SONIA ALFANO – Quando scrive sul caso Manca …”Il declino del sentire umano”
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SONIA ALFANO – Quando scrive sul caso Manca …”Il declino del sentire umano”

 

luciano_Armeli_filosofoattiliomancaSonia Alfano ha recentemente inviato una lettera al GIP del Tribunale di Viterbo chiedendo il suo intervento per dare la classica “smossa” ad una macchina della giustizia “lenta” ed è sempre stata un’attenta osservatrice del caso di Attilio Manca.

Nel libro di Luciano Armeli Iapichino,  da qualche giorno in libreria, ha scritto una delle due prefazioni, l’altra è di Nichi Vendola.

Ne pubblichiamo il testo per gentile concessione dell’editore Armenio di Brolo.

Sonia Alfano,domenica prossima, sarà presente alla sala multimediale “Rita Atria” di Brolo dove, alle 18,30, si presenterà il libro.

le_vene_violate_copertinaIl declino del sentire umano

di Sonia Alfano

 Questo libro si prefigge l’obiettivo di presentare la vittima innocente di una terribile storia di mafia e massoneria da un punto di vista completamente diverso dal solito. Non è la classica ricostruzione del caso giudiziario ma un’introspezione psicologica senza precedenti. In genere quando si parla di una vittima di mafia si racconta il ‘post mortem’: le indagini, le fasi processuali. In questo caso invece ci si sofferma sulle varie fasi della sua vita, in un turbinio di dettagli che potrebbero sembrare insignificanti e invece segnano una traccia nell’animo del lettore.

Attraverso il ricordo delle persone che sono state vicine ad Attilio Manca si costruisce il profilo psicologico della giovane vittima e si entra, pur sempre in punta di piedi, nella sfera del sentimento, lasciando trasparire tutta la sensibilità del giovane dottore, invitato a più riprese a non piangere.

Dopo aver letto questi passaggi, questi flashback, si ha come la sensazione di aver conosciuto il protagonista della storia, anche se magari non lo si è mai visto. Alla fine della lettura ci si sente come dopo un viaggio dal quale si è molto imparato. Uno di quei viaggi che ‘ti cambia qualcosa’. L’autore è stato molto abile nel trasformare in parole quelli che erano gesti, sguardi, emozioni.

Altrettanto abile è stato nell’affrontare lucidamente, come del resto nel suo precedente lavoro ‘Il Tiranno e l’Ignoranza’, la perversione dell’attuale baratro sociale.

È riuscito, con la sua straordinaria sensibilità intellettuale, a disegnare il mondo attraverso le parole, descrivendo perfettamente il declino del sentire umano con tutte le sue variabili: l’omertà, l’indifferenza, l’apatia.

Tutte protagoniste della agghiacciante storia di Attilio Manca. All’afflizione e amarezza di chi ha perso Attilio nel modo più brutale (e senza avere mai avuto giustizia) si contrappongono il tanfo e l’arretratezza culturale di chi ‘sa e non parla’ e di chi ha abbandonato una famiglia in preda ad un devastante dolore per godere di amicizie maggiormente fruttuose.

Luciano Armeli, da ottimo indagatore dell’animo umano, è riuscito a studiare le reazioni di tutti coloro che sono intervenuti nella narrazione, ma a mio avviso è riuscito anche e soprattutto a prevedere l’effetto di quest’esperimento letterario sul lettore.

Il libro riesce a tradurre la naturale rabbia per quanto accaduto al dottor Attilio Manca, vittima di quel letale sistema masso-mafioso che controlla la giustizia messinese, in un sentimento di condivisione del suo stesso dolore e di quello della sua famiglia, lasciando comunque spazio alla fantasia e trasmettendo emozioni molto forti.

Durante la narrazione si alternano momenti puramente commoventi ad altri che possono infondere nel lettore profonda rabbia e voglia di reagire alla cloroformizzazione della società attuale e in particolar modo a quella barcellonese-messinese, colpita da un coma indotto dai protagonisti del cosiddetto ‘rito peloritano’.

 

Sonia Alfano

 

Presidente dell’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia

16 Novembre 2011

Autore:

admin


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