“Rughe” – Miriam Rizzo cerca anche a Brolo i volti per il suo nuovo docu-film
Cultura

“Rughe” – Miriam Rizzo cerca anche a Brolo i volti per il suo nuovo docu-film

 

20140127_142845Nino, Salvatore, Michelangelo, Carmelo sono i volti, intervistati, nel loro ambiente, che insieme ad altri, tanti, siciliani, in questi giorni, precisamente dall’8 gennaio, Mirian Rizzo, che ha curato la sceneggiatura di numerosi film – tra i suoi script più popolari: E’ stato il figlio e La buca – ricerca vagando da Ortigia a Palermo, sui Nebrodi,  lungo la dorsale degli Iblei, nei borghi, tra i mercati e le marine.

Ora è a Brolo, qui grazie alla collaborazione con Antonio Traviglia e l’Ufficio Turistico Comunale, ha allestito i suoi particolari ed unici set.

20140127_142931Un film – è chiaro – che non cerca luoghi comuni, ma punta dritto al cuore delle aspettative per il futuro di chi ha già superato gli ottant’anni.

Così sotto le sue impietose domande, a tratti irriverenti, ma rassicuranti, avvolgenti, i “vecchi” si mettono a nudo, si aprono, parlano, come adolescenti, non del passato, né di com’erano, ma di ciò che vogliono, dei sogni che coltivano, che hanno perso, di nuove consapevolezze, di Dio e nipoti, di fede e razionalità, di amore e di sesso anche quando non lo fanno più.

DSC_0176Le interviste, lunghissime, serrate, tutte di un fiato, girate in presa diretta, senza luce artificiale, con la macchina da presa bassa, proprio per esaltare le rughe dei personaggi, che poi è il titolo del lavoro, sia che siano uomini o donne.

Interviste che poi saranno “tagliate” assemblate, che uniranno concetti e pensieri, emozioni e sogni, dove appunto il montaggio farà la differenza, in un mix che al momento in pochi riescono ad immaginare.

Interviste che vedo i nostri vecchi parlare di un futuro a volte sereno, in alcuni casi, un futuro e basta.

DSC_0178Che dipingono il paesaggio di una vita che scorre.

Un’indagine che superato l’aspetto artistico, diventa quasi sociologica; che appunto, fuori dai luoghi comuni, stereotipati, regala pillole di ottimismo, e le rughe si aprono al sorriso, ma a tratti fanno riemerge dolori, vengono fuori parole come con-passione, perdono.. speranza.

Ed il bacio che la regista, ma tutta la troupe (Giulia Gerosa – aiuto regia; Cristian P. Nicola – operatore di macchina; Serena Romano – costumista), alla fine cerca e trova e che si scioglie in un abbraccio con l’intervistato è liberatorio, di cuore, come le lacrine che a volte è difficile trattenere.

Un transfer compiuto, quasi come nelle sedute di psicoterapia.

Il lavoro a Brolo raccoglie l’esperienza maurata quando la Rizzo ha “abitato” i luoghi girando con Daniele Ciprì (direttore di fotografia) “Un tango prima di tornare” in veste di aiuto regista di Italo Zeus.

Un rapporto sedimentato, naturalmente, con le gente, i luoghi e appunto Antonio Traviglia che ora ha ottimizzato e voluto Brolo ed i suoi “anta” tra i protagonisti del lavoro.

Mirian Rizzo ha “girato” con una troupe ridotta all’essenziale, che è “entrata” nelle case, cogliendo le intimità fatte anche di odori, umidità e rumori di un quotidiano che poi proverà a rappresentare.

Sarà una Sicilia fatte di riflessioni, dove c’è anima e famiglia, amori e passioni sopite, che spesso e volentieri, fa emergere i dubbi per il lavoro che manca ai nipoti, le solitudini di un domestico fatto di noie esistenziali, in attesa di Godot, o nell’attesa di una sorpresa.

Così Miriam continua a girare, bit su bit di pellicola digitale, cura la luce, sta attenta alle sfumature, i suoi collaboratori sospostano una tenda allontanano un vaso zeppo di girasoli, per far sì che la luce inondi un “tinello”, illumini un poltrona dal plaid scacchettato che accoglie disabilità non accettate.

E’ la Sicilia dei “nonni” quella che Miriam ricerca, quelli che nutrono speranze e coltivano ancora certezze, nonostante tutto, soddisfatti – nel loro a volte triste sbarcare il lunario – consapevoli che c’è l’hanno fatta.

Il lavoro cinematografico è arrivato al capolinea.

Ormai restano solo poche interviste da fare, giù ancora verso Siracusa, dalle parti di Solarino.

Poi si assembla tutto.

Sul futuro del film nessuna parola.

“Omertosa” nello svelare le ambizioni che coltiva –  lei –  per questo lavoro, dove c’ha messo l’anima.

Ma certamente sarà un film da Festival, da Concorso.

 

MSM

28 Gennaio 2014

Autore:

admin


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