Nei giorni scorsi, Antonio Mazzeo, ha incontrato le attiviste e gli attivisti di Ontheroad, il campo estivo di Libera, organizzato a Messina dal Presidio “Nino e Ida Agostino” e da Anymore Onlus.
Un incontro che è diventato l’occasione di un tour sui luoghi della memoria di mafia.
E’ stato, spiega Mazzeo, un viaggio nella memoria, in una città, Messina, dove la mafia è stata cancellata dalla memoria collettiva
Così fra un momento bellissimo di compartecipazione e dialogo con i giovani del campo, nasce l’amara considerazione quando si “scopre” quanto questa città abbia volutamente cancellato la sua storia più recente e le sue vittime di mafia.
Così fra un momento bellissimo di compartecipazione e dialogo con i giovani del campo, nasce l’amara considerazione quando si “scopre” quanto questa città abbia volutamente cancellato la sua storia più recente e le sue vittime di mafia.
Una dimenticanza, sottolinea Mazzeo, gravissima quando si omette la verità. Quando non la si racconta.
E fa esempio del caso Bottari e di quella targa che ne rammenta il nome alla Casa dello Studente.
Una targa, posta nel 2008, che se ricorda l’impegno scientifico del professor Matteo Bottari, primario endoscopista del Policlinico universitario, ucciso il 15 gennaio 1998 non parla del “caso Messina” che la sua morte di fatto aprì.
In una riflessione condivisibile, dove è giusto evidenziare che chi omette è complice.
Così nel caso Bottari, che è stato barbaramente assassinato dalla mafia e che ad oggi non è stata fatta luce su quel tragico fatto di sangue, non si deve omettere di ricordare la sua figura.
Se esiste una classifica della memoria, quelle delle morti eccellenti, Matteo Bottari da questo elenco risulta essere ancora del tutto depennato.
Con i ragazzi, pieni di attenzione, abbiamo fatto tappa di fronte all’università, al palazzo di giustizia, raccontando di segreti e trame, ma parlato anche del ruolo che la casa dello studente ha giocato nella stagione di fine anni sessanta e settanta, dove venivano anche ospitati latitanti di rango sia isolani che calabresi.
Una parte del tour è stata dedicata ai beni confiscati, in città, alla mafia e Mazzeo ha anche ricordato la figura di Michelangelo Alfano, dall’arrivo a Messina come imprenditore di successo, a capo della coop che aveva ottenuto l’appalto per la pulizia delle carrozze delle ferrovie dello Stato in Sicilia, fino all’epopea della dirigenza della squadra di calcio, e del suo alquanto strano “suicido” del 2005.
Al campo “E!State Liberi” si è vista la partecipazione di tante realtà collettive, organizzazioni, attivisti, giornalisti, militanti e familiari delle vittime innocenti delle mafie.
Una settimana di impegno e formazione tra memoria e beni confiscati, approfondendo la storia “mafiosa” del nostro territorio fino ad arrivare al presente, ma anche alla scoperta di esperienze di resistenza e riscatto!
Da qui parte e si rinnova l’impegno di Libera.