Terzo round di presentazioni per “Salvami l’anima”, il romanzo psico-favola della giornalista e scrittrice messinese Serena Manfrè, da nove anni trapiantata in Spagna.
Dopo gli appuntamenti primaverili torna infatti in Sicilia il piccolo esercito di “folli” e “strizzacervelli” pronti quasi a tutto pur di scovare i loro desideri, coronare i loro sogni e trovare l’Amore.
Questa volta sulla scena si materializzerà uno dei protagonisti: Tonito de Sirenas detto il Garras, il musicista perduto nel tempo e nello spazio, che delizierà il pubblico con le note della sua chitarra spagnola.
Il primo appuntamento sarà il 19 agosto a Gliaca di Piraino, in piazza Quasimodo alle 21, con il patrocinio del Comune.
Il secondo è stato fissato invece per il 25 alle 19 a Barcellona P.G. – sempre nell’ambito delle manifestazioni estive comunali – nella piazza San Rocco di Calderà alle 21,30. Interverranno: l’autrice, Serena Manfrè, e Giulia Carmen Fasolo, della casa editrice Smasher. Invitati d’onore: Marcello Albanesi, performer e letterato romano; l’attrice Antonella Nieri; il chitarrista José Antonio Plaza.
Il 29 agosto alle 19 “Salvami l’anima” sarà poi ospite a Rometta Marea del Laboratorio esperenziale interspecifico organizzato da “Ragli e nitriti – Attività e Terapie con Asini e Cavalli” all’interno di un confronto sui temi della diversità.
Sarà Angela Prestifilippi, ricercatrice universitaria e responsabile del centro, a introdurre la chiacchierata con l’autore e l’editore.
In queste tre tappe estive “Salvami l’anima” aderirà inoltre a “Posto Occupato”, iniziativa de http://www.lagrandetestata.com/ contro la violenza sulle donne.
A parlare di questo lavoro è la stessa Autrice, da noi intervistata.
E di questo romanzo, in cui l’ironia e la leggerezza si fondono con tematiche ben poco futili e passeggere come l’amore-vita, la morte-cambiamento, il desiderio-sogno e la follia priva di confini rispetto alla sanità della mente, chi poteva parlarci con cognizione di causa se non la stessa autrice?
Serena, che tipo di libro è “Salvami l’anima”?
Sul genere letterario mi sono più volte espressa definendolo psico-favola perché ha dentro tanti spunti che muovono dalla psiche, dalla psicanalisi e dai mondi fantastici che popolano l’anima di noi esseri umani. Detto questo, credo sia un testo abbastanza ribelle, con una buona dose d’ironia. Alcuni lo hanno trovato romantico e sicuramente in parte lo è, ma soprattutto è una storia, anzi un insieme di storie, che parla di speranza, di desideri, di sogni e di come, se si vuole, ci si può salvare l’anima. Che altro aggiungere? Ogni scarrafone è bello a mamma soja, no?
Dove, quando, come e chi?
La storia si svolge in un fantasmagorico centro di salute mentale chiamato la Rocca, un luogo magico e reale al contempo, che è in verità il simbolo della nostra più intima essenza: l’anima. Non c’è un quando: è una vicenda ambientata più o meno nel nostro presente, ma assolutamente atemporale. Come? L’Amore, notare la maiuscola, è uno degli indiscussi protagonisti all’interno di un viaggio della salvezza che i personaggi intraprendono per coronare i loro sogni e così salvarsi. E, trovandoci nel mondo della favola, quasi a tutti si assicura un lieto fine. Quanto al chi, i personaggi sono certamente un coro umano: medici e pazienti di questa Rocca i cui ruoli sono destinati a confondersi e sfaldarsi. Ci sono due gemelli africani dall’epico cognome Barca accompagnati dalla loro sorellina Didò, un infermiere-pusher lento come una lumaca, un ottantenne autodistruttivo fumettista, due dark ladies innamorate pazze di Freddy Krueger e ancora due camici bianchi di mezz’età persi dietro allo stesso sogno, una dottoressa specializzata in Sesso-sessuomania ma che da tempi immemorabili non fa l’amore, un’altra che si aggira armata di mazza da baseball e altri ancora. I protagonisti sono venti, accompagnati da qualche personaggio secondario, e tutti sono viandanti alla ricerca per l’appunto di una meta di “guarigione” interiore.
