Il “Palaghiaccio” di Catania, gremito in ogni ordine di posto (oltre duemila persone) è stato il teatro di una giornata memorabile per la scherma italiana con Valentina Vezzali e Aldo Montano, atleti copertina di questa rassegna iridata. La 37enne “cannibale” di Jesi si conferma la fiorettista più forte del globo, mettendo in “cascina” il sesto titolo mondiale individuale ai quali bisogna aggiungere cinque titoli a squadre (record per la scherma), eguagliando, altresì, nella classifica speciale dei pluri–medagliati mondiali Gustavo Marzi a quota 20 medaglie.
E’ un’impresa mai riuscita a nessun’atleta tricolore ed a pochissimi nel mondo, in qualunque sport. Perché a questa ultima vittoria, in ordine di tempo, bisogna aggiungere le tre Olimpiadi consecutive individuali (Sidney, Atene e Pechino) le cinque vittorie Mondiali con la squadra, le due Olimpiche sempre con la squadra e le dieci Coppe del Mondo ancora individuali. E tralasciamo per amor di sintesi, gli Europei e le altre medaglie d’argento e bronzo che affollano casa Vezzali.
Aveva bisogno di questa vittoria la fuoriclasse di jesina Valentina Vezzali dopo aver rimediato due battute d’arresto consecutive l’anno scorso la corona mondiale a Parigi e nel mese di luglio del 2011 quella europea a Sheffield, sempre per mano dell’astro nascente del fioretto italiano, Elisa Di Francisca. Ne aveva bisogno come l’aria che respira, ne aveva bisogno per confermare a sè stessa che il limite di un atleta come lei non è stato ancora scritto. Per arrivare a Londra e dire “Forse adesso smetto”. Magari con un’altra medaglia d’oro al collo.
Il campione livornese, arrivato in non perfette condizioni, si tratta del primo alloro mondiale, l’unico titolo che mancava nel suo prestigioso palmares.
Davanti agli occhi entusiasti del Presidente del CONI, Giovanni Petrucci che ha dichiarato “sono fiero di questo sport”, Valentina Vezzali e Aldo Montano hanno vinto il titolo mondiale, dominando ed entusiasmando. Proprio i due ai quali l’ultimo Campionato del Mondo in Italia, a Torino nel 2006, evoca brutti ricordi: il grave infortunio per il primo e la sconfitta in finale contro Margherita Granbassi per la seconda.
Ma gli applausi dei duemila del “Palaghiaccio”, sono tutti anche per Elisa Di Francisca, che sale sul secondo gradino del podio e per il 39enne partenopeo Gigi Tarantino, che conquista il bronzo in quello che ha dichiarato essere il suo ultimo Mondiale.
Emozioni. Può essere tutta condensata in questa parola la giornata vissuta tra fioretto donne e sciabola uomini. Emozioni quando, dopo aver vinto 15–3 il primo assalto contro la britannica Troiano, 15–5 il turno dei 32 contro la coreana Jung e 15–8 contro la Golubitsky, Valentina Vezzali affronta l’assalto valido come quarto di finale contro la francese Maitrejean. Mancano solo 38 secondi alla fine del match e “Nostra Signora del Fioretto” è sotto 11-7. In pochi credono ad una rimonta, anzi forse nessuno.
“Ammetto che non ci credevo nemmeno io” dirà subito dopo aver compiuto l’impresa di mettere a segno la quinta stoccata consecutiva, valida per il definitivo 12–11 che arriva al minuto supplementare. Da lì in poi torna la Vezzali, pluricampionessa olimpica, che tutti conoscono. Supera 15–10 in semifinale la statunitense Kiefer, più giovane di lei di ben 20 anni ed affronta Elisa Di Francisca in finale, dando la sensazione di non voler lasciare nulla al caso. Meticolosa, attenta e precisa, Valentina Vezzali supera la concittadina e campionessa del Mondo 2010, oltre che campionessa d’Europa 2011, col punteggio di 14–7.
Urlo, gioia, passerella sotto le tribune ed applausi delineano il quadro di un’impresa: mai nessun atleta, infatti, aveva vinto prima di oggi sei, ripetiamo sei Campionati del Mondo di scherma.
“Non mi nascondo: oggi volevo vincere e ho vinto– ha detto a fine gara Valentina Vezzali– e sono felice perchè ho ritrovato me stessa, quella grinta e quella concentrazione che oggi mi hanno permesso di salire sul podio. La serenità interiore è il vero segreto. Quando stai bene con te stessa è come se tutto il Mondo contribuisse al tuo benessere. Quando invece c’è qualcosa che non ti fa stare bene con te, allora va tutto male”.
Elisa Di Francisca, al suo fianco sul podio, ha un sorriso un po’ amaro: “E’ comunque una medaglia d’argento e vale tanto– ha dichiarato la campionessa marchigiana che in questa stagione aveva sconfitto la rivale nei Campionati Italiani e negli Europei – e sfidare Valentina è sempre difficile. Oggi, con estrema sincerità, devo dire che non ho capito proprio niente!”.
