“Un’altra circolare di spostamento classi?” “Già, un’altra – mi dice la collega- perché purtroppo c’è stato un altro infortunio e una classe del linguistico dovrà trasferirsi al liceo classico, al primo piano, in biblioteca finché l’alunna non si sarà pienamente ristabilita”. “E come faranno a far lezione in biblioteca, che non ha banchi, ma solo un mobile centrale di consultazione con i ripiani obliqui, già sperimentato dalla II A del vecchio ordinamento in cui una studentessa si era infortunata ad un piede proprio quindici giorni fa?”. Purtroppo, dall’inizio dell’anno scolastico ben cinque studenti del liceo pattese si sono infortunati ed è stato un trasferimento continuo tra la sede del Linguistico e il Liceo Classico dove c’è, però, solo un’aula a piano terra. Eppure alcuni disagi avrebbero potuto essere attenuati o addirittura evitati, se si fosse considerato che nell’edificio dell’ISIS di via Trieste al primo terra sarebbero fruibili altre due aule, e che altri locali sono vuoti.
Il Dirigente, prof.ssa Grazia Gullotti Scalisi e tutti i docenti ritengono che se una comunità investe in un nuovo corso di studi, qual è il Liceo linguistico, sa di garantire opportunità concrete per le nuove professioni del terzo millennio, senza costringere tanti studenti che vogliono intraprendere lo studio delle lingue a rivolgersi ad altri istituti lontani da Patti. I 52 studenti iscritti sono una chiara testimonianza della fiducia delle famiglie nel nuovo corso di studi.
Nell’investimento culturale, pero, non devono crederci solo il Dirigente e i docenti, ma deve crederci tutta la collettività, e soprattutto le istituzioni, cercando di rendere possibile ciò che possibile è, ovvero la fruizione di spazi più consoni alle esigenze del nascente indirizzo di studi. Che dire del fatto che nella sede del “Gepy Faranda” gli ospiti del Liceo Linguistico “V.E.III” non hanno nemmeno una stanzetta in cui collocare un tavolo e un armadio per qualche apparecchiatura didattica? Che a stento in un corridoio ha la sua sede di servizio il collaboratore scolastico, che su un banco ha il registro per la firma dei professori? Perché si continua a procedere con investimenti sbagliati che, fra l’altro, depauperano e offendono i contribuenti, che pagano le tasse per una scuola pubblica sicura che non c’è?
Malgrado tutti questi disagi gli allievi sono contenti e fiduciosi nella qualità della didattica da sempre garantita dal Liceo pattese, ed è stato molto interessante leggere, tra le composizioni di inizio anno sui loro sogni nel cassetto, idee chiare e convinte: dal traduttore, all’interprete, al musicista che è cosciente di quanto le lingue straniere siano importanti in un mondo globale, al reporter, a professioni che garantiscano la possibilità di conoscere il mondo e viaggiare, ecco i tanti sbocchi a cui ambiscono i nostri giovanissimi iscritti. Fra l’altro, studi sul cervello mostrano che il design di un ambiente può influire sul nostro stato fisico e mentale, contribuendo a far rilassare e a sentirsi a proprio agio o stimolando la concentrazione e la focalizzazione su un compito, favorendo persino la creatività.
Se già è penalizzante per il liceo pattese essere diviso in plessi, è davvero una doppia e ingiustificata penalizzazione non poter fruire di spazi che esistono e che possono migliorare la qualità di vita degli studenti con spazi più adeguati che comprendano l’intera ala. Si eviterebbero così inutili spostamenti di plesso, che creano disagi anche ai docenti divisi in più sedi e per i quali l’orario era stato concepito con un assetto diverso delle classi.
Per fortuna o purtroppo gli studenti del liceo pattese non sono soli: il tre ottobre all’Università di Torino nell’aula del dipartimento di via Giolitti 300 studenti erano stipati in un’ aula con solo 90 posti a sedere. Così ammassati li hanno trovati i Carabinieri, i Vigili del Fuoco e la Polizia, che gli studenti hanno chiamato per segnalare l’insostenibilità della situazione. Amara immagine di un paese che non investe nel futuro.
Maria Lucia Lo Presti