SIMONE D’ANGELO – “Ogni modello ha il proprio modo di posare e le proprie espressioni e ciò, oltre ai tratti personali, rende unici e originali”
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SIMONE D’ANGELO – “Ogni modello ha il proprio modo di posare e le proprie espressioni e ciò, oltre ai tratti personali, rende unici e originali”

Intervista realizzata da Giulia Quaranta Provenzano

Oggi la blogger Giulia Quaranta Provenzano ci propone l’intervista al modello Simone D’Angelo, il quale si è un po’ raccontato…  

Ciao Simone e piacere di ritrovarti! La professione di modello è iniziata, per te, per gioco. Avevi infatti voglia di fare qualcosa di nuovo e dato che – diciassettenne – ti incuriosiva l’ambiente della moda, hai esordito allora in alcuni eventi e concorsi della tua città. Ebbene, proprio il gioco e l’ironia quale e quanto spazio hanno nella tua vita? “Ciao Giulia, piacere mio di ritrovarti! Io credo che senza ironia e senza gioco la vita diventerebbe un po’ pesante… tutti hanno bisogno di momenti in cui staccare la spina e non pensare, dei momenti per sé, di svago. Le domande sul mio domani mi occupano la maggior parte del tempo, ma cerco sempre di ritagliarmi dello spazio per distrarmi. La fortuna è che faccio un lavoro che mi piace e che mi diverte, mi dà tante soddisfazioni – l’unico problema sorge quando ti chiedono di ridere ed essere ironico sul set, però quel giorno il tuo stato d’animo è esattamente all’opposto”.

Citandoti, so che davanti all’obbiettivo fotografico – già da adolescente – ti sei sentito subito a tuo agio. Desidero dunque domandarti, di fronte a esso, se e come si può riuscire a coniugare l’essere se stessi e il rappresentare però fedelmente anche l’idea del fotografo o dell’azienda con cui si sta lavorando… “Ogni modello ha il proprio modo di posare e le proprie espressioni e ciò, oltre ai tratti personali, rende unici e originali. Il mood dello shooting viene scelto dal brand o dal fotografo, di conseguenza il posing sarà attinente alle disposizioni date. Di solito, negli shooting per i marchi è difficile esprimere se stessi… puoi metterci del tuo, ma non stai comunque raccontando con il corpo quello che vorresti dire in quel momento. È più facile esprimere la propria personalità quando non si hanno direttive”.

Da bambino desideravi diventare un calciatore, mentre oggi un top model. Ti sei mai chiesto questa tua volontà da cosa, probabilmente, è sorta e qual è la cosiddetta spinta che ti ha poi portato a impegnarti in un percorso volto a costruire una carriera in tale ambito? “Nutro una grande passione per quello che faccio e desidero lavorare con brand e artisti di rilievo e storici, ché voglio costruire un qualcosa dì importante intorno alla mia figura e non essere solo un semplice modello. So che ho le potenzialità per conseguire il mio obiettivo, ma so anche che non tutto dipende sempre e unicamente da me… bisogna avere la fortuna di essere visti e piacere alla persona giusta, nel momento giusto (casting-stagione). Non mi sono mai chiesto da dove parta questa mia voglia di arrivare, forse dal fatto che sono competitivo e non mi piace giocare solamente per “divertirmi” – ciò che tuttavia posso dire con certezza è che a ogni campagna che aggiungo al mio portfolio aumenta la mia voglia della successiva, è una droga”.   

Hai affermato che ai tuoi genitori hai fatto vivere alcuni momenti un po’ vivaci: hai voglia di raccontarci qualcosina a questo proposito e magari altresì qualche aneddoto che concerne la tua necessità di esplorare, fare, divertirti e non stare mai fermo poiché troppo relax ti innervosisce? Dal tuo punto di vista, il divertimento con quale situazione coincide? “Troppo relax m’innervosisce in quanto ho come l’impressione di perdere attimi preziosi e io odio perdere tempo, mi mette ansia ciò. La maggior parte delle mie giornate le passo a pensare al futuro e alla maniera di realizzarlo, vivo sempre proprio con la paura di avere poco tempo. So che quello che ho appena detto può spaventare, ma è anche il motivo per cui riesco a ottenere soddisfazioni in più ambiti e cioè perché non mi adagio mai sui cosiddetti allori. In questo momento i viaggi, Netflix e la pizza mi fanno stare benissimo”.

