“13” è una delle serie tv tra le più amate dai ragazzi degli ultimi anni. Creata da Brian Yorkey, prodotta tra gli altri da Selena Gomez e adattata dall’omonimo romanzo del 2007 di Jay Asher, 13 racconta la storia del suicidio di Hannah Baker (Katherine Langford) che, prima di togliersi la vita, ha inciso su 7 musicassette (vintage alert!) i 13 motivi per cui ha deciso di porre fine alla sua esistenza; il mezzo attraverso cui conosciamo la storia della studentessa è il suo compagno di scuola Clay Jensen (Dylan Minnette) che trova il pacco contenente le musicassette davanti la porta, senza sapere da chi l’ha ricevuto. La serie affronta il tema del bullismo, da un nuovo inedito punto di vista e proprio per questo esiste una petizione sul web affinché Tredici venga proiettato nelle scuole. Alvise Canale, ragazzo italiano, ha lanciato il suo grido su Change.org nel quale chiede che il cult venga trasmesso in tutte le scuole superiori per sensibilizzare l’intero corpo studentesco ma anche i docenti sul tema del bullismo. Sul sito si legge: “Con questa petizione chiedo che venga resa obbligatoria, nella sua interezza o in versione ridotta, la serie tv Tredici, in lingua originale 13 reasons why. […] Perché solitudine, bullismo, violenza e depressione sono reali, sono maledettamente reali. Le persone sottovalutano gli effetti prodotti dalle loro parole, dai loro gesti, dalle loro toccatine innocenti. Sottovalutano gli sguardi fra i banchi, i mormorii, gli scatti rubati. Magari lo fanno senza neppure un briciolo di cattiveria, ma anche senza consapevolezza. Perché non sanno cosa si prova a stare dall’altra parte. Non conoscono il dolore di essere schermiti e non schermitori; non conoscono i brividi e il terrore del tocco di un estraneo sul tuo corpo; di una diceria che si diffonde; di uno stupro”.
Italo Zeus, regista ma anche docente, in grado di guardar la società da un punto di vista privilegiato e attento, dopo aver visto la serie, scrive oggi:
Non si fa altro che parlare di bullismo, di come prevenirlo, di come combatterlo, di come affrontarlo. Ma davvero tutte queste parole servono a qualcosa? E poi cos’è il bullismo? Quali sono le conseguenze che una persona che ne è vittima porta con se per il resto della vita?
Il bullo nell’immaginario è il classico spaccone che a scuola ti mette sotto torchio e te ne fa vedere di tutti i colori fino a farti vivere un inferno.
Ma è davvero così o c’è molto altro?
Ho terminato di vedere la serie tv “13” e mi è apparso un mondo di cui non percepivo la gravità, fatto di tante cose, anche piccole, che ti segnano a vita.
Un mondo fatto di ragazzi, ma anche di adulti, gente normale diremmo, piccoli gesti, piccole parole, pettegolezzi, anche veri perchè no, che ti lacerano dentro fino a farti commettere gesti estremi.
Ti senti inutile, piccolo, insignificante e devi lottare per sopravvivere.
Crearti una falsa identità che rispetta i giusti canoni. Sono pensieri troppo profondi che molti ragazzi non capiscono? E’ qui lo sbaglio. I ragazzi capiscono, eccome.
Poi ti ritrovi a 43 anni, come me, dentro un pozzo profondo e buio, a chiederti che cosa c’è che non va in te e affronti tutto estremizzando e non capendo che la tua vita è stato un lento e progressivo susseguirsi di gesti, di parole, di situazioni, che hanno scavato e scavato fino a non farti capire più chi sei.
Sembrano cose banali, esagerazioni mi verrebbe da dire, eppure tutti,e dico tutti, siamo stati vittime di bullismo, anche i bulli stessi.
Si perchè la televisione ti bullizza, il cinema ti bullizza, le foto e il web ti bullizzano, la famiglia, gli amici, i conoscenti gli estranei, persino le cose.
Esempi: sei grasso e poco alla moda? E la tv dice che non devi essere così; non sei un eroe? E il cinema ti dice che sei un debole; una foto di te in mutande vaga per il web dicendoti quanto sei misero; non sei all’altezza dei desideri dei tuoi parenti, non solo i genitori?
E allora sei un fallito; hai una personalità che non è nella casella “normale” dove invece i tuoi “amici” sembrano stare?
E allora cresci credendo di dover fare qualcosa per farti accettare, compromessi, rinunce, bugie a te stesso. E se non hai le scarpe giuste, anche una cosa ti bullizza.
Sembra un discorso estremo, ma chi di noi non è cresciuto rientrando almeno in una di queste categorie?
A scuola si fanno noiosi convegni in cui si parla di bullismo. Ma vi assicuro che la forza emotiva della serie “13” io non l’avevo mai incontrata.
Metterei nel programma di lettere una puntata a settimana.
45 minuti, il tempo esatto e poi ne parli, o anche no, perchè il messaggio è chiaro e i ragazzi lo capiscono.
E’ vietata ai minori di 14 anni, ma quello che si racconta comincia anche alle medie.
Sucidi, violenze, alcool, droghe, crudeltà, sono espliciti è vero.
Ma siamo noi che non li sopportiamo perchè invece i ragazzi li percepiscono e li vivono, anche prima dei 14 anni, ma non ne conoscono le conseguenze fino in fondo.
Se il ministro dell’istruzione mi ascoltasse gli direi: basta ipocrisie, basta la vita è dura e bisogna farci i conti, basta purtroppo è così cosa possiamo farci.
Possiamo parlare con concretezza e senza filtri così da dare un nome alle cose, e una volta che ad una cosa dai un nome poi sai con cosa o con chi hai a che fare. E tutto diventa più facile.
Si è sensibili ognuno a suo modo e una cosa che a te fa male ad un altro sembra una sciocchezza. Dobbiamo riuscire a fare parlare i ragazzi ma parlando la loro lingua, non quella che noi alla nostra età non capivamo e adesso da genitori pretendiamo che i nostri figli comprendano.
Hanna, la ragazza che nella serie si suicida, lascia delle cassette dove racconta come è arrivata alla tragica decisione. Ogni cassetta, perchè sono proprio cassette degli anni 80 con un lato A e un lato B, come a dire ci rivolgiamo a voi adulti di adesso, è un pugno allo stomaco.
Un viaggio nell’intimo di una ragazza, che potrebbe essere chiunque.
In chiusura vi consiglio di guardarla e di farlo con i vostri figli, magari saltando le puntate più dure, perchè ad inizio puntata si avverte con una didascalia quali sono quelle più forti, ma fatelo, fatelo,fatelo.
Italo Zeus
Come dargli torto…. speriamo che il Ministro ci legga.