SANT’ANGELO DI BROLO – In memoria di Peppino Impastato
Comunicati Stampa

SANT’ANGELO DI BROLO – In memoria di Peppino Impastato

La notizia che il Sindaco leghista del Comune di Ponteranica, in provincia di Bergamo, subito dopo il suo insediamento ha deciso di rimuovere la lapide con la quale il suo predecessore aveva intitolato la biblioteca comunale a Peppino Impastato, ha scosso le coscienze della società civile, indignata da un gesto poco elegante e fortemente diseducativo, che assume un’alta carica simbolica.
basilio_caruso_263_x_350Probabilmente tanti siciliani non sanno chi sia Peppino Impastato, né per quale motivo, perfino un’amministrazione (quella precedente) di un paesino fino a ieri sconosciuto, ubicato in provincia di Bergamo, abbia deciso in precedenza di fare portare alla biblioteca comunale il nome di questo siciliano.  
Per informare quanti sconoscono il nome e la storia di Peppino Impastato, di seguito pubblico una sintesi sulla, tratta dal sito del Centro Siciliano di documentazione onlus, che porta il suo nome.   
“Nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, da una famiglia mafiosa (il padre Luigi era stato inviato al confino durante il periodo fascista, lo zio e altri parenti erano mafiosi e il cognato del padre era il capomafia Cesare Manzella, ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963). Ancora ragazzo, rompe con il padre, che lo caccia via di casa, e avvia un’attività politico-culturale antimafiosa.
Conduce le lotte dei contadini espropriati per la costruzione della terza pista dell’aeroporto di Palermo, in territorio di Cinisi, degli edili e dei disoccupati. Nel 1975 costituisce il gruppo “Musica e cultura”, che svolge attività culturali (cineforum, musica, teatro, dibattiti ecc.); nel 1976 fonda “Radio Aut”, radio privata autofinanziata, con cui denuncia quotidianamente i delitti e gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini, e in primo luogo del capomafia Gaetano Badalamenti, che avevano un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di droga, attraverso il controllo dell’aeroporto. Il programma più seguito era “Onda pazza”, trasmissione satirica con cui sbeffeggiava mafiosi e politici.
Nel 1978 si candida nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. Viene assassinato nella notte tra l’8 e il 9 maggio del 1978, nel corso della campagna elettorale, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia. Gli elettori di Cinisi votano il suo nome, riuscendo ad eleggerlo al Consiglio comunale.
Stampa, forze dell’ordine e magistratura parlano di atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto vittima e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, di suicidio.
Grazie all’attività del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta Impastato, che rompono pubblicamente con la parentela mafiosa, dei compagni di militanza e del Centro siciliano di documentazione di Palermo, nato nel 1977 e che nel 1980 si sarebbe intitolato a Giuseppe Impastato, viene individuata la matrice mafiosa del delitto e sulla base della documentazione raccolta e delle denunce presentate viene riaperta l’inchiesta giudiziaria.
Il 9 maggio del 1979 il Centro siciliano di documentazione organizza, con Democrazia Proletaria, la prima manifestazione nazionale contro la mafia della storia d’Italia, a cui parteciparono 2000 persone provenienti da tutto il Paese. Nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, che aveva avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emette una sentenza, firmata dal Consigliere Istruttore Antonino Caponnetto, in cui si riconosce la matrice mafiosa del delitto, attribuito però ad ignoti. Il Centro Impastato pubblica nel 1986 la storia di vita della madre di Giuseppe Impastato, nel volume La mafia in casa mia, e il dossier Notissimi ignoti, indicando come mandante del delitto il boss Gaetano Badalamenti, nel frattempo condannato a 45 anni di reclusione per traffico di droga dalla Corte di New York, nel processo alla “Pizza Connection”. La madre rivela un episodio che sarà decisivo: il viaggio negli Stati Uniti del marito Luigi, dopo un incontro con Badalamenti in seguito alla diffusione di un volantino particolarmente duro di Peppino. Durante il viaggio Luigi dice a una parente: “Prima di uccidere Peppino devono uccidere me”. Morirà nel settembre del 1977 in un incidente stradale.
Nel gennaio 1988 il Tribunale di Palermo invia una comunicazione giudiziaria a Badalamenti. Nel maggio del 1992 il Tribunale di Palermo decide l’archiviazione del “caso Impastato”, ribadendo la matrice mafiosa del delitto ma escludendo la possibilità di individuare i colpevoli e ipotizzando la possibile responsabilità dei mafiosi di Cinisi alleati dei “corleonesi”. Nel maggio del 1994 il Centro Impastato presenta un’istanza per la riapertura dell’inchiesta, accompagnata da una petizione popolare, chiedendo che venga interrogato sul delitto Impastato il nuovo collaboratore della giustizia Salvatore Palazzolo, affiliato alla mafia di Cinisi. Nel marzo del 1996 la madre, il fratello e il Centro Impastato presentano un esposto in cui chiedono di indagare su episodi non chiariti, riguardanti in particolare il comportamento dei carabinieri subito dopo il delitto. Nel giugno del 1996, in seguito alle dichiarazioni di Salvatore Palazzolo, che indica in Badalamenti il mandante dell’omicidio assieme al suo vice Vito Palazzolo, l’inchiesta viene formalmente riaperta. Nel novembre del 1997 viene emesso un ordine di cattura per Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. Il 10 marzo 1999 si svolge l’udienza preliminare del processo contro Vito Palazzolo, mentre la posizione di Badalamenti viene stralciata. I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei giornalisti chiedono di costituirsi parte civile e la loro richiesta viene accolta. Il 23 novembre 1999 Gaetano Badalamenti rinuncia alla udienza preliminare e chiede il giudizio immediato. Nell’udienza del 26 gennaio 2000 la difesa di Vito Palazzolo chiede che si proceda con il rito abbreviato, mentre il processo contro Gaetano Badalamenti si svolgerà con il rito normale e in video-conferenza. Il 4 maggio, nel procedimento contro Palazzolo, e il 21 settembre, nel processo contro Badalamenti, vengono respinte le richieste di costituzione di parte civile del Centro Impastato, di Rifondazione comunista e dell’Ordine dei giornalisti.
Nel 1998 presso la Commissione parlamentare antimafia si è costituito un Comitato sul caso Impastato e il 6 Dicembre 2000 è stata approvata una relazione sulle responsabilità di rappresentanti delle istituzioni nel depistaggio delle indagini.
Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 Gaetano Badalamenti è stato condannato all’ergastolo. Badalamenti e Palazzolo sono successivamente deceduti”.

