Sabato sera, al tramonto, come tradizione, padre Carlo Olivieri, parroco di Rodia, aveva celebrato la messa sulla spiaggia, nel tratto limitrofo al monumento dedicato a Sebastiano Mafodda. Ancora una volta, accanto a quelle due splendide vele bianche che guardano l’orizzonte, la comunità del villaggio tirrenico, si è stretta intorno al ricordo del comandante e degli altri marinai del Segesta, proprio nel punto dove egli custodiva la sua barca. “Sebastiano, Marcello, Palmiro e Domenico e tanti nostri fratelli, in questo mare hanno vissuto, sofferto e donato la loro vita tramandandola a noi che adesso custodiamo la loro memoria”, ha detto il parroco, mentre gli ultimi bagliori di un sole estivo regalavano effetti suggestivi alla platea di fedeli accorsi in quel luogo del ricordo: domani è il giorno del compleanno del loro amico tragicamente scomparso 6 anni fa.
E tradizione vuole che il 7 Luglio si consegnino i premi del concorso di poesia intitolato a suo nome, la cui cerimonia, quest’anno, si è svolta al Castello di Bauso, antica residenza nobiliare della fine del ‘500, che “domina” la vicina Villafranca.
L’evento, stavolta, ha assunto un significato davvero speciale, perché Maria Costa, poetessa dialettale messinese, classe 1926, tra i “Tesori Umani Viventi” dell’UNESCO, autentico “gioiello” d’umanità e cultura storica della nostra terra, ha da poco realizzato il suo ultimo lavoro, “Àbbiru Maistru”, appena edito da Pungitopo e pubblicato su iniziativa dell’associazione Alamak – Sebastiano Mafodda, che con la poetessa ha da sempre condiviso sentimenti di amicizia e stima. Si tratta del primo libro della Costa che comprende sia racconti che poesie, ed al momento è il secondo di una collana ad hoc, pubblicata da Pungitopo: una gran bella operazione fortemente voluta dall’associazione di Rodia e portata in porto con fatica dal suo presidente Francesco Musciumarra.
La manifestazione al Castello di Bauso è stata effettuata con il patrocinio del Comune di Villafranca Tirrena e della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Messina.
La serata si è sviluppata su vari interventi di ospiti chiamati a portare la propria testimonianza sia sull’opera e la vita di Maria Costa che sul ricordo di Sebastiano Mafodda: temi che vanno fortemente a braccetto e che fanno un tutt’uno tra la cultura del mare ed un alto senso d’umanità.
Matteo De Marco, sindaco di Villafranca, ha raccontato il proprio rapporto personale con Mafodda, che assieme ai suoi amici chiamava “capitano”. “Da quando non c’è più è rimasto sempre nei miei pensieri. Partecipare da sindaco a questo evento mi riempie d’emozione. A Villafranca ci sentiamo onorati di ricordare lui ed i suoi colleghi”, ha detto De Marco, che poi ha espresso la volontà di riospitare l’evento il prossimo anno.
Giuseppe Rando, professore
di Letteratura all’Università di Messina, che nel libro ha realizzato la prefazione, ha definito Maria Costa “una gran poetessa che attraverso il dialetto ha una vita ed un mondo da raccontare, un serbatoio vivente di lingua”.
Chiaro ed esaustivo è stato l’intervento di Mario Sarica, direttore del Museo etno-antropologico di Gesso: “Maria Costa ci guida. E’ uno straordinario canale di comunicazione attraverso il quale ritroviamo ciò che cerchiamo. Le lingue siciliane sono sempre state private della loro identità, e lei ce la fa ritrovare con la sua poesia”, ha detto Sarica. Inevitabile, poi, il riferimento alla straordinaria capacità recitativa della Costa: “La sua poesia si incarna con la vita, con il suo corpo. La forza della sua voce non può staccarsi dalle poesie, è una voce di verità che viene da lontano. Ha radici che appartengono alla sua dura storia familiare”.
Lucio Falcone, titolare della casa editrice Pungitopo, ha ragguagliato sul taglio editoriale dell’opera, che nel verso di lettura sembra dare priorità all’italiano: “Ho voluto mettere allo stesso livello l’italiano ed il siciliano – dice l’editore – perché l’italiano di Maria Costa è importante quanto il suo siciliano”.
Particolarmente intenso e toccante, inoltre, è stato l’intervento di Giacomo Costa, vecchio amico di Mafodda, in quanto suo compagno nel 67° Corso AUCD di Livorno, 40 anni fa. Adesso, assieme agli altri ex commilitoni, ha dato un contributo alla produzione del testo di Maria Costa, attraverso l’“Alamak”, appellativo a lui tanto caro, poiché da cadetti avevano soprannominato così proprio quel corso. “Quando ci siamo incontrati – ha detto Costa – noi tutti avevamo subito capito di trovarci di fronte ad un vero uomo di mare. Il fatto che Sebastiano avesse, poi, ribattezzato la sua barca a vela col nome Alamak, ci riempie di gioia”.