Potremmo definirlo un romanzo catartico?
Per me che l’ho scritto lo è stato e continua a esserlo. Tutti i personaggi, pur essendo frutto di fantasia, nascono da un legame con la realtà. Sono venuti fuori, anche se abbastanza inconsciamente, a partire da luoghi che ho visitato – mi riferisco per esempio ai manicomi o chiamateli come volete – da cose che ho udito, da persone che ho incontrato negli anni, e in alcuni casi anche da eventi che ho vissuto. Quindi, per me, è stato terapeutico scriverlo.
La domanda sarà pure banale, ma nasce spontanea: c’è dell’autobiografismo nel tuo libro?
Io credo che, direttamente o indirettamente, quando si scrive si parla di se stessi. Penso che nessuno possa sottrarsi a questa specie d’imposizione che viene dal nostro più profondo dentro. Emilio Salgari forse desiderava essere Sandokan o forse per traumi dell’infanzia destava la sua tigre della Malesia, non lo so, ma qualcosa l’avrà spinto a scriverne le avventure. Nel mio caso si tratta di un narrare “indiretto”, nel senso che, come accennavo prima, non ci sono molti fatti della mia vita in questo libro eccetto, ma con le dovute differenze marcate dalla trasposizione letteraria, nel caso di Sirenas e del Garras. Questi personaggi, un musicista ossessivo-compulsivo perduto nel tempo e nello spazio e un’ex giornalista che non crede nel per sempre ed è necessitata di vero Amore, esistono nella mia vita di tutti i giorni.
Mi pare che questo Garras sarà presente nel tour…
Infatti. Alle presentazioni di Gliaca di Piraino e di Barcellona si materializzerà il nostro musicista preferito corredato di Niña, la sua chitarra, e pronto a esibirsi, alias José Antonio Plaza. Ma, Garras a parte, vorrei ricordare che ci saranno pure il performer romano Marcello Albanesi che presenterà il libro, l’attrice Antonella Nieri che leggerà alcuni brani e Giulia Carmen Fasolo, editrice della Smasher e visto che ci sono ricordo pure che aderiremo all’iniziativa “Posto occupato” contro la violenza sulle donne.
“Salvami l’anima” è un libro illustrato per adulti. Perché questa scelta?
Si tratta di un testo ricco di simboli e, oltre alla parola, cosa poteva rendere meglio il simbolo se non le immagini? È stata comunque una scelta coraggiosa, non mi stanco di ripeterlo. Sia da parte della casa editrice, giacché tutto ciò ha dei costi di una certa rilavanza non fosse altro che per la stampa, sia da parte di Amalia Caratozzolo, l’illustratrice del romanzo. Amalia, che vive a Roma e fra l’altro collabora con il Corriere della Sera, ha fatto davvero un intervento eccellente in Salvami l’anima. Dentro il romanzo ci sono oltre trenta tavole, xilografie su linoleuom, una tecnica che ha origini antiche e che richiede, anche fisicamente, un lavoro di discreta entità. E poi la sua scelta concettuale: evitare la didascalia e prediligere il simbolo e la visionarietà, cosa nella quale, a mio avviso, è riuscita egregiamente. Ci sono venti ritratti che fanno da ouverture: volti con un “patologia”, un’ossessione, un sogno, una mania…ma alla fine del romanzo ecco una “foto” di gruppo in cui questi volti sono vuoti a rappresentazione del fatto che la “malattia” si è dileguata. E poi ci sono anche dei piccolissimi simboli in mezzo al testo: l’amore, il potere, la vita, la morte ecc…che fanno quasi da tormentone e mantengono alta l’attenzione del lettore.
Serena, è l’ora della domanda di rito: progetti futuri?
Troppi, e spero che la vita mi dia tempo. Frattanto in settembre uscirà un altro mio libro, ma molto diverso da questo. Si tratta di un testo per giovanissimi lettori, edito dalla casa editrice romana Anicia. Ma ancora non posso svelarne il titolo…
Perché leggere “Salvami l’anima”?
Perché credo sia divertente e, fra l’altro, che possa indicare in qualche modo dei cammini di accettazione di se stessi e quindi di raggiungimento del proprio equilibrio interiore.
msm
Per info sul magico mondo di “Salvami l’anima”:
www.serenamanfre.it
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