di Nino Lo Iacono.
Arabi di fede islamica e Cristiani insieme nelle Chiese Cattoliche per pregare.
Pregare perché il Supremo, chiunque esso sia, illumini quei giovani che in nome di un falso Dio uccidono, si fanno uccidere e si suicidano.
Sembrerebbe un coro di benpensanti , una decisione che potrebbe preludere ad un dialogo costruttivo sul vero cammino della tolleranza. Prima di esultare , dovremmo però esaminare alcuni fatti ed alcuni pronunciamenti di uomini la cui parola ha il peso di un macigno.
Papa Francesco non si stanca di ripeterci che l’amore è l’unico argine alla violenza; che la misericordia è l’unica arma che può sconfiggere il terrorismo. E’diventata virale la frase con la quale sostiene che questi atti terroristici sono uno strumento per acquisire potere e non sono riconducibili a nessuna guerra di religione. Stessa cosa ripetono, a seguire, Presidenti e Capi di Governo.
Sembra un modo molto ipocrita di mettere paletti al fine di prevenire azioni più pesanti, più imponenti. Un’azione efferata rimane tale a prescindere se le vittime siano una o cento, se siano bianche o nere, se siano Cristiani o Musulmani.
Se non è una guerra di religione, certamente ne ha assunto i connotati. Cosa avrebbero da spartire altrimenti, gli innocenti immolati nelle strade in nome di Allah akbar? Uccisi in nome e per conto di un autoproclamato califfo?
Può darsi che questo individuo aspiri a conquistare il potere per sé stesso e per i suoi seguaci, che certamente saranno tutto tranne che credenti, ma i ragazzi ,plagiati da questo impostore , credono in una missione spirituale riconducibile ad interpretazioni del Corano, il cui rito primario è quello della morte, della negazione della vita, la loro e quella degli altri.
Sono sempre più convinto che la maggior parte dei così detti profughi nulla abbiano a che vedere con le guerre che a vario titolo, da sempre, sono attive nei loro sottosviluppati paesi, ma sono piuttosto avventurieri in cerca di facile benessere o delinquenti in fuga dalle loro probabili condanne, donne comprese. Comincio pure a credere che fra i cosi detti profughi, tantissimi siamo i portatori di odio nel nome di Allah.
Resta da capire la presenza di tanti minori, i più piccoli intendo, non accompagnati.
Le circostanze sopra citate sommano scetticismo alla teoria della possibilità che in una nazione possa svilupparsi un variegato multiculturalismo in maniera indenne o una automatica integrazione in ossequio all’ambiente nel quale il profugo va a collocarsi. Queste perplessità sono avvalorate dai fatti avvenuti in questi ultimi tempi ,nei quali giovani nati e cresciuti in occidente si sono resi protagonisti di efferati stragi di innocenti.
La domanda è naturale ed ovvia. Se gente nata e cresciuta nel nostro ambiente , in tanti anni non è riuscita ad integrarsi, come potrebbe riuscirci un giovane arrivato in questi giorni?
Impossibile, anche perché è quotidianamente dimostrato che nelle famiglie di questi “extra occidentali” si è mantenuto lo stile di vita trasmesso dai propri avi, la stessa religione e la stessa cultura. Veli e burqa in spregio anche alle leggi locali che vietano di uscire in pubblico con il volto coperto. Atti e comportamenti non condivisibili nel mondo occidentale ma da sempre tollerati, nella speranza che prima o dopo si concretizzi quell’accettazione delle regole del paese ospitante.
Questo modo di concepire l’integrazione ha di fatto generato una sorta di ghettizzazione dei singoli e dei gruppi. L’aver rinunciato a perseguire una vera politica che potesse creare un amalgama basata sulla estensione della cultura e persino sull’osservanza delle leggi occidentali, ha inevitabilmente innescato l’effetto contrario.
Anche se apparentemente sopiti, sono rimasti attivi astio e un certo disprezzo per un riscatto non agevolato, né imposto dagli ospitanti o non voluto dal nucleo d’origine.
L’isolamento culturale nel quale gruppi e singoli si sono mantenuti, è la genesi del disagio individuale dei più deboli di spirito, dei più vulnerabili psicologicamente. Gli effetti di queste situazioni si riverberano anche nella società occidentale, specie in quegli ambienti nei quali è stato seminato odio politico ,ma soprattutto un finto ateismo, che in buona sostanza ha distrutto le coscienze religiose relegandole in uno stato di neutralità asettica ed apparentemente innocua.
In effetti tale condizione ha sguarnito le difese di cui l’uomo ha naturalmente bisogno; in primis quello scudo divino che spesso viene respinto o rinnegato perché erroneamente considerato palese simbolo di debolezza e di viltà.
L’agnosticismo come moda complementare sostitutiva dell’ateismo, estrema condizione, di solito puntualmente rinnegata in prossimità della morte.
Entrambe le condizioni usate come strumento anche per allontanare dai luoghi pubblici i simboli delle religioni e, per restare con i piedi per terra e casa nostra, nella nostra Europa, quelli del Cristianesimo.
Il rinnegare quella fede che è nostra per tradizione e/o convinzione, ha innescato nelle menti più deboli il perverso convincimento che il Dio degli altri, nella fattispecie dell’Islam, sia quello giusto, quello da imporre da sempre al mondo. Da sostituire a quel Cristo che, sempre secondo i vulnerabili, ha creato perversione, degenerazione, agnosticismo e ateismo.
Un mondo di impuri, blasfemi e miscredenti non ha diritto di vivere.
Questo il motivo scatenante che porta all’estrema ratio i terroristi islamici.
Non credo ci possa essere dialogo con chi del Corano ne fa uno stile di vita. I dettami di quella religione non sono conciliabili con la nostra cultura, non hanno punti di condivisione con la nostra base religiosa che ha i suoi pilastri nella bontà, nel bene, nel rispetto e nell’amore per il prossimo, comunque e chiunque esso sia.
Negare queste cose è solo da ipocriti. I fratelli non uccidono altri fratelli.
I novelli martiri di tutte le religioni, stanno dimostrando che lo scudo divino non è un simbolo, ed è tutt’altro che debolezza. Paradossalmente, esso è l’unica forza in grado di osteggiare fanatismi che sfociano in violenza, di creare quell’argine morale capace di bloccare questa dilagante barbarie.
La morale quindi come baluardo della civiltà.
Potremmo essere nel pieno di una invasione finalizzata alla islamizzazione dell’Europa. Una possibilità da tenere seriamente in conto senza retorica e senza velami di pietà.
Ne facciano una seria valutazione i governanti del vecchio cristiano continente.
Tutto l’amore del mondo non riuscirà a fermare chi della religione ha fatto motivo di conquista , specie se questa viene utilizzata come strumento di espansione del potere, come dice Papa Francesco.
Può darsi abbia ragione, ma la sua infallibilità è limitata alle questioni divine.
Il governo delle cose terrene è tutt’altra cosa.
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