PREMI LETTERARI – Il “Caravella” a Gabriele Adinolfi
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PREMI LETTERARI – Il “Caravella” a Gabriele Adinolfi

Allo scrittore\politico il Premio Caravella – Storia –  per il libro Orchestra Rossa che tratta della piovra stragista dagli anni venti agli anni ottanta. Il premio consegnato nei giorni scorsi si riferisce all’edizione 2020 slittata a causa covid –

La Commissione presieduta dal senatore Domenico Gramazio ha premiato un libro intriso di coraggio, di denuncia e di verità nascoste.
 A consegnare il riconoscimento è stato Adalberto Baldoni, in un intenso passato segretario nazionale della Giovane Italia e del Fuan Caravella e Antonella Mattei, sorella di Stefano e Virgilio i due giovani missini morti nel rogo di Primavalle.

il Premio

con Adinolfi, tra i premiati anche, Adriano Tilgher per il libro “La mia avanguardia” e Sandro Forte per il libro  “Ordine nuovo parla”

Dopo un anno di arresto forzato torna il  Premio Caravella Tricolore. Ieri, 10 giugno,  presso la sala convegni della Fondazione  Alleanza  Nazionale (via della Scrofa n. 43- Roma) si è svolta la cerimonia di consegna dei premi a personalità della cultura e del mondo delle professioni . Come ogni anno, da quando Domenico Gramazio ha voluto rinverdire questa tradizione,  il premio è andato a coloro che più si sono distinti per la qualità del loro apporto nella società e per la saldezza nei principi che da sempre informano questa manifestazione.

La serata è stata condotta dai giornalisti Maria Antonietta Spadorcia della Rai e da Pietro De Leo del Tempo.

Quest’anno si è distinto per la quantità di libri pubblicati da autori ed editori di area. Si spiega così la volontà di premiare con la targa del Premio Caravella molti scrittori che hanno dato alle stampe volumi sui più disparati argomenti, non solo politici. Non sono mancati i premi “alla memoria”: perché uno di caposaldi del premio Caravella è il ricordo delle personalità a cui dobbiamo tutti molto.

Questo l’elenco dei premiati

Igor Righetti per il   “Cinema” con il libro “Alberto Sordi segreto”.

Pippo Marra per l’Editoria con il Libro dell’Anno.

Stella Giorlandino per la “Sanità’” per il Gruppo Artemisia Lab Onlus.

“Il Tempo” (Calvani  e Bechis per quanto riguarda l’”Informazione”.

Giulio MaceratiniI: il premio Caravella assegnato come da tradizione “alla Memoria”.

Ercole Viri, sindaco Affile, il premio in “difesa della storia”, per quanto fatto per il  mausoleo intitolato a Graziani.

Luca Salerno per il giornalismo, per quanto riguarda il mondo delle professioni.

Alessandro Giullivi per Elisoccorso, emergenza sanitaria in qualità di elicotterista.

Massimo Scorretti per la sezione dedicata ai libri sulla sanità con  “Covid 19 oltre la linea”.

Raffaele Lauro per il libro musicale “Lucio Dalla”.

Marcello PERINA per il premio assegnato “alla Memoria”

Mario Scelba (giornalismo) premio “alla carriera” come giornalista RAI TV

Gabriele Adinolfi, sezione Storia  per il libro “Orchestra Rossa”

Adriano Tilgher per il libro “La mia avanguardia”.

Sandro Forte per il libro  “Ordine nuovo parla”

Teodoro Buontempo, premio assegnato “alla Memoria”.

Maurizio Bianconi per  il libro “Un graffio al peggio”.

Gianni Alemanno, sezione “Politica”, per il libro “Sovranismo: Le radici e il progetto”.

Stefano Savino per il libro “La X MAS a Littoria”.

Federico Gennaccari per la sezione “Cultura”,  per la realizzazione di “Agenda Cultura”.

Massimo Pedroni per il libro “Dichiarazione di morte presunta”.

Roberto Borgheresi  per i dieci anni di attività culturale del CIS Montesacro.

Roberto Litta per  il libro “L’uomo che visse due volte”.

Fabio Verna per la sezione Economia.

Alessandra Necci  per la saggistica sulle Donne protagoniste della Storia.

Cristina Gimignani per la Narrativa per il bel romanzo “La lettera e la dama”.

Carlo Cozzi, “Cultura e Spettacolo” per la critica cinematografica.

Salvatore Veltri per la “SIcurezza”: comandante stazione CC Roma Talenti.

I libro di Adinolfi

Oggi più che mai, una lettura necessaria per farla finita con la leggenda dello stragismo nero!

