di Nino Lo Iacono
E’ trascorso qualche decennio da quando sono stati sciolti i partiti tradizionali che facevano parte del così detto “arco costituzionale”.
Sotto questo arco non venivano ammesse quelle formazioni che avevano una ideologia vicino alla destra estrema.
Allora vi erano forti motivazioni ideologiche che giustificavano il radicamento in un partito, anche in quelli considerati quasi fuori legge come era il MSI.
Nonostante l’emarginazione dalla vita amministrativa a tutti i livelli, erano tantissimi e profondamente convinti, coloro che sedevano sui banchi di quel partito e difficilmente qualcuno pensava di cambiare casacca per motivi più o meno giustificati o giustificabili.
Non era concepibile il passaggio sotto altri colori per avere assicurato un posto al Sole o ancor che meno per un tornaconto economico.
Il convincimento che chi tradisce una volta, lo possa fare sempre, consigliava i dirigenti dei partiti a non accettare facilmente transfughi, allora definiti , giustamente, traditori.
Non era certo un mondo fatto da puri, ma gli elettori , nella stragrande maggioranza, lo erano e pertanto ,“ omnia munda mundis” , tutto era giusto.
La leggerezza che caratterizza i “politici” di oggi è invece semplicemente vergognosa e scandalosa.
Il saltellare tranquillamente da una formazione all’altra è diventata una pratica talmente ovvia che quasi non si scandalizza nessuno, anche perché, molto onestamente, fra i banchi della politica che conta , i puri sono solo un lontano ricordo ,vivo ancora nella mente dei pochi politici superstiti alla rivoluzione del 1992/94.
Oggi l’appartenenza non è all’ideologia, ma alla persona.
E’ una sudditanza al “Capo” in grado di guidare le greggi , con la forza che trova la sua genesi in rassicuranti posizioni politiche o economiche.
Gli esempi di tale trascendentale devozione ci vengono giornalmente sciorinati a tutti i livelli.
In virtù di tale vergognosa sottomissione , uomini e donne, la cui unica virtù è quella di manipolare qualche diecina di consensi elettorali, si trovano ad occupare posizioni delicate, nelle quali si assumono decisioni le cui conseguenze non sono in grado di valutare.
E’ fin troppo chiaro però che non tutti hanno la forza economica per conquistarsi la posizione di prestigio che vorrebbero e quindi , per questi soggetti, diventa legittima la spasmodica ricerca di strumenti per conquistare tale traguardo.
I mezzi per conquistare la posizione di vertice o dei gradini immediatamente inferiori, giusto all’altezza dei glutei del capo, alla fine si limitano alla più assoluta sudditanza allo stesso capo, ovvero alla ossessiva ricerca di ruoli importanti, anche a suon di quattrini ,la cui origine non sempre è lecita, come ci raccontano le cronache giudiziarie.
Sono nati e continuano così a prolificare aggregazioni multiformi , non intorno a simboli o a idee, ma intorno a persone che rappresentano da sole un potere; anche se colpite da infamanti accuse per le quali hanno pure subito provvedimenti restrittivi.
E’ ovvio che fino a quando i giudici non emetteranno sentenza, è d’obbligo non condannare nessuno, ma sarebbe altrettanto corretto che, nelle more che i processi si concludano, il soggetto incriminato sospendesse la propria attività politica.
E’ una semplice questione di onestà intellettuale e di correttezza, in primis verso il proprio elettorato.
Nell’ Italia di oggi, sembra invece che una tale ipotesi sia giudicata assurda. E’ come se l’incriminato avesse, da solo, la forza per sfidare apertamente lo Stato , le sue Istituzioni e il popolo che , in buona fede, lo aveva giudicato idoneo a rappresentarlo.
Non servono gravi reati per fare meditare la gente, anzi sembra che più infamanti siano le accuse e più forte diventi l’attrazione che esercita sui suoi “fans”.
Le inchieste giudiziarie si rivelano una sorta di catalizzatore per centinaia di persone.
Viene allora legittimo pensare che intorno a questi uomini di vertice o meglio di potere, ci siano teste vuote appollaiate sul penultimo gradino della scala, giusto, come dicevo sopra, con la faccia all’altezza dei glutei.
Intorno a questi arroganti padrini della politica, ci sono pecore in grado solo di belare a testa in giù in cerca di favori. Ruminanti che ,senza se e senza ma , sono disposti a cambiare pascolo, a sostituire la bandiera, a lasciare che la propria dignità venga coperta di sterco e calpestata in nome anche di un piccolo insignificante favore, elargito dal capo solo in proporzione al numero dei consensi che dicono o hanno dimostrato di avere.
Davanti a questo squallore, mi chiedo se è giusto che elettori e cittadini continuino a seguire capi , sottocapi, gregari e servi , tutti portatori di voti, nelle loro peregrinazioni nel vasto deserto della politica.
Sarebbe troppo sperare che gli elettori che fino ad oggi hanno seguito certi figuri, avessero uno scatto di orgoglio? Se ogni elettore si riappropriasse della libertà politica che caratterizza la vera democrazia e riconquistasse la dignità di uomo intellettualmente onesto che di quella Democrazia è cardine e pilastro?
In giro si sente un mormorio contro questo modo di concepire la politica. Si confessa , all’orecchio del vicino, la vergogna e il tradimento. Una brezza fresca che pian piano entra nelle case e propone interessanti interrogativi alle famiglie.
Potrebbe essere un buon preludio all’esplosione della rabbia, almeno dentro le urne.
Fra un non dire ed un ammiccamento, si percepisce una sensazione di rigetto per le grandi operazioni che stanno sconvolgendo la geografia politica dell’intera provincia di Messina, trasmigrazioni che interessano essenzialmente il PD e FI.
La grande maggioranza dei cittadini ha scoperto che non c’è una politica di destra ed una di sinistra, ma solo affari buoni per professionisti della politica, affari dai quali l’interesse collettivo è sempre più emarginato.
In politica si firmano cambiali e si prendono impegni, si fanno operazioni alchemiche delle più strane e spesso tossiche nella quali, spesso, resta vittima solo chi continua a farsi ammaliare dalla patacca sulla spalla o dal caffè al bar.
Vittime che non si pongono domande , che non si sforzano di capire, che attendono a mani tese.
Forse questi uomini non subiranno la sorte che Dante ha destinato agli ignavi nell’antinferno, ma certamente rimarranno fra coloro che vissero “ sanza ‘nfamia e sanza lodo”, e ai quali è destinato il “non ragioniam di loro ma guarda e passa”.
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