In Italia è tempo di forti contestazioni, particolarmente sentite e motivate, ma a Messina lo è anche di divisioni all’interno del fronte di chi si sta opponendo fermamente alla manovra economica del Governo.
La manifestazione svoltasi nella città dello Stretto, organizzata dalla CGIL in oltre cento città italiane, è stata, come previsto, l’occasione per riunire partiti, associazioni e forze sociali contro la travagliata e discutibile azione che il Governo nazionale sta svolgendo nella stesura della legge di bilancio, finalizzata al superamento della crisi economica in atto.
Ed a far suscitare tanta indignazione non mancano certo i motivi dell’ultima ora, come quello dell’emendamento all’art.8 del Decreto sulla manovra, approvato in Commissione al Senato, con il quale, di fatto, viene svuotato nella sua essenza l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Vale a dire che, così facendo, verrebbe spianata la strada ai licenziamenti facili e ad altre iniziative aziendali, in accordo soltanto con le rappresentanze interne maggioritarie, in deroga ai contratti nazionali.
Ma perché deve essere intaccato il diritto dei lavoratori nell’ambito ed in prospettiva del pareggio di bilancio dello Stato? Questa, assieme a tantissime altre questioni, è stata l’oggetto dello sciopero, con le relative manifestazioni cui hanno partecipato – Messina compresa – anche i partiti d’opposizione, tranne quelli del “terzo polo”.
Nella città dello Stretto, il corteo, che ha visto anche la partecipazione di manifestanti proveniente dalla provincia giunti su numerosi pullman, è partito poco dopo le 10.00 da piazza Antonello, ed attraverso un percorso rettilineo, a dire il vero piuttosto breve, si è concluso a piazza del Popolo – F. Lo Sardo, dove dirigenti e rappresentanti sindacali si sono alternati al microfono predisposto sul palco allestito dagli organizzatori.
Da lì hanno dato il proprio contributo, attraverso interventi incentrati sulle molteplici problematiche, generali e specifiche, che riguardano i vari settori, Lillo Oceano, segretario provinciale della Cgil, Antonino Trino, della RSU delle strutture ospedaliere Papardo-Piemonte, Simone Mirabile, della RSU in forza alla raffineria di Milazzo, Anna Spanò, rappresentante sindacale in Prefettura, ed il rappresentante dei postali Carmelo Stancampiano. Ha concluso la schiera degli interventi programmati Mariella Maggio, segretaria regionale della CGIL che, come previsto, ha toccato tutti i temi più caldi del momento, sia in campo nazionale che regionale.
In evidenza i gravi rischi per i tagli nei servizi pubblici, nella scuola e nella sanità, le inadempienze nella lotta all’evasione fiscale, l’aumento delle tasse per lavoratori dipendenti e pensionati, la mancanza di iniziative che facciano di questa manovra una misura strutturale e non provvisoria ed avventata.
Lillo Oceano, senza mezzi termini, ha definito la manovra “iniqua, depressiva e vendicativa”, spiegando, in dettaglio, i “perché” di tale definizione.
Il segretario provinciale, ha poi, tra l’altro, lanciato un messaggio alle altre sigle sindacali, lontane dalla piazza, ponendo un condivisibile quesito: ”Se i sindacati non proclamano lo sciopero contro una manovra come questa, quando si deve scioperare in questo Paese?”.
Riferendosi, poi, alle gravi conseguenze in campo locale, relativamente ai servizi pubblici essenziali, Oceano enumera qualche cifra per niente rassicurante: ”Con questi tagli nella sola provincia di Messina saranno tolti ottanta milioni di trasferimenti ai comuni e sessanta solo a quello di Messina”.
Mariella Maggio fa la voce grossa quando parla dell’operato del Governo e delle incidenze di questa manovra nell’ambito di diritto alla salute: ”Riduce i livelli essenziali di assistenza, perseguita chi ha bisogno del pronto soccorso con un drastico aumento del ticket ed elimina la copertura statale dei farmaci”.
La segretaria regionale fa poi i nomi di coloro che ritiene tra i responsabili: ”Scaiola, prima e Romani, poi, hanno scippato al Mezzogiorno i fondi FAS per destinarli ai corporativismi territoriali delle quote latte e delle cricche legate alle faccende dell’Aquila”.
Parlando, inoltre, delle carenze delle infrastrutture tra cui “offrivano il Ponte come simbolo di sviluppo”, la Maggio sintetizza: ”E’ questo il Paese che vogliono.”
Solo dopo gli interventi “programmati”, che formalmente è giusto definire così, in appendice, a manifestazione praticamente conclusa, dopo che lo speaker aveva sciolto le righe ed invitato i partecipanti a raggiungere i pullman, è stato dato diritto di tribuna ai due giovani che rappresentavano l’UDU – Unione degli studenti Universitari, e la Rete No Ponte – Comunità dello Stretto.
Sulla base dello slogan “La crisi la paghino i ricchi”, titolo di un documento diffuso via internet ed attraverso volantini, i no-pontisti avevano comunicato la loro adesione al corteo costituendo un nucleo a sé, definito “spezzone dell’indignazione autorganizzato”, condividendo pienamente le ragioni della protesta, ma agendo in autonomia dalla “macchina” sindacale.
Una “minoranza”, insomma, che chiudeva il corteo e che ad un tratto, nel corso del comizio, dopo aver disposto il proprio striscione sotto il palco, ha chiesto di intervenire dai microfoni “ufficiali”, ma l’istanza è stata restituita al mittente.
A seguito di ciò, dal mezzo d’appoggio della Rete No Ponte, è partito un breve comizio “parallelo” che ha “infastidito” e fatto surriscaldare alcuni animi di parte sindacale con intervento del servizio d’ordine della CGIL, nonché di alcuni agenti di Polizia.
Dopo qualche mediazione si è raggiunto l’accordo sull’intervento finale, attraverso il quale Claudio Risitano, studente militante che si autodefinisce appartenente alla “generazione lavoro mai” ha letto e commentato il documento dei no-pontisti: “Ci siamo battuti, abbiamo occupato scuole e università per difendere il sapere, abbiamo difeso i nostri territori dall’aggressione della speculazione del cemento e della finanza, abbiamo difeso la nostra dignità in fabbrica, abbiamo continuato a migrare per pretendere una vita migliore, abbiamo difeso il bene comune”, ha detto il giovane tra tanti applausi, seppur provenienti da una piazza volutamente dimezzata ed a bandiere ormai ammainate.
Testi e foto: Corrado Speziale
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