QUANDO SI E’ STRONZI – A Messina portati via i peluches di un albero speciale. Quello del reparto di Pediatria del Policlinico
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QUANDO SI E’ STRONZI – A Messina portati via i peluches di un albero speciale. Quello del reparto di Pediatria del Policlinico

Era stato allestito dall’associazione Abc-Amici dei Bimbi in Corsia. Era un albero speciale per portare un po’ di allegria nel reparto di Pediatria del Policlinico. Poi il trionfo dell’inciviltà più becera… è arrivato chi l’ha spogliato. E a seguire un’analisi  lucida e impietosa  su Messina…”Città a volte strana”?

 

 

 

«Questo è quello che è rimasto dell’albero di Natale fatto per i bambini. Sono stati rubati tutti i peluches. Anche quelli attaccati al tetto. Una vera vergogna che ciascuno pensi di fare quanto vuole con un bene messo a disposizione per la comunità».

E’ l’amaro sfogo di Deborah Correnti dell’Abc-Associazione dei Bimbi in Corsia che si occupa dei piccoli pazienti del reparto Pediatrico del Policlinico.

Quello è ciò che resta di un albero di Natale speciale, un albero allestito per portare luce in un luogo di sofferenza, un albero simbolo dei sorrisi che i volontari dell’associazione provano a portare ai bimbi ricoverati al Policlinico e alle loro famiglie.

Di fronte ad un’immagine così resta solo profonda tristezza – scrive Francesca Stornante oggi su Tempo Stretto denunciandone l’accaduto  nel pezzo che riportiamo qui appresso  –  Non ci sono parole per descrivere un gesto così vile, meschino e privo di ogni umanità.

Quell’albero di Natale è un gesto donato ad una comunità diversa, indifesa, speciale. Ma evidentemente in una città a volte strana come Messina, non ci si ferma neanche di fronte alla sofferenza.

Su quell’albero c’erano solo tanti peluches. Un valore economico praticamente irrisorio, ma dall’immenso significato per chi ha dovuto trascorrere le feste da poco concluse tra i corridoi di un ospedale.

Ogni anno l’Abc allestisce quell’albero all’ingresso del reparto di Pediatria per portare un po’ di Natale anche a quei bimbi che non potranno trascorrerlo a casa. Insieme alle tante iniziative organizzate per i piccoli pazienti, è un piccolo grande gesto per rendere meno pesante la degenza in ospedale, che diventa ancora più dura durante le feste.

L’idea era di lasciarlo ancora per qualche giorno, proprio perché portava allegria. Ma qualcuno ha pensato di portare via i colori e i sorrisi che quei peluches rappresentavano. Peluches che erano stati fissati con delle fascette, quindi chi ha agito lo ha fatto proprio con la chiara intenzione di portarli via.

Inciviltà, menefreghismo, disinteresse totale per quella comunità di bimbi che soffre. L’albero non c’è più, qualcuno ha “spento le sue luci”. Resta solo l’amarezza per un gesto che non può trovare alcuna spiegazione.

Un analisi impietosa, che allarga alla città, la fa anche una prossima laureata in medicina, che quelle corsie frequenta ogni giorno:

Scrive Arianna, nel suo post su facebook:

“Città a volte strana”?

Questa è una città senza speranza, una città che merita una calamità naturale per eliminare il marcio che c’è nella gente che la popola, che non ha idea di cosa sia la civiltà, il rispetto dell’altro e del posto in cui vive.

E poi ci si chiede perché i migliori se ne vanno: perché i “migliori” sono la stragrande minoranza e avrà sempre la meglio la gran massa di cavernicoli che popola questa città, che vuole a tutti i costi imbruttirla.

Che speranza dovrei vedere in Messina, se si arriva a dei gesti così meschini, come rubare dei peluche in un ospedale pediatrico, o rubare dei piccoli abeti nella via dei Mille, più e più volte?

Questa città non sarà mai civile, mai pulita, mai riuscirà a sollevarsi se continuerà a viverci gentaglia, come adesso.

E non troviamo il capro espiatorio negli immigrati, perché il messinese è il primo che butta le carte per terra, il primo che compie atti vandalici.

Io devo scappare da questa città, per regalare un posto migliore ai miei figli, ché qui credo non ci saranno progressi, almeno non in un imminente futuro.

18 Gennaio 2018

Autore:

redazione


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