La passeggiata sul viale San Martino è uno dei riti del messinese.
Ma non tutte le passeggiate hanno lo stesso significato. Quella che si è svolta ieri, ad esempio, non può e non deve passare inosservata.
Uno accanto all’altro c’erano Antonino Di Fiore, Mariano Nicotra, Clelia Fiore, Pasquale Casale e altri esponenti storici dell’Asam (Associazione antiracket antiusura Messina), Pippo Scandurra della Fai (Federazione associazioni antiracket e antiusura italiane), Enrico Pistorino, presidente del comitato Addiopizzo, Ivo Blandina, presidente di Confindustria, il questore di Messina, Carmelo Gugliotta, e il comandante dei Carabinieri, il colonnello Claudio Domizi.
Tutti insieme per la terza passeggiata antiracket di Messina, dopo quelle di via Palermo e Provinciale. Stavolta ad ospitarla è stato il cuore del commercio messinese, piazza Cairoli, il Viale per antonomasia e le strade limitrofe.
Tutti insieme per lanciare un messaggio chiaro: il racket, l’usura, il pizzo sono fenomeni che si possono sconfiggere, ma solo in un modo, collaborando. “Per Pasqua tu che fai, paghi il pizzo?”, lo slogan dell’iniziativa di ieri, giornata italiana antiracket.
Proprio il periodo di Pasqua, insieme a quello natalizio, è uno dei più “caldi”: ogni anni, infatti, si ripete lo squallido rito delle estorsioni “camuffate” da colletta per i poveri carcercati bisognosi, per consentire loro, con i soldi del pizzo, di godersi le festività. Ma fede e carità, specifica la Fai nel proprio volantino, c’entrano assai poco: «Al contrario, si tratta di prepotenza e sopraffazione».
Lo stesso Scandurra ha evidenziato che «spesso queste richieste di denaro servono a pagare gli avvocati di chi deve affrontare dei processi». Il punto su cui vuole la Federazione antiracket vuole focalizzare l’attenzione è che «oggi è più facile dire no al pizzo: perché c’è una nuova sensibilità e professionalità di forze dell’ordine e magistratura; perché c’è una legge che risarcisce tutti i danni compreso il mancato guadagno; perché c’è un’associazione antiracket che non ti lascia solo e ti accompagna nel rapporto con le forze dell’ordine». Anzi, più di un’associazione. Che ieri hanno voluto mostrarsi, andando al di là del simbolismo, proprio al fianco delle forze dell’ordine.
«Il messaggio che viene fuori da questa pregevole iniziativa – ha sottolineato il questore Gugliotta – è che loro ci sono e che noi siamo al loro fianco. Pagare il pizzo non conviene. Anzi, dico di più, oggi pagano solo i fessi. Chi non vuole piegarsi alle estorsioni ha tutti gli strumenti per farlo. Sono sicuro che oggi molti commercianti rifletteranno su questo».
Sulla stessa scia il colonnello Domizi: «Con la nostra presenza abbiamo voluto testimoniare la vicinanza e la solidarietà alle associazioni, ma anche stimolare la fiducia dei commercianti, dando loro un segnale di attenzione. Il fenomeno del racket si può ridimensionare ma solo insieme. Il quadro normativo oggi agevola molto di più, rispetto al passato, chi denuncia e sono stati raggiunti importanti traguardi. Io ho avuto un’esperienza a Napoli, dove interi clan camorristici sono stati sconfitti grazie al coraggio ed alla forza dei commercianti, aiutati dalle associazioni antiracket e sorretti dalle forze dell’ordine».
Lo sa bene Antonio Di Fiore, che nel 1995, grazie ad una sua denuncia, aprì le porte del carcere a 12 esponenti della cosca di Messina Sud, nella famosa operazione “Bull”. Alla passeggiata partecipa, per un tratto, anche un commerciante che l’estortore se l’è ritrovato “in casa”: «Era il mio pizzaiolo», ci ha spiegato. Lui l’ha denunciato e non è stato lasciato solo.
«Per noi è importante avere fiducia nelle istituzioni e nelle forze dell’ordine», ha detto il titolare di una gioielleria di piazza Cairoli al questore ed al comandante dei carabinieri. «Iniziative di questo tipo sono sempre ben accette», è stata l’accoglienza di un altro commerciante. Qualcuno è stato un po’ “preso dai turchi” alla vista di una comitiva così folta, ma in generale ha prevalso l’apprezzamento per la passeggiata antiracket.
Il comitato Addiopizzo, a piazza Cairoli, ha raccolto firme per l’iniziativa “Contro il pizzo, cambia i consumi”, che mira a privilegiare i commercianti che dicono no al racket e lo denunciano. L’Asam ha promosso il proprio motto “No ai signori del pizzo”. «Siete voi commercianti le sentinelle dell’antiracket, senza di voi non possiamo fare nulla», ha spiegato ad un negoziante Clelia Fiore. In fondo proprio i negozianti chiedono poco: non sentirsi soli in questa battaglia.
Sebastiano Caspanello – http://www.gazzettadelsud.it 5 aprile 2012