Attualita

PONTE SULLO STRETTO – “Un forte No che parte dalle comunità”

– di Corrado Speziale –

L’onda lunga del corteo di sabato scorso prosegue il suo percorso. La manifestazione ha fatto registrare una partecipazione che da tempo non si vedeva in riva allo Stretto. Dopo le mosse del governo, l’opposizione locale alla realizzazione del ponte non si è fatta attendere, seppur con risorse e possibilità neppure minimamente paragonabili a quelle dei sostenitori dell’opera.

Alla fine della manifestazione, tra gli altri, sono intervenuti storici attivisti come Anna Giordano, Guido Signorino, Daniele Ialacqua, Claudio Risitano, Santino Bonfiglio, ai quali si sono uniti la consigliera PD Antonella Russo e il segretario della CGIL Pietro Patti. Gli interventi finali hanno offerto spunti per il rinnovato dissenso, a fronte della storia che si ripete. Intanto domani, sabato, nuova assemblea No ponte per fare il punto della situazione e programmare altre iniziative.

Guardare la luna e non il dito lo impone innanzitutto il buonsenso. Dinnanzi a un conflitto politico sempre più crescente, man mano che i sostenitori governativi del ponte con i loro potenti mezzi stringeranno sempre di più la morsa rispetto ai tempi, alle procedure e agli atteggiamenti verso la tanto ambita apertura dei cantieri, il fronte No ponte ha risposto riempiendo le strade di Torre Faro.

Il corteo di sabato scorso, un successo di partecipazione che da tempo non si registrava in riva allo Stretto, ha dimostrato che l’opposizione alla realizzazione del ponte è ripartita, seppur con mezzi e possibilità da Davide contro Golia. In ogni caso, si è ricompattato il fronte storico modello Rete No ponte, che oggi ha assunto i connotati non ideologizzati di quattro entità, di cui tre a Messina, con storie diverse, adesso unite nell’intento di guardare avanti, coinvolgendo molteplici realtà. Per cui, la lotta No ponte restituisce motivazioni ed unità. Spicca soprattutto il No di una comunità che riprende consapevolezza. Un No storico, divenuto senso comune, allorquando a chiusura di quella mal riuscita fase progettuale, nel 2013, quella classe politica la prima pietra, piuttosto di posarla a Torre Faro, se la fece cadere sui piedi. A Messina, arrivarono al ballottaggio due No ponte, tra cui prevalse colui che aveva reso, e rende tutt’ora, questa battaglia una ragione di vita: Renato Accorinti. Adesso, la contesa si è riaperta, ma stavolta la minestra, più che riscaldata, sembra infuocata. Quel percorso, allora, portò all’elezione di un sindaco, ma anche alle iniziative del Teatro Pinelli che conquistò l’intera città. Ciò dimostra che quando a Messina si stimolano certe sensibilità, qualcosa può sempre accadere. Il No ponte è ormai una conclamata visione del mondo divenuta chiave di un processo, seppur intermittente, ma tal è.

Dagli interventi alla fine del corteo sono emerse passioni accompagnate da stimoli e motivazioni che limitano tante preoccupazioni, quantunque legittime, grazie alla consapevolezza di essere dalla parte giusta e di avere tra le mani argomenti solidi.

“Vogliono fare profitti sulle nostre vite. Quando guardano il nostro paesaggio vedono solo soldi, non sanno amare lo Stretto e la Sicilia” ha detto Claudio Risitano. “Guardano solo come fare aumentare la logica del valore e del profitto. Questi sono nemici che è molto difficile sconfiggere. Va benissimo darci calore tutti insieme, però dobbiamo essere coscienti che sarà un percorso difficile, dove dovremo attingere al coraggio, all’intelligenza e alla sensibilità di tutti e tutte. Non ci possiamo distrarre un attimo…”  Guardando avanti neanche, troppo lontano: “Da ora in poi dobbiamo sentirci tutte e tutti organizzatori di un movimento popolare che dovrà impedire i cantieri. Noi possiamo fermarli, perché oggi stiamo scoprendo la potenza che cresce nei nostri cuori. Siamo fortissimi”.

