La Filarmonica Laudamo Creative Orchestra, diretta da Luciano Troja e Giancarlo Mazzù, si è esibita nell’ambito della stagione estiva del Teatro Nike al Parco Archeologico di Giardini Naxos, con uno special guest d’eccezione: il sassofonista argentino Javier Girotto.
di Corrado Speziale
L’ensemble ha proposto un repertorio che ha compreso gli ultimi progetti della “Creative”, tra Monk e Musiche per il Museo, unito alle composizioni di Girotto, ulteriormente arricchite dal contributo di solisti come Carmelo Coglitore e Carlo Nicita.
La Creative della Filarmonica Laudamo continua ad appassionare tutte e tutti coloro che non danno limiti agli orizzonti, su ogni dimensione e latitudine, e amano spaziare nel tempo. Perché mai come questa volta, a memoria di chi ascolta e osserva, l’ensemble dell’area dello Stretto, la cui storia e notorietà sono legate soprattutto alle scuole e avanguardie jazz statunitensi, specialmente newyorkesi, ha dato vita a qualcosa di nuovo e per l’ennesima volta di “speciale”. Un motivo su tutti: l’aver scoperto e ritagliato intorno a sé per una sera uno spazio ideale dove al fianco delle composizioni di Thelonious Monk, Luciano Troja, Giancarlo Mazzù e Carlo Nicita ha trovato posto l’anima latina di Javier Girotto. D’altronde, la Filarmonica Laudamo Creative Orchestra si contraddistingue per la sua mission attraverso la quale da dieci anni mira ad attraversare ed esplorare i continenti viaggiando oltreoceano, cogliendo ed elaborando linguaggi non convenzionali, senza tuttavia mai tralasciare ciò che da sempre vive ed appassiona nel solco della grande tradizione. Stavolta lo fa anche in direzione sud, incrociando la propria storia con quella di Javier Girotto, grande sassofonista argentino che da anni vive e opera in Italia, fondatore degli Aires Tango, con cui ha arricchito il jazz contemporaneo di contaminazioni ed esperienze.
Questa la formazione che giovedì sera si è esibita nell’ambito del cartellone estivo del Teatro Nike del Parco Archeologico di Giardini Naxos, allestito dalla direttrice artistica Simona Celi, in cui è stata scritta questa nuova appassionante pagina di storia: Giancarlo Mazzù, chitarra, direzione; Luciano Troja, pianoforte, direzione; Javier Girotto, sax soprano; Rosalba Lazzarotto, voce; Antonino Cicero, fagotto; Carlo Nicita, flauti; Carmelo Coglitore, clarinetti; Maria Merlino, sax alto, sax baritono; Giovanni Randazzo, sax tenore; Daniele Colistra, sax tenore; Gabriele Freni, sax tenore; Demetrio Spagna, sax tenore; Giovanni Alibrandi, violino; Deborah Ferraro, arpa; Pierangelo La Spada, vibrafono; Nicolas Tognola, bandoneon; Alessandro Blanco, chitarra; Marcello Conti, pianoforte; Erika La Fauci, pianoforte; Domenico Mazza, basso elettrico; Filippo Bonaccorso, batteria; Fabrizio Franzini, batteria; Federico Saccà, batteria.
L’intro è anni Sessanta con Thelonious Monk: Straight no chaser. Sullo stesso solco e dello stesso Genio, balzando indietro di qualche anno, si passa ad Ask me now, dove a tratti Francesco Coglitore al clarinetto e Carlo Nicita al flauto fanno già sentire i propri incisi sullo sfondo del bandoneon di Nicolas Tognola, in mezzo a tanta avvolgente coralità dell’intero ensemble.
Con Madres de Plaza de Mayo di Javier Girotto ci si immerge nell’Argentina che fonde ricordo e sentimento: è melodia tangueira, con la Creative che costruisce e offre una propria impronta intorno al sax argentino in un crescendo appassionato.
Get up again di Giancarlo Mazzù, è stata scritta per una suite con Luciano Troja e Rocco John Iacovone nell’ambito della straordinaria tre giorni messinese di Musiche al Museo nella scorsa primavera. Dopo l’abbraccio tra il fagotto di Antonino Cicero e il bandoneon dell’amico Nicolas Tognola, prende quota un jazz totale, ritmato e brioso con Javier Girotto solista d’eccezione. L’intermezzo è eccentrico, in stile Creative, ed il finale a colori.
Anche l’Adagio di Luciano Troja, scritto per l’Adorazione dei Pastori di Caravaggio, proviene da Musiche per il Museo dello scorso aprile. Il flauto di Girotto è il valore aggiunto, sensazionale, perfettamente in tema con la preghiera dolce e appassionata che il brano esprime. Gli acuti di Girotto e Coglitore, in combinazione, faranno crescere di intensità l’Adorazione in questo rinnovato dipinto musicale, con un gran finale visionario, in dissolvenza, supportato magnificamente dall’orchestra.
Bemsha Swing di Monk, è preceduto da un assolo di Cicero al fagotto, con libertà espressiva dell’ensemble. Con Luciano Troja al piano, nel brano, brillantemente fuori dai canoni, emergono la chitarra di Giancarlo Mazzù e i tanti fiati, fino in fondo, con la combinazione Nicita – Girotto per una grande chiusura.
Abuela Cigarra di Carlo Nicita l’avevamo ben apprezzato in Water Dance di Straight Project, ma qui si va oltre. L’intro di Marcello Conti è entusiasmante. Le note del suo piano, profonde e delicate, risuonano per tutto il parco e proiettano il talento del giovane messinese verso mete importanti. Gli faranno seguito l’arpa di Deborah Ferraro e il violino di Giovanni Alibrandi. È un incedere corale ottimamente orchestrato, un tango lento e appassionato. Il flauto di Nicita e il bandoneon di Tognola si sposano magnificamente. Il finale di Girotto è la cornice perfetta per uno dei brani più applauditi della serata.
Con Round Midnight, riprendendo l’argomento Monk, non si poteva che consegnare il palco alla voce di Rosalba Lazzarotto, ricca di classe ed esperienza. Il duetto iniziale è con Marcello Conti. Poi sarà l’orchestra ad articolare il brano secondo quanto già dimostrato anche nell’appuntamento stagionale di Accordiacorde. Il valore aggiunto, stavolta è sempre Girotto.
L’ultima parte, con direzione e composizione di Javier Girotto, porta il segno con dedica ad Astor Piazzolla. Un brano costruito sul ricordo del mitico compositore argentino è stato adattato appositamente per la Creative. Al tempo di un avvolgente e coinvolgente tango jazz, l’orchestra ha chiuso il concerto, non prima d’aver regalato l’ultima performance con First Time di Luciano Troja da Any Morning, del 2019, allora realizzato in duo con Giancarlo Mazzù. Brano già traboccante di qualità che con l’orchestra esplode ulteriormente in un insieme di espressioni che preannunciano una Filarmonica Laudamo Creative Orchestra sempre più proiettata verso nuove, entusiasmanti esperienze.