Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano
Oggi la nostra collaboratrice Giulia Quaranta Provenzano, anche critica d’arte e songwriter-filosofa, ci propone l’intervista all’artista che ha affermato: “Ho sviluppato molto la mia creatività perché ho passato tantissimo tempo da solo e la musica è stata una spalla su cui piangere, ridere e appoggiarmi nel momento del bisogno”. Classe 2001, Simon Cole è originario del Piemonte ma ha già vissuto e fatto esperienza in America…
Buongiorno e piacere! Simone Vergani all’anagrafe, hai scelto come nome d’arte Simon Cole. Ebbene, ti domando subito qual è il cosiddetto motore interiore che ti ha portato a intraprendere questo tuo viaggio nella musica e ciò in relazione anche al tuo pseudonimo. “Ciao Giulia, piacere mio! Diciamo che, in generale, sono sempre stato molto solo – mi è mancata la possibilità di avere qualcuno con cui aprirmi e condividere le mie emozioni e i miei pensieri più profondi. La musica mi ha permesso di esprimermi ed è stata una spalla su cui piangere, ridere e appoggiarmi nel momento del bisogno”.
Originario di Alessandria, ho letto che la tua musica è nata in Texas – dove, a partire dal 2018, hai abitato per alcuni anni. L’ambiente geografico e sociale (compreso quello familiare) e l’epoca in cui hai vissuto e oggi vivi, ma altresì i primi input ricevuti durante l’infanzia, quanto e in che modo sono stati e sono o no fonte d’ispirazione e determinanti per la tua creatività? “Le persone che ho conosciuto, i luoghi che ho visitato, le emozioni che ho provato e tutto ciò che finora ha fatto parte della mia vita ha contribuito alla nascita dei miei brani musicali. Non credo che sia un caso il fatto che la mia musica sia partita dal Texas… Gli Stati Uniti sono un posto unico dove tutto sembra possibile, anche i sogni più grandi, lì l’ispirazione è sempre altissima”.
A proposito di Texas e della città di Denton, come mai ti eri trasferito lì? Inoltre, se non ho frainteso, è negli States che la tua relazione a distanza con una ragazza è naufragata – tant’è che hai affermato <<(…) mi sono sentito perso e solo; ero da poco arrivato negli USA e, oltre a non parlare bene la lingua, non conoscevo quasi nessuno quindi non avevo modo di sfogarmi. Mi è sorta così l’idea di scrivere una canzone (…) e, spinto dal fatto che un compagno di scuola mi aveva da poco introdotto al mondo di SoundCloud, creai il mio primo brano>>. Da piccolo invece a cosa, forse, immaginavi di dedicarti una volta divenuto adulto e che bambino sei stato? “Mi sono trasferito a Denton per motivi di studio e lì, come hai giustamente detto tu, sono stato introdotto al mondo di SoundCloud che mi ha mostrato come sia possibile pubblicare musica in modo indipendente ossia senza la necessità di affittare studi di registrazione e pagare cifre folli. Sono sempre stato un bambino creativo, ho provato tante cose, ho avuto tanti sogni e ho cambiato idea varie volte su cosa e su chi volessi essere “da grande”. Ho sviluppato molto la creatività perché ho passato tantissimo tempo da solo quindi film, videogiochi, libri e musica mi hanno istruito a diverse forme d’arte e hanno sviluppato appunto la mia creatività e la mia fantasia”.
Cosa rappresenta per te la bellezza e cosa la musica e quale ritieni che sia il loro principale pregio e potere? “Per quello che concerne la bellezza, non so rispondere alla domanda. Per quanto riguarda la musica, invece, credo che il suo potere più grande sia quello di donare la possibilità e un modo per esprimersi e comunicare totalmente unico… in grado di toccare corde che altri metodi di comunicazioni e forme d’arte non riescono appunto a toccare, né raggiungono”.
Quali sensazioni ed emozioni provi quando scrivi e canti e vi è un modus operandi che solitamente adotti, ovverosia in base a cosa e come procedi nella genesi delle tue tracce? E i ricordi, la pianificazione e la progettualità, la sperimentazione e l’osare, la razionalità e l’istinto quanto sono rilevanti nella tua quotidianità in ambito musicale? “La fase di scrittura dei miei brani è un processo molto intimo e privato. Creo musica solamente quando sono da solo e, quando lo faccio, provo tutta una serie di emozioni diverse a seconda del tema di cui sto scrivendo o cantando. Nella mia fase creativa non c’è molta pianificazione in realtà, di solito seguo l’istinto e mi faccio trasportare. Adoro sperimentare infatti, sul computer, ho tantissimi brani inediti di generi in cui mi sento davvero un novellino… però uscire dalla propria zona di comfort è utile e alimenta la creatività”.
