I ricordi prendono corpo e forma sulla tastiera del Ipad.
Il tempo – sono passate decine di anni passati ed eravamo nel secolo scorso -, si scontra tra l’odore della nafta del trenino etneo con la velocità delle nuove connessioni d’internet – sempre più veloci.
Sembra una metafora di una Sicilia legata al tempo, alle tradizioni, fera nei suoi antichi problemi e le nuove forme di comunicazione che coinvolgono anche i flussi turistici divenuti più consapevoli, con voglia espressa di cultura, conoscenza e ben-essere….
E’ l’occasione per dedicarsi un week end, così vicino… così lontano.
Un viaggio a ritroso nella memoria, un racconto custodito per tantissimi anni.
I “viaggi” degli operai di inizio del secolo scorso, Dai nebrodi lle vallate catanesi, alle pendici dell’Etna.
Con cadenza sempre uguale, ripetitiva, ossesivamente costante.
L’orologio dle tempo, delle stagioni, della loro vita.
Loro con il sacco sull’omero o sulla spalla per portarsi dietro le piccole cose che gli servivano per il viaggio … consapevoli che sarebbero tornati presto a casa, magari ritrovando un altro figlio per la moglie lasciata incinta, oppure il figlio ritornato dopo la “leva” che aveva regalato allo Stato, all’Italia, diciotto mesi, della propria vita.
Il primo
Si faceva a gennaio tempo di semina, si partiva con il chiaro di luna, a piedi lungo la Statale 116, ora strada rotabile allora una mulattiera, scalzi, poveri ed infreddoliti.
L’unica loro ricchezza era il coraggio e la voglia di emergere e sopravvivere; lungo questo percorso – – salendo verso Floresta, tra la nebbia – i canti facevano eco alla notte e si arrivava a Randazzo alle prime luci dell’alba.
Qui li aspettava la “vetturina”: un trenino che compiva ieri come oggi, il periplo dell’Etna.
Un tracciato ferroviario, a scartamento ridotto, che istituito alla fine del 1800 fa sempre lo stesso tragitto sulla strada ferrata che percorre i fianchi del vulcano.
Non sempre si faceva tutto il viaggio, si poteva scendere ad Adrano e proseguire per le grandi masserie dell’entroterra verso quello che da lì a pochi mesi sarebbe stato il mare giallo.
Si dormiva nelle tholos, i rifugi circolari di pietra, qui, all’interno, ci si riparava dal freddo, ognuno nrestava fermo nel proprio giaciglio, a turno si badava che il fuoco non si spegnesse.
Un vecchio – quanto saggio – detto siciliano recita:“sopra la neve fame sotto la neve pane”, cosi si iniziava il lavoro in quei nei campi.
Il secondo.
L’altro viaggio era a settembre per la vendemmia.
Tutti tutti i paesi attorno al vulcano sono interessati.
Il 38°paralello regala il sole, ma qui la natura fa altro, il terreno secco e la roccia lavica che sfaldanosi regala minerali e zoto, rendono le vigne sapide di gusto il vino diventa vellutato, forte, gustoso. Un nettare per il Dio Vulcano, per i Cicopi e gli schiavi che forgiavano le lame più taglienti dentro le forge dei crateri etnei.
Anche in questa stagione, quella del raccolto, sotto un sole tipicamente estivo, si lavorava in condizioni disumane, e ancora la vera protagonista dei ricordi, dei racconti è lei: la vetturina.
Oggi la “circumetnea”è meta ambita dei turisti stranieri che conoscendo la storia di questo mezzo rimasto uguale nel tempo amano usarla per percorrere, attraverso le trenta stazione che la punteggiano, i poco più di cento km del suo tracciato.
Non è difficile salirci sopra basta arrivare a Giarre o Catania e iniziare il percorso.
Il paesaggio è diverso, ora il pistacchio fà da padrone come anche la vigna, certo non si vedono più operai scalzi, ma turisti molto curiosi che scendono a quasi tutte le fermate per poi visitare i luoghi di maggiore interesse e attendere la prossima coincidenza, cosi per tutto il giorno e tutti i giorni, rrivando fino a quota 976 slm nei pressi di Rocca Calanna, ed attraversando, oasi di frescura, le gallerie di Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Adrano, Rocca Calanna (263,82 m). Un percorso, dal lento incendere, con una pendenza massima del 36 per mille ed una velocità che non supera mai i 35 Kmh.
E’ bello andarci ad ottobre, partire da Giarre o Catania arrivare a Bronte; qui si può partecipare alla straordinaria sagra del pistacchio che nel tempo si è guadagnato il titolo di eccellenza per la buona tavola imbandita e gustare anche il gelato.
Il pistacchio in queste zone è divenatto l’oro verde.
Fresco o tostato, a seconda dell’esigenza, non teme la concorrenza dei pistacchi turchi o tunisini.Il terreno, come per l’uva, fa la differenza, e durante la sagra nella piazza e nel centro storico di Bronte vengono allestiti stand animati da curiosi personaggi che fanno rivivere la realtà contadina legata a questi luoghi.
La vendemmia, la più antica delle tradizione, oggi è “monopolizzata “ dagli stranieri, hanno aquitato i filari dei vignete, le quote agricole, e molti di loro hanno investito alle falde del cratere producendo del buon vino da tavola.
Rosso rosato e in alcuni casi anche bianco.
La vendemmia è sempre tempo di festa per il vignaiolo e qui,portati dal “trenino” ci si può imbattere in delle bellissime feste di contrade dove alla fine della giornata il pasto ricreativo rigenera il patto di ripetto tra l’uomo è la sua terra (non si spendono più di 25,00 euro).
Sono qusti itinerari del gusto fattibili per tutta la settimana, ma mai – consigliano – di domenica troppo inflazionato e costruita a misura del turista “mordi e fuggi”.
Consigliamo vivamente questo viaggetto carino, ma che lascia il segno, nell’entroterra siciliano spesso dimenticato ecomunque fuori dai grandi circuiti turistici, che regala un paesaggio a volte scuro come la terra ma dai forti contrasti come il giallo elle ginestre, i violacei e l’arancio dei “bastarduna” – i grossi fichi d’india tipici della zona – ed i rosi delle distese di papavero che si mischiano con il profumo del mosto e della zagaraavvolti nel ronzare delle api che qui regalano uno dei milei piùpregiati della terra.
Un mkix che rende piacevole – in ogni tempo – una giornata fuori porta.
L’Agnzia Turistica T&T di Brolo può fornire e confezionare un viaggio personalizzato e su misura per ogni esigenza, dal lunedì al sabato, a seconda la destinazione dalla quale si vuole partire e dove si vuole arrivare.
Teresa Tripiciano
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