Ti sei laureato in Scienze Motorie dato che – per usare le tue medesime parole – lo sport ti accompagna da quando avevi sei anni d’età. Hai sottolineato, inoltre, che proprio lo sport ti ha insegnato l’importanza delle regole e dei valori fondamentali pertanto ci fai qualche esempio di ciò e di cosa, nella tua esistenza, funge da bussola? “Il rispetto per il prossimo, l’aiutare i compagni e il non mollare mai sono valori fondamentali per me. Quest’ultimo poi è il punto cardine a cui mi aggrappo continuamente, molte volte difatti la fine della salita è vicina ma capita di fermarsi a qualche centimetro dall’arrivo. Il seguire delle regole mi aiuta ad avere la giornata ordinata in modo tale, di conseguenza, di avere pure il mese programmato altresì tutto l’anno. Quando si pratica sport, tanto lo si apprende vivendo le varie situazioni. Il ruolo dell’allenatore è importantissimo, soprattutto se si ha a che fare con i bambini poiché, prima che allenatori, bisogna essere educatori… è necessario farli appassionare allo sport che stanno praticando, insegnando loro che ci si può divertire anche seguendo appunto delle regole sia sportive che più in generale a livello umano nei confronti persino degli avversari”.    

Ricordo che sei del parere che la bellezza sia un dono. Ebbene credi che esista il Bello universale, oppure non v’è possibilità d’oggettività nella valutazione di ciò che lo è e di ciò che non lo è (per il mondo classico, ad esempio, Bello era quello che lo è esteriormente ma solo se unitamente all’essere eleganti, educati e colti)? “Sinceramente, sposo il pensiero del mondo classico. Parlando di bellezza esteriore, ringrazio la moda per avermi fatto capire che a volte le nostre “imperfezioni” possono divenire i nostri punti di forza. Credo che la bellezza sia soggettiva, benché ci possano essere persone che fanno andare d’accordo la maggioranza… alla fine, tuttavia, la beltà per me resta una questione di gusti”. 

Hai sottolineato che – per quello che ti concerne – l’arte è la realizzazione fisica di un pensiero e che ami narrare storie, anche di breve durata, attraverso una sequenza fotografica. Quanto amor proprio e quanta generosità vi è nell’espressione del proprio mondo interiore, nella volontà di concretizzare in qualche modo una personale rappresentazione della realtà percepita e filtrata con occhi assertivi o interroganti (occhi che ci fanno da finestre sul mondo)? “Sono del parere che dietro il desiderio di rappresentare un pensiero con immagini, o comunque dargli vita, ci sia una grandissima voglia di realizzare i propri sogni e le proprie idee. Io amo il vintage, lo stile di quell’epoca, quel suo giallo che mi mette di buon umore e mi fa viaggiare con la mente come in un film. L’arte è un mondo che voglio approfondire e dunque cerco di frequentare posti dove la si respira così da trovare spunti e nuove idee… per ora è un ambiente che mi piace”.                                                                    ”.      

Si dice che l’ordine, che è a te tanto essenziale, si origini dal disordine. Vige ed è bene che esista una sorta di Tao secondo cui appunto l’ordine crea e fissa una forma, il disordine trasforma e permette il cambiamento accompagnando al consolidarsi di una nuova forma più attuale oppure hai idea che il tuo voler sempre e continuamente pianificare per ridurre al minimo l’improvvisazione sia ottimo poiché nell’incertezza non si dà vita ad alcunché di buono, né si riesce a essere al massimo creativi? “Anche questa credo che sia una cosa soggettiva, molte persone non fanno caso al disordine e in sua presenza ragionano bene lo stesso… io, nel disordine, non riesco a ragionare poiché la mia mente viene distratta – mentre il cambiamento dal disordinato all’ordinato mi rilassa. Per ridurre al minimo l’improvvisazione, creo dei “piani di riserva” però la pianificazione ha un limite e ci sono cose che non si possono prevedere (e, di conseguenza, bisogna essere bravi e veloci a ripianificare subito tutto)”.

La giornalista e psicologa Marcella Danon, in “Il Tao del disordine” (Feltrinelli, pagg. 131), sostiene che l’ordine sia la ragione e che il disordine sia eros. In tale ottica, quest’ultimo è un impulso positivo che – come anticipato nella domanda precedente – tutto muove e trasforma. La tua energia vitale da cosa ha origine, sorge e deriva? “Allenamento, dieta e riposo aiutano molto ma il voler vivere svolgendo il lavoro dei propri sogni – e farlo per circa quarant’anni – sono convinto che dia una bella “spinta” a tutto. Io non voglio fare il modello a vita, anche perché so che è impossibile, però mi piacerebbe rimanere nel settore e magari gestire il lavoro non direttamente da Milano. L’ordine, in questo caso, mi aiuta a programmare il futuro… certo, come tutti, anch’io ho avuto il mio momento di disordine e anzi ne ho avuti diversi in cui ho pensato che dovevo riprendere da dove avevo lasciato. Tali situazioni di caos e confusione, seppure riconosco che danno il via al cambiamento, resta il fatto che mi pongono in una situazione di disagio”.

