di questa nostra città. Ci saranno ragazzi liberi, senza obblighi con il vicino di casa, con il proprio dirimpettaio, con il capo corrente, o con il compare di turno.
Spero che i pattesi, questa volta completino il rinnovamento lasciando che una catarsi collettiva coinvolga il nuovo consiglio, in modo che restino fuori dal palazzo vendette, inefficienze, riconoscenze e devozioni ai padrini di sempre che, più o meno velatamente, stanno cercando di riappropriarsi della stanza dei bottoni.
Per ottenere questo risultato sarebbe sufficiente che gruppi di amici si organizzassero e decidessero di cambiare registro e suonata, convogliando le proprie preferenze su nuovi soggetti che abbiamo almeno cinque requisiti : siano innamorati di Patti, siano veramente uomini liberi ,abbiano le idee chiare su ciò e su chi rappresentano; conoscano veramente le esigenze della collettività, siano disposti a lasciare la poltrona una volta riconosciuta la loro inadeguatezza al compito loro assegnato
Un vero rinnovamento passa attraverso atti coraggiosi e di libertà.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.