Maria Costa, grande protagonista della serata, ha dato, come sempre in queste occasioni, un’eccellente prova delle sue capacità espressive e recitative, incantando la platea con dei versi che la stessa ha tratto dal suo vasto repertorio. Ma anche il suo contributo al dibattito non è stato da meno: “Sono nata nella battigia” ripete spesso la poetessa, unica figlia femmina in mezzo a tanti fratelli. Poi, con grande dignità, sa verso chi esprimere gratitudine: “Ho avuto la fortuna di avere genitori eccellenti, che parlavano sempre di mare e di vele e mi dicevano che un giorno, tutto questo, mi sarebbe servito”.
Alla presentazione del libro ha fatto seguito la consegna dei premi relativi al Concorso di Poesia “Sebastiano Mafodda”, giunto quest’anno alla V edizione, che ha avuto come tema “L’Isola che non c’è”, con i partecipanti suddivisi in due sezioni, A e B, riservate, rispettivamente, ad autori adulti ed ai ragazzi delle scuole.
La giuria del Premio era composta, da Maria Gabriella Adamo, professore ordinario di Linguistica Francese presso l’Università di Messina; Domenica Iaria, professore associato di Lingua Francese all’Università di Messina; Clara Monterossi, già insegnante di Italiano e Latino in alcuni licei messinesi, scrittrice e traduttrice, e Maria Froncillo Nicosia, titolare della casa editrice messinese “Edizioni Il Gabbiano”.
La poetessa Graziella Mauri, veterana del concorso, si è aggiudicata il primo premio della sezione adulti, per la poesia dall’omonimo titolo del tema ispiratore, ovvero “L’isola che non c’è”. Questa la motivazione della giuria: “Offre una visione politica del tema con un linguaggio scandito da immagini intense ed originali”.
Il secondo premio è andato ex aequo a Salvatore Pantò, con la poesia dal titolo “Atlantide”, e Domenico Sergi con il componimento “La mia isola”. La giuria, nella categoria adulti, ha ritenuto di non dover assegnare alcun terzo posto. La stessa ha tuttavia conferito una menzione speciale a Maria Schillaci, per la sua opera “L’isola di capitan sogno”.
Nella sezione riservata alle scuole, al primo posto c’è stato un ex aequo tra Emily Gullì, che frequenta la Scuola secondaria di I grado presso l’Istituto comprensivo di Brolo, con il componimento “L’isola che non c’è più“, e Sabrina Zanghì, della Scuola primaria “Evemero da Messina” di Torre Faro, per la poesia “Uno splendore di arcobaleno”.
Ecco la motivazione della giuria riguardo la poesia di Emily Gullì: “La composizione rimanda ad un immaginario legato alle “reveries” dell’infanzia, con interessanti risvolti riflessivi e con un linguaggio poetico originale, capace di dare una visione non convenzionale anche attraverso la scansione del ritmo e della ricorrente mono rima”.
E questa è la motivazione dell’altra poesia vincente, di Sabrina Zanghì:
“Questa composizione riproduce momenti e luoghi di serenità con percezioni fresche e diverse, interiorizzate in un’unica sfera sensoriale che produce un linguaggio poetico brioso e molto ben sorretto dalla rima”.
Al secondo posto, ben tre ex aequo: Ilaria Drommi, proveniente dal medesimo istituto, con la poesia “Le stelle infinite”; Manuel Lo Re, della Scuola secondaria di I grado di Ficarra – Istituto comprensivo di Brolo, con la poesia “L’isola della pace” e la compagna Sonia Messina, premiata per “L’isola sulla stella”.
Tre ex aequo anche per il terzo posto: Jennifer La Monica, della Scuola secondaria di 1° grado “Evemero da Messina” di Torre Faro ha condiviso il titolo con il compagno Simone Scilipoti e con Giada Masi, dell’Istituto Comprensivo di Brolo, Scuola secondaria di I grado. Identico il titolo dei loro componimenti: “L’isola che non c’è”.
Menzioni speciali sono andate a Salvatore Nunzio, Scuola secondaria di 1° grado “Evemero da Messina” di Faro Sup. per “Vorrei un mondo” ed alla compagna Elvira Donato, per aver immaginato “Un posto speciale”. Altra menzione è andata a Gloria Valuri, Scuola secondaria di I grado di Ficarra – Istituto comprensivo Brolo, per “Se fossi…”.
Il pubblico della serata ha vissuto anche dei bei momenti musicali: tra interventi, letture, recitazioni e quant’altro, il trio composto da Antonio Cicivelli e Carlo Magistri ai violini e da Nicola Arena al pianoforte, ha interpretato bellissimi brani tratti da famose colonne sonore, in tema con i motivi ispiratori dell’iniziativa, come “La leggenda del pianista sull’oceano”, “Over the rainbow” e “La vita è bella”.
Archiviata anche questa sesta edizione, l’iniziativa “Sulla scia di Alamak” ritornerà il prossimo anno, seguendo sempre la medesima “rotta”, nel ricordo di Sebastiano Mafodda e delle altre vittime del Segesta.
Corrado Speziale