Il commento critico della professoressa Vilma Fiore.
Salvatore Mezzopane, poeta santagatese, autore di tante poesie, anche pubblicate in due raccolte, destinatario di numerosi riconoscimenti da parte della critica, in questo particolare momento, nel quale il Mondo è investito da una terribile malattia contagiosa che non ha precedenti, ha trovato lo spunto per comporre un’altra sua lirica, intitolata “A stento”.
A STENTO
Questa pioggia
dove non scende goccia
che non sia umile dolore
acida e acre.
A stento respira il mare
e ancora ha forza
di quel gioco d’onda
che sembra divertire i gabbiani.
Dentro il cuore non saprei
se è forza la mia o sincope
o favola d’un libro
che apri e d’un colpo chiudi.
Si prosciuga la mente
che respinge la ferita
e non sai se per caso l’inquietudine
è dietro di te o ti assale.
Siamo fragili umani ed ossa
il sole dentro un cubo di ghiaccio
congelato della sua forza
e la sera lunare
raccoglie ogni spoglia.
Dove le tue labbra
e il piacere di sfiorarti
quando sarà il suo ritorno
quando sapremo
di essere tra lenzuola profumate?
quando in chiesa
ti guarderemo Dio?
Non ho colto
che mai sia morta la primavera
con le sue gemme esplose
ci sarà questa donna coi fiori
volar tra le valli come ape
il vitigno che prende forma
ed ogni varco che spalanca.
Ma nel campo come in guerra
si contano i caduti/ i reduci
e lutti i pianti di questa peste.
Sarà un un graffito
che lascia il segno atroce
come il ferro incandescente
che marchia il collo dei muli.
Il commento della professoressa Fiore.
Versi lenti e rarefatti che rompono il silenzio stagnante di questi giorni di attesa e di paura.
Al tempo del coronavirus, la poesia del Mezzopane si condensa, adesso piu che mai, in immagini potenti che solo la forza della parola poetica è in grado di creare.
Stati d’animo altalenanti da cui scaturisce una pioggia che dà sollievo al mare che respira a stento ma che non smette di divertire i suoi gabbiani.
I versi, dunque, come antidoto efficace alla ferita ogni giorno più profonda, bagliore vivo in una primavera che, nonostante il morbo, esplode in gemme turgide di speranza e si leva sublime sul marchio a fuoco impresso su questi giorni di dolore.