Quale ipotizzi che sia la tua peculiarità artistica e quale supponi che sia la caratteristica più apprezzata da coloro con i quali collabori, nonché dai tuoi ascoltatori? “Questa è una domanda difficile, non lo so quale sia la mia peculiarità artistica… solo gli ascoltatori possono rispondere. Sto lavorando molto su me stesso e sulla mia musica, vorrei far trasparire il più possibile la mia unicità in modo tale da distinguermi totalmente dagli altri cantanti e cantautori”.
C’è qualche tuo collega che stimi particolarmente e con il quale saresti propenso a lavorare assieme? E cosa ne pensi, qualora tu lo abbia seguito, del Festival di Sanremo 2023? C’è stato qualcuno che ti ha favorevolmente colpito e, in caso affermativo, come mai? “Il mio sogno è lavorare insieme a Post Malone, artista che stimo moltissimo a livello professionale e altresì personale. Quest’anno, per la prima volta in vita mia, ho seguito – anche se un pochino “a tratti” – il Festival di Sanremo… ho ascoltato parecchi brani interessanti e, tolti quelli dei vincitori, ho apprezzato molto la canzone di Mara Sattei e di Gianluca Grignani e pure quella di Madame”.
Hai dichiarato altresì che il tuo primissimo brano nasce non nel 2018, ma durante il periodo della scuola media. Avevi infatti scritto un type beat per una ragazza che ti piaceva, tuttavia non l’hai mai pubblicato e non gliel’hai mai fatto sentire. A tuo dire in che rapporto stanno libertà, resilienza e coraggio? E in tutto ciò, benché io non voglia indurti ad alcuna preconfezionata categorizzazione riduttiva e ingabbiante, dal tuo punto di vista, cos’è l’Amore (sia esso amor proprio, per altre persone e animali, per idee e ideali, per situazioni, luoghi, attività e molto altro ancora)? “Esatto, la canzone si intitolava “Virus of Love” e l’avevo scritta per una ragazza che mi piaceva all’epoca. L’amore è complicato, è un sentimento pericoloso e ingannevole – credo che sia molto importante provarlo e approcciarvisi con attenzione, perché spesso porta più male che bene”.
Che cosa ne pensi dei social network e dei talent show e, a qualcuno di quest’ultimi, vi parteciperesti volentieri? Quale ruolo ti pare che giochi attualmente l’immagine visiva nella carriera di un cantante? Sei, ossia, dell’avviso che proprio l’immagine possa e debba veicolare efficacemente significati emozionali e intellettivi, d’impegno verso un qual certo “quid”, psicologici a riguardo di sé e di coloro con i quali ci si interfaccia e che ne sia un indicatore di verità? “I social network non mi piacciono e anzi li detesto, ma purtroppo sono obbligato a usarli perché fanno parte del sistema… Ci sono alcune regole da rispettare e, se si vuole giocare, non è possibile ignorarle. L’immagine che ha un artista ha sicuramente ormai superato, a livello d’importanza, la qualità e la profondità richiesta e tributata alla sua musica – certo ci sono ancora persone che vanno oltre la facciata, però sono una piccola minoranza. Avere un impatto visivo forte e unico è essenziale per poter diffondere la propria musica, sia essa di spessore o meno. Per quanto riguarda i talent, sono dell’avviso che siano un’ulteriore strada a disposizione degli artisti per farsi conoscere. Ognuno di noi deve valutare i pro e i contro di ogni strada e scegliere la migliore in base ai propri obiettivi”.
Infine, prima di salutarci, vuoi condividere con noi se hai qualche progetto in cantiere a stretto giro e talune eventuali novità in anteprima? “In questo periodo sto lavorando a tante cose, non solo in ambito musicale. Non mi sento però di rivelare alcunché, quindi approfitto dell’occasione soltanto per ringraziare tutte le persone che stanno ascoltando le mie canzoni e che mi supportano ogni giorno – i loro messaggi, video, audio, reazioni e sguardi sono il motivo per cui continuo a fare musica. Stiamo creando, così, una seconda famiglia e ciò mi rende tanto felice”.