In questo libro-inchiesta su stragi e terrorismo Gabriele Adinolfi divulga gli elementi che inchiodano alle loro responsabilità alcuni ambienti dell’ultrasinistra collusi con i servizi segreti italiani, israeliani e della Germania Est. Il tutto con sorprendenti coperture inglesi, francesi, della Gladio e della Cia. Una rete del terrore e della sovversione che esordì ai tempi della Guerra di Spagna e che ha sempre rinverdito le pratiche e la mentalità dei partigiani.

L’ultimo libro di Gabriele Adinolfi, Orchestra Rossa. Stragi: verità che non possono essere dette (Avatar Edizioni, 2020), già pubblicato in Francia nel 2013 ma solo ora disponibile per i lettori italiani, si propone di ribaltare il teorema narrativo per il quale lo stragismo compreso nel periodo 1969-1984, cioè da Piazza Fontana fino alla carneficina del treno 904 meglio conosciuta come strage di Natale, attribuisce la responsabilità dei massacri di civili inermi all’ambiente politico neofascista. L’Autore, come è noto, visse da protagonista quegli anni che segnarono profondamente la storia recente d’Italia e contribuirono a criminalizzare, perseguitare da parte di una magistratura politicizzata, subire la gogna mediatica con la conseguente condanna da parte dell’opinione pubblica e la successiva eliminazione fisica di diversi appartenenti ad un’area ideale e di pensiero.

Adinolfi si era già occupato di questo argomento in tre romanzi storici, vuole ribadire in questo volume, che può essere considerato come un saggio d’inchiesta controcorrente e dotato di una notevole documentazione costituita da note esplicative con l’aggiunta di riflessioni personali, che le bombe non furono fasciste.

Va ricordato che lo stragismo nel corso del XX secolo iniziò proprio con l’affermarsi del movimento e del regime mussoliniani dove le prime stragi compiute rispettivamente nel 1921 al Teatro Diana di Milano e quella del 1928 alla Fiera Campionaria accaduta sempre nella città lombarda con un numero di morti e feriti maggiore dell’eccidio alla Banca dell’Agricoltura del 12 dicembre 1969, furono da addebitarsi all’opera degli anarchici.

Solo nel caso della strage di Peteano, per la stessa confessione di Vincenzo Vinciguerra, la paternità dell’uccisione dei tre carabinieri è da assegnare con certezza all’estrema destra, mentre gli altri ordigni esplosivi di cui fu accertata la colpevolezza dei militanti di destra non provocarono vittime. Una domanda che si pone l’Autore è: se lo scopo di questi crimini e in particolare di Piazza Fontana era la svolta autoritaria e l’anticomunismo, come mai il PCI vide crescere i propri consensi elettorali durante gli anni Settanta ed avvicinarsi all’area governativa?

Per chi non visse quelle vicende per ragioni anagrafiche, ma è interessato alla storia di quel tempo e non si accontenta delle verità ufficiali stabilite da processi dagli esiti contraddittori e riproposte da sempre dai media mainstream del fascista colpevole a prescindere e capro espiatorio di ogni atrocità, il lavoro di Adinolfi è sotto molti punti di vista affascinante: tra mandanti ed esecutori, che sono da ricercarsi tra l’ultrasinistra trotzkista – l’Orchestra Rossa appunto, significativamente rappresentata graficamente dalla copertina del libro – con il contributo e i depistaggi dei servizi segreti italiani ed internazionali (Sismi, Cia, Mossad, Stasi, Kgb e le loro ramificazioni), ci si trova proiettati in un mondo di estremisti, terroristi, spie, massoni pidduisti,  doppiogiochisti mistificatori e collaboratori di giustizia che rendono la lettura coinvolgente ed appassionante.

Il problema, però, è che ci si trova di fronte ad una realtà dei fatti che determinò il consolidamento del potere politico, economico e sociale uscito vincitore dalla Seconda guerra mondiale, della logica di Yalta e della repressione del dissenso nei confronti delle dittature comuniste, delle ingerenze angloamericane e, in fondo, alla restrizione della libertà di individui ed interi popoli che tale oppressione furono costretti subire. Ma questo rafforzamento dello Stato sedicente democratico, che condannò allo scioglimento le organizzazioni come il Movimento Politico Ordine Nuovo ritenute colpevoli di criticare il sistema antifascista, è avvenuto con lo spargimento del sangue di uomini, donne e bambini estranei ai giochi di palazzo e agli intrighi internazionali.

Il fondatore di Terza Posizione quindi, con questo nuovo lavoro, ripropone le sue tesi sullo stragismo e la sua visione alternativa del «cosi è se vi pare», dal titolo del suo romanzo sulla strage di Brescia.

Edizioni Avatar, 294 pagine di testo, 35 di note, 4 di indice dei nomi.

25 euro (20 per il libro + 5 per la  spedizione).

11 Giugno 2021

Autore:

redazione


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