di Gabriele Adinolfi.
Esattamente 37 anni fa ci laureavamo campioni del mondo.
Allora era possibile tesserare solo due stranieri per squadra. Due anni prima si era riaperto il mercato estero con uno straniero soltanto.
Era stato chiuso per 14 anni dopo la miseranda figura del 1966 contro la Corea del Nord. Nel 1982 l’Italia giocava all’italiana, la Germania alla tedesca, la Spagna alla spagnola e così via.
Geni e dna. Diceva Carlo V, parlando di guerra: “I Tedeschi in campo aperto, gli Spagnoli per assaltare le mura, gli Italiani per difenderle”.
Poi la Legge Bosman e la Globalizzazione.
Oggi tutti giocano nello stesso modo, che se non fosse per l’obbligata velocità eccessiva di manovra, sarebbe di una noia mortale ed è comunque totalmente privo di qualsiasi identità.
Fortunati coloro che nacquero in tempo per conoscere e gustarsi quell’Italia. Altri hanno avuto la chance di godere dell’ultima risacca di gioco all’italiana con la vittoria del 2006.
Oggi c’è solo la maglia.