TEATRO V.E. – La nuova stagione. Si apre con il Balletto di Milano con “Il Lago dei Cigni” nel segno della “libertà d’espressione”
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TEATRO V.E. – La nuova stagione. Si apre con il Balletto di Milano con “Il Lago dei Cigni” nel segno della “libertà d’espressione”

 

Messina – Il teatro V.E. ha aperto il sipario: Il Balletto di Milano con “Il Lago dei Cigni” nel segno della “libertà d’espressione”

 

Il balletto musicato da Tchaikovsky, nella nuova versione del coreografo estone Teet Kask, in scena al teatro Vittorio Emanuele, ha suscitato interesse e partecipazione. Protagonista Il Balletto di Milano, con un’eccellente produzione, in due atti e quattro scene, che vede alla direzione artistica Carlo Pesta, con scenografie di Marco Pesta e costumi di Akos Barat. Straordinari i ballerini, eccellenti artisti di una disciplina che ritorna al Teatro di Messina, la cui direzione artistica, per la musica, è affidata a Matteo Pappalardo. Nelle parti principali Alessia Campidori, Federico Mellai, Alessandro Orlando e Alessandro Torrielli. La narrazione originale è stata rivisitata da Kask, compenetrandosi nella “voce interiore” che ha “attraversato” il sentimento e i desideri dello stesso Tchaikovsky e del re – mecenate Ludwig II di Baviera. Per questo l’opera “rinviene” nel segno della “libertà d’espressione”: Siegfried è un artista che intende seguire il proprio cuore e i propri sogni, fuggendo dalle preordinate regole aristocratiche e borghesi del padre. Fuori dagli schemi originari, nell’opera il dramma è vissuto in un sogno, alla fine del quale tra il protagonista e la Dama Bianca trionferà l’amore.

 

Per organizzare la stagione abbiamo impiegato tanta fatica”, aveva detto Matteo Pappalardo alla presentazione del suo primo cartellone da direttore artistico della sezione musicale del Teatro V.E. di Messina. Perché in tema di “favole” che vanno in scena sul palco del teatro, oggi, in mezzo a mille problemi, il primo incantesimo che si rompe è proprio quello dell’apertura del sipario.

Ecco la prima.

E’ toccato al balletto aprire la stagione 2017/2018.

Evento che ha coinciso con la prima replica nazionale, dopo il Teatro di Milano, dove lo spettacolo ha registrato il tutto esaurito. Questa nuova versione de “Il Lago dei Cigni”, dal capolavoro musicale di P.I. Tchaikovsky, è una creazione del coreografo estone Teet Kask, per la compagnia Il Balletto di Milano. L’opera, in due atti e quattro scene, si avvale della direzione artistica di Carlo Pesta, scenografie di Marco Pesta e costumi di Akos Barat. Al “Vittorio Emanuele”, venerdì sera, in occasione della prima delle tre date messinesi, la platea era gremita.

L’ultimo spettacolo sarà domenica pomeriggio.

La versione di Kask, coraggioso nell’affrontare il classico pubblico dal “palato fine”, legato alla tradizione, ha superato brillantemente la prova: la prima e terza scena, che aprono entrambi gli atti, rispettivamente, la festa di compleanno del principe Siegfried e il ballo organizzato perché egli prendesse sposa, si presentano in chiave oltremodo “moderna”.

Ne vale un approccio gioviale, colorato, con belle presenze e atteggiamenti scenici che tendono ad attualizzare una “favola” d’altri tempi, resa metafora e consona a chi intende vivere inseguendo i propri sogni nell’intendo di realizzare le proprie aspettative. Una “contaminazione” che è il senso del lavoro di Kask, la “libertà d’espressione”.

Il tutto, bene incastonato nella tradizione dell’opera originaria, senza intaccare la magnificenza dei movimenti di Tchaikovsky, dagli splendidi “valse” alle suggestioni del ricorrente “Tema del Cigno”. Di grande effetto anche l’allestimento e le luci, straordinari i costumi. Altrettanto, purtroppo, non si può dire sulla qualità del suono, non all’altezza della produzione artistica. Un “difetto di casa”. Merita di più Tchaikovsky, ma soprattutto il pubblico del teatro che manifesta passione e interesse. Eccellenti gli artisti, i ballerini della compagnia. I principali: Alessia Campidori, nella parte della Dama Bianca, della Dama Nera e del Cigno; Federico Mellai, il principe Siegfried; Alessandro Orlando, il padre, al quale Teet Kask ha assegnato il ruolo del cattivo, il mago Von Rothbart; Alessandro Torrielli, nel ruolo di Benno, amico fidato di Siegfried. Grazia, bellezza, atteggiamenti scenici, passi, gesti artistici e soprattutto salti di tale qualità a Messina non se ne vedevano da tempo.

La trama è stata rivisitata e adattata da Kask secondo una narrazione nella quale il coreografo si è compenetrato nella “voce interiore” che ha “attraversato” il sentimento e i desideri dello stesso Tchaikovsky e del re – mecenate Ludwig II di Baviera. Per questo l’opera “rinviene” nel segno della “libertà d’espressione”. E’ in questo sillogismo, basato sul comune sentire tra il grandissimo compositore russo e l’appassionato visionario Ludwig, – “produttore”, a suo tempo, nientemeno che di Wagner – che Kask ritrova se stesso. E lo fa trasparire suo palco: “Lago dei Cigni”, con libertà d’espressione.

Il principe Siegfried è un artista che intende seguire il proprio cuore e i propri sogni, fuggendo dalle preordinate regole aristocratiche e borghesi del padre. Il rampollo di famiglia “deve” prendere per sposa una del suo rango. Da qui, il primo ballo, da cui dovrà venir fuori la “fortunata”. Siegfried, per questo, entra in una fase di sofferenza. Lo aiuterà l’amico Benno, che gli presenta una bellissima Dama Bianca. Ma sarà un amore impossibile. Restano, così, il timore e l’incubo per una vita falsata. Quindi, il sonno e il sogno. Il giovane “vede” suo padre come il cattivo mago Von Rothbart, artefice, nella versione originaria del racconto, dell’incantesimo su Odette, la ragazza/cigno. Interessante e suggestiva è l’origine del lago, creato dalle lacrime di chi non può seguire il proprio amore. Siegfried è perdutamente innamorato della “rinnovata” Odette, ossia la Dama Bianca, ma questa, di giorno, assieme alle sue amiche, si trasforma in cigno.

L’incantesimo permane. Ne consegue che la sposa del principe dovrà essere scelta attraverso il ballo al palazzo, organizzato dal padre, che orchestra il suo piano invitando una Dama Nera, cui dà le affascinanti e irresistibili sembianze della Dama Bianca. Le altre invitate al ballo non attraggono Siegfried che, ingannato, sceglie come sposa la Dama Nera. Così la Dama Bianca, sconvolta dal tradimento, si rassegna alla morte o a rimanere cigno per sempre, ma rinviene con il pentimento del principe, che così è perdonato. Tra il padre – Von Rothbart e il figlio nasce una colluttazione da cui ne fa le spese la Dama Bianca: è la morte del Cigno. Siegfried prova dolore e disperazione. Sarà Benno, l’amico fidato, a svegliare il principe da questo brutto sogno. Alla fine, tra il protagonista e la Dama Bianca trionferà l’amore.

E’ l’epilogo di una favola universale, senza tempo, una metafora di vita veicolata attraverso le suggestioni della danza del Balletto di Milano e la grandiosità dell’opera di Tchaikovsky.

Corrado Speziale

  

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19 Novembre 2017

Autore:

redazione


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