Anna Giordano, storica esponente del WWF: “È da 21 anni che contrastiamo questo progetto e in tal senso quando si parla di ponte vi chiedo solo di usare il condizionale. L’esempio: “Dovrebbe sorgere, vorrebbero distruggere… Non sta scritto da nessuna parte che si farà. La comunicazione nell’esprimersi al condizionale è importante perché non c’è nulla di scontato. Per 21 anni li abbiamo fermati e continueremo a farlo…”

Particolarmente soddisfatto l’ex assessore Daniele Ialacqua, del nuovo comitato No ponte Capo Peloro: “Ponte green e ponte dell’antimafia… Salvini parla di antimafia a noi. Qui sono stati uccisi contadini, operai, magistrati. Peppino Impastato e Pio La Torre sono morti a causa del rapporto tra mafia e appalti”. Sul ponte Robin Hood: “Oggi abbiamo fatto un percorso di fronte alla nostra bellezza e alla nostra ricchezza. Fanno credere che il ponte toglie ai ricchi delle ville e dà ricchezza ai poveri messinesi. Non è così. Il ponte ci toglie questa ricchezza. Il paesaggio, l’ambiente, i laghi, sono tutti valori ambientali che questo ponte vuole distruggere”. La contestata presenza del ministro sulla nave, lo scorso 6 giugno: “È stata la dimostrazione che i poteri forti sono tutti da quella parte. Noi siamo dalla parte della ragione. Ricordiamocelo. La lotta sarà dura e la condurremo fino in fondo, costi quel che costi”.

Peppe Marra – Rete No ponte Calabria: “In molti avevano dubbi sulla partecipazione, ma ogni dubbio è stato annullato rispetto alla forza che il movimento No ponte ha dimostrato nel difendere questo territorio. Abbiamo di fronte chi ha deciso di investire 7 milioni di euro per la propaganda, soldi nostri per pagare chi vorrebbe affossarci. Questa piazza ci dà la forza di continuare la nostra lotta”.

Guido Signorino, docente universitario, economista ed ex assessore, è intervenuto per il comitato Invece del ponte: “Sono intervenuti i comitati, ma in realtà è intervenuta e ha parlato la città. Lo ha fatto con la sua presenza, con la quantità di persone che sono scese in piazza, venute qui a dire che la città il ponte non lo vuole. Messina si è mobilitata perché conosce il ponte, e più lo conosce, meno lo vuole. Perché questo ponte è un imbroglio. Lo è sotto il profilo economico, sociale e ambientale. Dobbiamo dire No al ponte perché oltre al nostro territorio, al nostro paesaggio, amiamo la verità. Amiamo la nostra città, la nostra economia, il nostro Stretto. Su questo amore noi costruiamo il nostro No al ponte assieme al Sì ad uno sviluppo sostenibile, a un ambiente che sia risorsa per tutti”.

Antonella Russo, consigliera comunale, esponente PD. “Associazioni, movimenti, sindacati, partiti politici, stanno insieme con l’unico scopo di tutelare la cittadinanza. Il PD vuole camminare assieme a voi per arrivare alla soluzione di un collegamento che non sia un ponte, una struttura antica, ma ad un modo diverso di pensare l’attraversamento dello Stretto. È dall’inizio del secolo scorso che non si sviluppano politiche volte a potenziare l’attraversamento pubblico. Pensiamo alle cose pratiche…”. L’iniziativa del PD: una petizione contro il ponte e in difesa del territorio. “Vogliamo soprattutto interessare il governo nazionale tramite i nostri deputati e i nostri senatori, sia i parlamentari nazionali che regionali – ha spiegato la consigliera. Faremo venire i parlamentari nazionali qui a Messina affinché lottino con noi in questo percorso”. L’appello: “Tutti i cittadini, da Torregrotta a Mili, sono interessati affinché si tuteli il nostro territorio, con le sue fragilità. Cominciamo così. Petizione e diritti di cittadinanza, tutto insieme”.

