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PDCI – Berlusconi e i “Servizi”. C’è un disegno?

Non ce ne può fregar di meno delle foto di Berlusconi e delle sue attività nell’intimo delle lenzuola, delle piscine o all’aria aperta.
E non vogliamo parlare neanche dell’uso dei mezzi di stato utilizzati privatamente per feste, festini e public relation…
Anche se su questo ultimo punto ci viene in mente l’art.314 del Codice Penale. Ma si sa, in Italia le leggi non sono valide per tutti. Esiste una “categoria protetta” che non ha l’obbligo del rispetto delle regole.

Purtroppo, però gli addetti alla politica (mass media e personaggi), in questi giorni di campagna elettorale non hanno saputo parlare d’altro.
Venendo al dunque, tutto questo ci fa sorgere qualche domanda: Può un uomo da solo scattare, prima 700, poi  200/300 foto in diverse circostanze e non tutte nello stesso momento, senza che alcuno si accorga di nulla?
Due le ipotesi. La prima è quella più elementare: I “Servizi” italiani e la personale scorta del Presidente del Consiglio non sono capaci di tenere d’occhio tutti quegli ambienti che un capo di governo è solito frequentare (ad esempio casa sua).
In questo caso, e pensiamo ai rapporti internazionali che i nostri Servizi intrattengono con tutto il mondo, vuol dire che siamo in seri guai e che, pertanto, andrebbe rivisto tutto l’intero sistema.
Nel caso contrario, allora la questione si complica ulteriormente e sarebbe interessante capire il perché di tutto questo voluto clamore.
Diciamo voluto clamore, proprio perché, in questo caso, saremmo autorizzati a pensare che si sia volutamente lasciato fare, anzi, si sia insistito perché la cosa diventasse di dominio pubblico. Ma a chi serve? E’ una strategia? Un disegno?
Se pensiamo che persino il diretto interessato, che non è un “uomo qualunque”, un modesto e indifeso cittadino, ma bensì colui che dirige il governo, con tutti i suoi apparati compresi i “Servizi” italiani, e che è responsabile delle condizioni sociali, economiche e culturali di milioni di cittadini, si presta, in prima persona, a far discutere della questione sostenendo l’esatto inverso: Si tratta di cose private (quindi non politicamente discutibili).
Tale affermazione avrebbe un senso se questa venisse fatta in circostanze “riservate”, ma dichiararlo in televisione, strumento che entra nelle case di tutti, è come volere dare in pasto alla pubblica opinione proprio quella che, a parole, viene definita “cosa privata” e, cioè, fare discutere volutamente su una questione che, all’apparenza, sa di gossip.
Ma, continuiamo a ridomandarci, con quale scopo?
Ai posteri l’ardua sentenza.

Antonio Bertuccelli, segretario provinciale Pdci Messina

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