di Francesco Marando
Le splendide sale ed il cortile del Castello Gallego, hanno fatto da sfondo ad un interessantissimo convegno sulla prevenzione dell’ictus cerebrale, che si è svolto il 30 maggio a Sant’Agata Militello. Ad organizzarlo il presidente del locale Lions club, dottor Gaetano Sergi.
Tra gli illustri relatori la professoressa Rosa Musolino, responsabile di Clinica neurologica dell’universitàdi Messina, la dottoressa Paolina Reitano, direttore sanitario del presidio ospedaliero di Sant’Agata Militello, il dottor Franco Di Maria, responsabile di neurologia dell’ospedale di Sant’Agata e l’avvocato Antonino Urzì, presidente di Alice (associazione per la lotta all’ictus cerebrale) con sede a Messina.
Alla convention hanno anche partecipato con un loro intervento il giornalista Pippo Galipò ed il primario di chirurgia vascolare dell’ospedale di Patti, dottor Dario Monti. In sala numerosissime le autoritàcivili e militari ed i membri dei Lions clubs della Provincia.
A portare i saluti della cittadinanza il sindaco Bruno Mancuso, che in qualitàdi medico, ha dato un proprio supporto tecnico alla discussione, mettendo in evidenza l’enorme importanza della prevenzione per una malattia devastante che ogni anno colpisce in Italia circa 130 mila persone e più di 11 mila solo in Sicilia, con bassissime possibilitàdi recupero totale per i pazienti.
Tutti i relatori si sono a lungo soffermati sulla necessitàfondamentale di fare prevenzione non sottovalutando alcun sintomo. Il presidente Gaetano Sergi ha parlato di prevenzione primaria e secondaria, imputando all’ictus la necrosi di cellule cerebrali che non sono rigenerabili.
“Assistiamo quasi ogni giorno agli effetti delle patologie croniche degenerative – ha affermato la dottoressa Reitano – e per bloccarli è necessario un cambiamento culturale dello stile di vita, che deve essere ben presente fin dai primi anni di vita dei bambini. Infarto e ictus, rappresentano il 30 per cento della causa di mortalitàsotto i 65 anni e sono destinati a salire con l’etàdella persona. E’ fondamentale – ha continuato – Paolina Reitano – l’informazione, che deve provenire dai medici di medicina generaleâ€Â.
Molto toccante la testimonianza dell’avvocato Urzì, presidente di Alice, che da “ex pazienteâ€Â, ha sottolineato l’importanza della qualitàdella vita per ogni individuo e della prevenzione come modo di vivere e comportamentale.
Particolarmente incisivo è stato l’intervento della professoressa Musolino, uno dei massimi esperti nel campo dell’ictus cerebrale, che ha in primo luogo spiegato in cosa consistesse questa patologia, definendola “una catastrofe prevedibile che colpisce a tutte le età†e ne ha poi illustrato i fattori di rischio. “l’ictus insorge improvvisamente ed ha cause circolatorie – ha affermato Rosa Musolino – i disturbi circolatori transitori sono gli unici campanelli d’allarme. Essi possono essere: scarsa sensibilitàdelle braccia, deviazione della bocca, difficoltàa pronunciare parole, forte mal di testa, difficoltàvisiva e difficoltàpercettiva, che indicano un’ossigenazione compromessa. L’80% degli ictus – ha continuato la Musolino – sono di tipo ischemico, il 20% circa, di tipo emorragico e colpiscono in maggioranza gli uomini, che le donneâ€Â. Sulla medesima linea anche ciò che ha esposto il dottore Di Maria, che ha aggiunto l’importanza fondamentale della tempestivitànel soccorrere il paziente, poiché il “trombo†se viene sciolto entro le tre ore o al massimo entro 4 ore e trenta, dall’insorgenza del blocco, consente di evitare la mortalitàe in moltissimi casi un recupero completo dei centri colpiti dall’ictus. Di Maria si è poi soffermato sulle cattive abitudini comportamentali che possono generare un ictus: fumo, alcool, vita sedentaria, dieta con troppi grassi, uso di contraccettivi orali, uso di droghe, inquinamento atmosferico, ma anche sul diabete mellito, attacchi ischemici, stenosi carotidee, che possono aumentare i fattori di rischio.
A conclusione dell’incontro un gruppo di medici si è soffermato nel patio del castello Gallego per controllare la pressione e la glicemia, compilare dei questionari e prestare consulenza alle persone che ne hanno fatto richiesta. Purtroppo, però, si deve prendere atto che nonostante le raccomandazioni dei medici alla prevenzione e agli interventi tempestivi, coloro che sono stati sensibili all’appello, erano veramente in pochi.