Oggi Brolo dà l’ultimo saluto ad uno dei personaggi più conosciuti e caratteristici della sua storia recente: Nunzio Giuffrè, classe 1931, famoso in tutto il comprensorio nebroideo per le sue passioni, la sua straordinaria visione della vita, la sua personalità.
In quell’angolo del marciapiede tra la via Marina ed il lungomare, accanto al “Gattopardo”, dove amava stare seduto a farsi accarezzare dalla brezza marina, con la sua immancabile “MS” tra le dita, osservando lo scoglio di Brolo, si noterà la sua assenza, mancherà il suo saluto, l’invito per un caffè, il commento galante, il giudizio sui fatti del giorno….
Ma il suggestivo scenario naturale che offre quel luogo, farà sempre ritornare in mente “don Nunzio”, anzi “DiDì” come lo chiamavano gli amici.
Appartenente a quella generazione venuta fuori con fatica dalle macerie sociali della seconda guerra mondiale, culminata nel 1943 con lo sbarco, a Brolo, degli Alleati, Nunzio Giuffrè ha dovuto guadagnarsi da vivere sin da giovanissimo.
Al tempo Brolo era un piccolo paese la cui economia era fondata sul latifondo e sulla piccola borghesia terriera, e quindi in mano a pochissimi “potenti”, e c’è voluto del tempo prima che quel sistema venisse superato.
Egli è stato tra i primissimi a dedicarsi, da artigiano, all’edilizia, divenendo poi, senza peraltro mai ricorrere a strategie speculative, un piccolo e stimatissimo imprenditore del settore.
Come tanti volenterosi ed intraprendenti giovani di allora, si dà da fare rimboccandosi le maniche per gestire un’attività in crescita.
Dimostra impareggiabile maestria nel realizzare manufatti in muratura di pietrame o mattoni, si impegna e mette su famiglia.
Ma di “don Nunzio”, più che l’ordinarietà, sono sicuramente i suoi “eccessi” che occorre ricordare con simpatia.
Perché sono le sue proverbiali passioni, unite alla generosità ed al senso di condivisione dei momenti piacevoli con parenti ed amici, ai quali riservava talvolta anche incredibili scherzi, che segneranno il ricordo nella mente di tutti coloro che l’hanno conosciuto e frequentato.
Rievochiamo, allora, qualche dato che lo caratterizza.
Nei “ruggenti anni ‘60”, quando invero Brolo aveva ben poco di che ruggire, Nunzio Giuffrè è stato il primo a comparire in paese con un fantastico motoscafo fuoribordo, 40 cavalli o giù di lì, permutato attraverso un’operazione con un ricco americano che dovette rientrare oltreoceano.
Fu il primo, così, ad assaporare l’esclusivo (è proprio il caso di dirlo, visti i tempi) “caffè a Vulcano” assieme agli amici che di tanto in tanto ospitava in barca, con rientro immediato sul litorale brolese.
Il gesto era oggetto, ovviamente, di tante ammirazioni, ma al tempo stesso suscitava in qualcuno un senso di invidia e di disapprovazione.
In ogni caso fece scuola, poiché all’atto del boom economico, un decennio dopo, venne imitato da tanti altri.
Sempre in quegli anni, fu il primo a possedere la leggendaria Giulia Alfa Romeo 1300, a bordo della quale percorreva, rombando, le vie di Brolo e dintorni.
Queste erano solo alcune delle sue “stravaganze” di allora, ma in tanti ne ricordano altre.
In paese e’ stato, senza dubbio, il precursore delle tendenze e dello status dei tempi futuri. Nunzio Giuffrè, grazie alle sue iniziative, aveva letteralmente “diviso” Brolo, che al tempo, come tutti gli altri borghi di provincia, viveva sotto la coltre dei pregiudizi da lui infranta con il coraggio e l’intraprendenza che lo hanno reso unico e fatto agire spesso controcorrente.
C’era, infatti, a quei tempi, chi lo considerava uno “dalle mani bucate” e chi, invece, apprezzava in lui la voglia e l’entusiasmo di aprirsi alla modernità con gioia di vivere, sapendo realizzare i propri sogni.
Per il resto, le passioni della sua vita, praticate fino all’ultimo con grande intensità, sono state la caccia e la pesca, anche ad alti livelli; le escursioni, sia a piedi che sulle jeep, lungo i sentieri dei Nebrodi che da Monte Soro a Floresta, lungo le dorsali del Biviere, fino a Caronia non conoscevano segreti per lui sempre alla ricerca di funghi, di cui era grande esperto.
Sembra appartenere, poi, al mondo delle fiabe, il graziosissimo rifugio che realizzò da solo, con la forza delle proprie braccia, in un bosco di sugheraie sui Nebrodi, affinché potesse trattenersi, all’occorrenza, con l’intento di godersi le suggestioni di quella natura incontaminata.
E’ stato un uomo che ha saputo vivere, affrontando le sfide con passione e coraggio, ricorrendo talvolta anche ad una giusta dose di ironia.
Se n’è andato in pochi giorni, confortato dalla sua famiglia, in silenzio, non dicendo nulla del suo malessere.
D’altronde, orgoglioso com’era, non c’era da aspettarsi che lo facesse. Ha atteso con serenità il momento della fatidica “resa”, la prima ed unica della sua vita, quella che segna l’inesorabile epilogo dell’esistenza di ogni uomo.
Saranno in centinaia, oggi, a tributargli l’ultimo saluto, e in migliaia, soprattutto, a ricordarsi in futuro di lui.
La redazione è vicina a Nino e Carmelina, alla moglie ed ai suoi cari.