Mettendo un attimo tra parentesi le vesti da modello e i vari contesti e le coordinate temporali e longitudinali, qual è il look e l’outfit che prediligi e che ti fa sentire perfettamente a tuo agio alla luce di quello che sei interiormente? “Sono innamorato del cappotto lungo nero, uso spesso jeans o pantaloni larghi e da tanti anni gli stivaletti Chelsea. L’anno scorso, tra varie ricerche, ho scoperto un brand made in Italy che si chiama Scarosso e credo che non l’abbandonerò più. Odio le camicie classiche e mi sento scomodo con l’abito elegante ma qualche volta, quando la situazione lo richiede, devo soffrire”.      

Hai ammesso che, se ci si sente bene con se stessi, lo noteranno tutti perché il corpo parla e che il segreto per rendere al meglio in ciò che si sta svolgendo è essere felici – in caso contrario, non si esprimerà mai al massimo il potenziale di un look. Per l’appunto la felicità, come la dipingeresti e cosa – prendendo a prestito il tuo brano preferito, ovvero “Make Me Believe Again” dei Nickelback – ti fa venir voglia di restare? “Ognuno trova la propria felicità in situazioni diverse e pure in momenti differenti della propria vita. In questo periodo, io sono felice… perché, oltre al raggiungimento di determinati obiettivi lavorativi, ho incontrato una persona speciale della quale sono innamorato. La prima delle due situazioni mi rende vivo da anni, la seconda è come un booster. Non esistono linee standard per sentirsi lieti, l’importante è fare ciò che ti fa stare bene nel momento in cui lo desideri. La canzone “Make Me Believe Again” è un credo nei confronti del mio sogno, è una sorte di fuga dai pensieri negativi ed è una mano tesa per risalire la china – mi dà un sacco di energia. Ogni volta che mi confermano un lavoro è come se buttassi benzina sul fuoco”.

Pensi che vi sia qualcosa/qualcuno di invisibile e altro dal terreno – e, in caso affermativo, ti sei mai domandato come può sussistere la tanto menzionata bontà, onnipresenza, onnipotenza e onniscienza di Dio di fronte ai mali non soltanto morali (causati e derivanti dagli uomini) ma naturali (come terremoti, inondazioni, malattie etc.)? “Più che a qualcuno, io mi appello a qualcosa… o meglio, valuto molto le situazioni giornaliere e come ci si pone nei confronti delle persone, della vita e del mondo in generale. Se si semina odio, si raccoglie tempesta – cerco, quindi, di essere sempre in credito e nel giusto. È difficile ma ci provo eppure, nonostante i miei sforzi, è impossibile riuscirci immancabilmente perché <<in terra non ci sono santi>> (questa frase me la sono tatuata)”.     

Ho notato che parecchi tuoi tatuaggi sono disegni di volatili, come mai? Tra questi, numerosi sono i corvi che hai scoperto che ricordano i volti della gente che li minaccia o maltratta e provano rancore verso costoro fino ad arrivare a generare “alleanze vendicative”. Tu, similmente, sei rancoroso o tendi a perdonare i torti subiti? “In generale, tendo a perdonare perché non ho voglia di perdere tempo in discussioni continue o litigi a vita ma non dimentico”.   

Hai un punto di riferimento e un’icona ai quali guardi con ammirazione? C’è, inoltre, qualche tuo collega e/o collega che stimi particolarmente e qualche artista, oltre a Salmo e Lazza, con cui vorresti lavorare? “Come espressività e attitude mi piacciono un sacco Sean O’Pry, Billy Huxley e Brad Pitt… lavorare al loro fianco non mi dispiacerebbe affatto e farlo a Los Angeles o a New York sarebbe ancora meglio”.  

Infine, prima di salutarci, ti domando come mai ami la carta stampata e l’essere letto e cosa ti ha sempre appassionato dei magazine. “L’essere letto è un po’ come l’essere preso ad esempio, l’essere studiato. Si legge e si guarda per capire e per apprendere. Sono appassionato di magazine per il fashion storytelling al loro interno, il mio è un discorso prettamente legato alle foto”.

5 Aprile 2023

Autore:

redazione


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