La partecipazione del PD messinese all’iniziativa No ponte è stata ribadita l’indomani nella relazione della segretaria Elly Schlein alla direzione nazionale del partito.

Pietro Patti, segretario della CGIL: “Da oggi dobbiamo ripartire, fortificare ciò che ci unisce e abbandonare ciò che ci divide. Perché la battaglia contro il ponte è la battaglia di tutti. Ci dicono sempre che il ponte porta sviluppo – dice Patti. Ebbene, vorrei capire perché a Catania l’Enel, azienda pubblica, sta costruendo la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici con 1500 posti di lavoro. Perché hanno costruito un ospedale di 290 milioni di euro mentre a Messina svendono la sanità pubblica. Queste sono le battaglie da fare”. Dopodiché, l’atteso attacco alla CISL, dopo l’iniziativa del 6 giugno sulla nave: “Noi ci batteremo affinché chi mangia assieme a Salvini non si possa definire un sindacato, perché noi non difendiamo solo i posti di lavoro, difendiamo la vita, il territorio, perché il ponte ha una valenza nazionale, ma le conseguenze saranno solo sul territorio messinese. La CGIL – conclude Patti – è in piazza per rivendicare un’altra idea di vita in questa città. Sostenibile, senza cemento e senza ferro”.

Nicola Candido, segretario regionale di Rifondazione Comunista: “Abbiamo dimostrato che il movimento No ponte è forte, unito, e vuole andare avanti con determinazione. Questo movimento deve allargarsi da Messina e ricomprendere anche gli altri territori. Perché il No al ponte è una questione che coinvolge Sicilia e Calabria ma riguarda anche il resto d’Italia, perché i servizi e il lavoro sono stati tagliati in tutte le province e in tutte le regioni. Quelle risorse importanti che vogliono inutilmente sprecare devono essere destinate ai beni di pubblica utilità, molto più importanti, a partire dalla scuola, alla sanità, per creare lavoro per i tanti giovani che ogni anno lasciano la Sicilia e la Calabria”. Ponte e non solo: “Con l’autonomia differenziata – dice Candido – vogliono ridurre il sud a colonia. Così pure il ponte è un’infrastruttura inutile che porterà quei finanziamenti direttamente nelle casse di pochi. Cerchiamo, piuttosto, un futuro sostenibile e compatibile con la natura”.

Santino Bonfiglio, Spazio No ponte – “Si è riusciti in poco tempo a mettere in moto e risvegliare il popolo No ponte, che non si fermerà, non soltanto per la battaglia contro il manufatto, ma per rimettere in moto un processo che a Messina ha avuto risultati importanti. Pertanto, possiamo vincere”.

Giovanni, militante di Antudo: “Questo è un forte No al ponte che parte dalle comunità che vivono ogni giorno questo territorio, che non è soltanto uno spazio fisico su cui fare i progetti per deturparlo e desertificarlo, da cui fare andare via le persone per estrarre capitale umano. Il territorio è la base sociale, la rete, la gente che lo vive e lo abita, ne scrive le sorti per il proprio futuro. È da qui che dobbiamo partire. Sosteniamo altre ipotesi, un altro futuro. Il ponte non è legittimabile”.

Domiziana Giorgianni ha letto una nota del Movimento No Base a Coltano (Pisa), che si oppone ad un mega progetto militare di 190 milioni di euro con cui intendono cementificare 73 ettari di territorio. “Il progetto della base, così come quello del ponte sullo Stretto precedono la guerra…”, scrivono da Pisa.

Ma le implicazioni militari del ponte sullo Stretto meritano un capitolo tutto per sé.

Intanto per domani, sabato, alle ore 18, è stata fissata un’assemblea No ponte per fare il punto della situazione e programmare altre iniziative.

Redazione Scomunicando.it

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