Abbiamo incontrato la dottoressa Di Luca per chiederle di spiegarci cosa siano gli ecomusei, come possiamo preservarli e trasformarli in volono turistico per le comunità che ricadono nel territorio della Costa Saracena. Ho sintetizzato la sua ampia ed esaudiente risposta ai quesiti così:
Beni materiali e immateriali acquistano un valore nel tempo e per i posteri solo se recuperati e ben conservati. Complesso risulta essere il recupero e impegnativa la conservazione di questo patrimonio ed è stato l’ingegno e l’istinto umano che, nel corso dei secoli, hanno dato vita allo sviluppo di uno spazio museale, ovvero alla costruzione di un contenitore, in grado di accogliere al suo interno lo studio, l’analisi ma anche la divulgazione dei sedimenti, delle tracce lasciate dall’uomo sul cammino della sua storia, insomma di un museo a cielo aperto, l’Ecomuseo. Il prefisso “eco” non sta ad indicare un museo ecologico inteso come naturalistico, bensì guarda alla totalità del territorio, comprensiva di patrimonio culturale, storico, naturale e umano.
Il patrimonio non è più considerato come una collezione statica, bensì si allarga allo spazio e al paesaggio. L’ecomuseo, così concepito, diviene “uno specchio all’interno del quale una comunità può guardarsi e ritrovare la propria identità” ed è lo stesso specchio che viene offerto ai suoi ospiti per farsi meglio comprendere, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti e della sua intimità. Non un semplice museo quindi, ma “un’espressione dell’uomo e della natura, del tempo e dello spazio”.
Tutto ciò contribuisce alla costruzione di un’offerta diversificata, creando così le condizioni per generare un’attrazione turistica che si traduce in opportunità reale di sviluppo economico dell’intero territorio, vero e proprio obiettivo strategico dell’Ecomuseo. Oggi, il fenomeno ecomuseale è diventato una realtà internazionale che interessa in particolar modo la Francia, la prima nazione che ha fatto tesoro di questa grande innovazione. In Italia, terra ricca di patrimonio storico, culturale, ambientale e paesaggistico, l’istituzione ecomuseale arriva con un netto ritardo rispetto agli altri paesi europei. È nell’Italia settentrionale che si avviano i primi esperimenti che giungono, fra l’altro, soltanto nella seconda metà degli anni Novanta. La regione capofila che per prima ha riconosciuto l’importanza ed il valore degli ecomusei è il Piemonte nel 1995. Il centro sud d’Italia, rispetto al Settentrione non ha avuto un notevole sviluppo ecomuseale. Per quanto riguarda la Sicilia, autentico crogiolo di etnie e popoli c’è stata un’individuazione da parte del portale nazionale che ha riconosciuto alcune aree che si avvicinano agli Ecomusei, ma in mancanza di una legge regionale, essi non sono stati ancora formalmente istituiti. Quest’ottica di valorizzazione del territorio, è una prerogativa che ben si sposa con le moderne esigenze di promozione di diverse realtà locali: è il caso della Costa Saracena. Dall’analisi delle potenzialità di un territorio come la Costa Saracena, è nata l’idea di un nuovo modello di sviluppo incentrato proprio sulla forma ecomuseale:l’Ecomuseo della Costa Saracena, che costituirebbe una vera e propria novità per la Sicilia Nord-Orientale. La Costa Saracenasi colloca sul versante settentrionale della Sicilia, in provincia di Messina. Si estende tra il promontorio di Capo Calavà e la baia di San Giorgio fino alle spiagge di Piraino, Brolo e Capo d’Orlando con un entroterra ricco di storia, bellezze naturali ed artistiche, incastonate in paesaggi ed ambienti incontaminati. Il territorio comprende sette comuni: Gioiosa Marea, Sant’Angelo di Brolo, Piraino, Brolo, Ficarra, Naso e Capo d’Orlando. Il lavoro d’indagine e di rilievo svolto all’interno del territorio ha permesso di costruire un percorso geografico costituito da una rete d’itinerari incentrati su tematiche ben precise, mettendo in evidenza le caratteristiche che fanno parte dell’identità culturale delle comunità comprese nel territorio. Il percorso si sviluppa in cinque itinerari: 1. La Tonnara di San Giorgio, testimonianza della realtà marinara della piccola frazione di Gioiosa Marea. 2. Il Sentiero della Spiritualità di Sant’Angelo di Brolo, dedicato alla religiosità popolare. 3. La vita quotidiana dal Quattrocento al Novecento, itinerario etnografico sviluppato fra i comuni di Brolo e Piraino. 4. La via della Seta e della Pietra, cammino che ripercorre la storia e le tradizioni di Ficarra. 5. Architettura & dimore nobiliari, viaggio culturale attraverso i comuni di Naso e Capo d’Orlando. e Carlos Vinci ha commentato: L’Ecomuseo della Costa Saracena non solo costituisce un’occasione per non dimenticare quei segni che hanno forgiato un territorio, un paesaggio e la stessa personalità della collettività di questa splendida terra, ma può divenire a tutti gli effetti un importante fattore di sviluppo culturale, sociale ed economico, un fattore trainante per un nuovo rilancio del settore turistico nebroideo. fonte: nuovaitalia.com |