SINAGRA & SARACENA, un gemellaggio in nome di San Leone
Cronaca Regionale

SINAGRA & SARACENA, un gemellaggio in nome di San Leone

enza_mola_2La  Pro Loco di Sinagra organizza una Gita/Gemellaggio  a Saracena  in data 19 e 20 Febbraio 2011,  per assistere alla festa di S.Leone, patrono dei paesi.
Ad organizzare tutto è l’associzione turistica diretta da Enza Mola. La partenza da Sinagra è prevista per le ore 6,30 ed il ritorno a Sinagra il 20.2.2011 alle ore 11,30. Maggiori informazioni si potranno richiedere direttamente alla Pro Loco sinagrese.

Le origini di Saracena, nel parco del pollino, in calabria, si perdono nella foschia del passato ed acquistano sapore di leggenda.

Si vuole che discenda dall’Antica Sestio, fondata dagli Enotrii, come riferiscono Stradone,  Stefano di Bisanzio e  Padre Fiore, nella sua “Calabria Illustrata”, (così parla di Saracena) “Terra antichissima è la medesima che già fiorì col nome di Sestio, edificata dagli Enotrii”.

Secondo i calcoli del suddetto Padre Fiore, Sestio sarebbe stata fondata intorno al 2256 a.C., e nel 900 dell’era cristiana, venne conquistata dai Saraceni i quali vi fissarono la loro sede.

Ma poco dopo, l’esercito imperiale di Costantinopoli assalì e distrusse la città. A ricordo di questa leggenda, raffigurata anche in un antico affresco sul frontespizio della cappella di S. Antonio e nella sacrestia di S. Maria del Gamio, nel timbro comunale e nel gonfalone di Saracena, viene raffigurata una donna che fugge, avvolta in un lenzuolo, con intorno la scritta: “Universitas terrae Saracinae”.

Il nuovo paese, sorto successivamente intorno al castello baronale, cinto di mura e fortificato di quattro  porte (   Porta del Vaglio,   Porta S. Pietro,   Porta Nuova e Porta dello Scarano ), con l’arrivo dei Normanni, diventò dominio feudale.

Il Feudo di Saracena, valutato quarantamila ducati, appartenne  ai Duchi di S. Marco e poi ai Principi di Bisignano. Alla fine del 1600 fu acquistato all’asta pubblica, per 45.000 ducati, dal Duca Laurenzana Gaetani, il quale, intorno al 1613, lo cedette ai Signori Pescara di Diano. Dopo la morte del Duca Pescara, avvenuta nel 1515, il Feudo di Saracena passò sotto il dominio dei Principi Spinelli di Scalea, dove vi rimase fino al 1806. Ma, il 14 Agosto di questo stesso anno, per volere di Napoleone Bonaparte, fu emanata la legge eversiva della feudalità, con la quale questa veniva abolita. I suoi feudatari abitarono  il maestoso castello fino al XIII secolo.

Edificato nel punto migliore del paese, abbracciava con la sua imponenza un ampio scorcio paesaggistico: le rive marine da quelle di Cerchiara fino a Capo dell’Alice, le montagne della Sila, la Valle di Cosenza e tutti i paesi che vi stanno intorno. Questo castello, originariamente era dimora di illustri personaggi, conteneva sale lussuosissime ricche di preziosi ornamenti; era bella a vedersi soprattutto la cosiddetta “ministalla”, cioè un ampio locale per cavalli.

Il Castello in seguito fu soggetto a devastazione, le mura e le torri furono distrutte e per poco compenso ne furono vendute le pietre, i mattoni e le travi. Un certo Leone Rotondaro acquistò l’intero edificio che fu restaurato ed adibito ad abitazione. Un manoscritto rinvenuto all’interno dello stesso castello ci fornisce notizie dettagliate sulla storia di quest’ultimo. Il manoscritto testimonia che il castello, di antichissima costruzione, era munito di torri e di molte uscite sotterranee ed era chiamato “Castello di Sestio” perché difendeva la città. Nel X secolo d.c. la città di Sestio, occupata dai Saraceni, fu presa dai Costantinopolitani (inviata dall’Imperatore d’Oriente) che distrussero la città.
Gli abitanti che riuscirono a sfuggire all’assalto si rifugiarono ai piedi del castello e intorno ad esso costruirono case; nacque così un piccolo paese chiamato “Saracina” in onore della donna saracina che aveva tenuto le sorti della città.
Questo paese fu fortificato, da mura e si fecero quattro porte con le torri, simili a quelle del castello per difendere il paese dagli assalti dei nemici. Anton Sanseverino alla fine dell’anno mille fece costruire il braccio che corrisponde all’attuale parrocchia di San Leone.
Altitudine: 606 m s.l.m.
Superficie: 111,51 km²
Abitanti: 4.092     31-05-2010
Densità: 37 ab./km²
Frazioni: Zoccalia
Comuni contigui: Altomonte, Castrovillari, Firmo, Lungro, Morano Calabro, Mormanno, Orsomarso, San Basile
CAP:     87010
Pref. telefonico:     0981
Nome abitanti:     saracenari
Santo patrono:     San Leone
Giorno festivo:     20 febbraio

Tradizioni e folclore

Il santo patrono, San Leone, viene festeggiato due volte l’anno, il 19/20 febbraio e la seconda domenica di agosto. In occasione dei festeggiamenti della sera del 19 febbraio i saracenari partecipano all’originale fiaccolata che attraversa tutto il centro storico del paese.
Durante la fiaccolata gli abitanti del paese rendono originale tale manifestazione con canti e balli popolari. La fiaccolata si conclude nella chiesa del santo patrono, dove tra canti e balli popolari si levano grida inneggianti al santo (“Viva Sant Liun’-semb’ Sant Liun'”).
Uscendo dalla chiesa ognuno ritorna al proprio “fucarazzo”, grande falò che si accende in ogni rione del paese, intorno al quale si balla e si mangiano i “cannaricoli”, dolci tipici, accompagnati da vino locale e dal rinomato moscato di Saracena.
In campo enologico, Saracena deve la sua fama in Calabria e in Italia alla produzione del moscato di Saracena, un vino passito da meditazione dal caratteristico profumo ottenuto dai vitigni Malvasia, Guarnaccia e Odoacra. Il Moscato di Saracena è un presidio Slow Food.
In località Piani di Novacco a 1311 metri di quota, esiste una pista per sci di fondo recentemente riaperta, ed un rifugio con ricettività per una ventina di persone.
D’estate la località è utilizzata per campeggio e pascolo ad alta quota.
Curiosità
Il video della canzone “Grande Sud” di Eugenio Bennato, diretto da Giuseppe Gagliardi, con la quale il cantante ha partecipato all’edizione del 2008 del festival di Sanremo, è stato girato per le vie di Saracena.
25 Gennaio 2011

Autore:

admin


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