E dire che il percorso di gara di Elisa Di Francisca era stato da vera cannibale: nel match di esordio aveva rifilato un sonoro 15–0 la greca Kontareli e di seguito 15–7 alla tedesca Waechter e 15–7 la cinese Liu agli ottavi. Identico punteggio contro la russa Eugenia Lamonova nei quarti e 15–8 contro la numero 3 del Mondo, la coreana Hyun Hee Nam Nam in semifinale.
Per la jesina arriva, però, la matematica vittoria della Coppa del Mondo di categoria, alla luce del secondo posto in questo Campionato Mondiale.
Grande rammarico, invece, per Ilaria Salvatori, fermatasi ai piedi del podio, perchè sconfitta ai quarti dalla Nam per 15–8, ma soprattutto per Arianna Errigo. La vicecampionessa del Mondo 2010, non è andata oltre al primo turno, essendo stata sconfitta per 15–13 dalla francese Virginie Ujlaky: “E’ stata una giornata storta– ha dichiarato amareggiata la talentuosa atleta che risiede a Muggiò– dove non sono riuscita a ricavare un ragno dal buco. Probabilmente avrò messo a segno solo due stoccate per come avrei voluto io”.
Ma le straordinarie emozioni sono giunte anche dalla sciabola maschile. Qui il protagonista assoluto è stato Aldo Montano. Il suo salto di gioia non lo si vedeva da Atene2004. Al “Palaghiaccio” lo si è rivisto per ben due volte: al termine della semifinale contro il coreano Gu, il terzo affrontato e superato oggi, e poi dopo la finale vinta per 15–13 contro il temutissimo tedesco Nicolas Limbach.
Prestazione strepitosa quella di Aldo Montano che dimostra come “quando voi – dice rivolgendosi ai giornalisti in zona mista– mi davate per finito, sbagliavate!”. E dire che, alla vigilia, l’infiammazione fastidiosa al tendine peroneo della caviglia sinistra sembrava compromettere la prestazione dello schermidore più atteso dal pubblico. Invece, Aldo ha smentito tutti, anche il padre “che – ha confessato il neo campione del Mondo– non è venuto in Sicilia perchè non credeva nelle mie possibilità”.
Che Montano fosse in forma lo hanno dimostrato già i primi assalti di giornata contro il turco Firat (15–6) e il coreano Oh (15–8). Nel tabellone dei 16, arriva il franco successo contro il canadese Beaudry per 15–6. Ai quarti ancora un coreano: il numero 1 del tabellone, il coreano Won. Montano segna un parziale di 10–1, poi subisce il recupero dell’orientale, ma il distacco è tanto e tale da poter chiudere la contesa col definitivo 15–8.
In semifinale ancora un coreano, il terzo: Bon Gil Gu. Qui arriva la vittoria per 15–12 e poi la finale per 15–13, con il coro “Al-Do, Al-Do” scandito a gran voce al “Palaghiacchio”, dal tifo caldo e passionale del profondo sud e dei siciliani in particolare, sanno esprimere.
Ad attenderlo, infine, solo il gradino più alto del podio e l’inno di Mameli sul quale scappano le prime lacrime che, via via diventano un pianto che regala l’ennesima emozione. A porgergli la spalla per nascondere le lacrime, è Gigi Tarantino, al suo fianco sul podio, ma con al collo una medaglia color bronzo. “Speriamo che Aldo pianga anche dopo la prova a squadre…così poi piangiamo tutti” scherza il napoletano riferendosi al prossimo obiettivo della sciabola azzurra.
Luigi Tarantino è stato l’altro protagonista di giornata, in quello che lui stesso ha detto essere l’ultimo Mondiale, sale in pedana “affamato”. Lo si intuisce dall’esordio, quando regola per 15–3 il colombiano Gonzalez. Poi è la volta del cinese Zhong, superato 15–10 e, successivamente, del russo Kovalev sconfitto 15–8. Ai quarti affronta il bielorusso Lapkes, eliminato col punteggio di 15–7. La semifinale lo vede sfidare il tedesco Limbach. Tarantino lotta, va sotto e poi recupera sino a portarsi al 12–8 in suo vantaggio. Poi “l’arbitro ci ha forse messo del suo” come dirà lui stesso a fine gara. 15–12 e medaglia di bronzo, ma soprattutto applausi e “chapeau” ad un interprete straordinario della sciabola italiana.
Gli altri due azzurri, Diego Occhiuzzi e Giampiero Pastore si sono fermati al tabellone dei 16, sconfitti rispettivamente 15–9 dal russo Reshetnikov e 15–12 da Limbach.
Dalle pedane di scherma paralimpica arriva invece un pizzico di rammarico. Loredana Trigilia non va oltre al tabellone delle 16 nella prova di fioretto femminile, categoria A, dove è stata sconfitta dalla russa Olga Irneva, vincitrice per 15–10. La Trigilia aveva concluso il girone con 3 vittorie e due sconfitte, conquistandosi così l’accesso diretto nelle 16 saltando il turno delle 32.
E’ stato invece eliminato ai quarti Alessio Sarri. L’azzurro, nella prova di sciabola maschile categoria B, si è arreso al russo Aleksander Kurdzin 15–12 nei quarti, dopo essersi aggiudicato l’assalto dei 16 sul greco Emmanouil Bogdos 15–6. Sarri aveva chiuso in precedenza il girone con 5 vittorie e una sconfitta.
Saverio Albanese