Per contribuire a mantenere accesa la luce proveniente da quella meteora, oscurata nel 1978 dalla mafia, e perché il sacrificio di quel giovane eroe non sia annebbiato, la risposta che la mia Amministrazione darà ad un atto biasimabile, posto in essere dal Comune lombardo, che ha colpito la gente per bene della Sicilia, sarà quella di dedicare immediatamente una via a Peppino Impastato, vittima di mafia. Ma voglio andare oltre. Contestualmente, la medesima via sarà dedicata anche a Giorgio Ambrosoli, avvocato milanese esperto in liquidazioni coatte amministrative, assassinato l’11 luglio 1979 da un sicario ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività aveva ricevuto incarico di indagare.
Questo per affermare che le vittime e gli eroi sono senza colore e vanno ricordate per i meriti e i valori che hanno incarnato nella loro vita, indipendentemente dal luogo in cui sono nate e vissute, dalla razza di appartenenza, dall’area geografica di provenienza.
In seguito proietteremo due films importanti:  “I cento passi” e “Un eroe borghese”, che raccontano rispettivamente, la vita di Impastato e quella dell’avvocato Ambrosoli.Quanto mi piacerebbe che nelle scuole si priettassero due film: “I cento Passi”, su Peppino Impastato, e “Un eroe borghese” su Giorgio AmbrosoliQuanto mi piacerebbe che nelle scuole si priettassero due film: “I cento Passi”, su Peppino Impastato, e “Un eroe borghese” su Giorgio Ambrosoli
Sarebbe una risposta efficace se altri sindaci, qualora non lo avessero già fatto, facessero la stessa cosa.

Basilio Caruso

Sindaco di Sant’Angelo di Brolo (ME)

14 Settembre 2009

Autore:

admin


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