TEMPI & FOTO – Erano quelli del banchetto di libri “non conformi”
Cronaca Regionale

TEMPI & FOTO – Erano quelli del banchetto di libri “non conformi”

 

Non c’era ancora l’isola pedonale, esistevano le sezioni dei partiti, le federazioni politiche giovanili, i “Gruppi”, sicuramente meno consumismo e qualche ideale in più.

L’amministrazione del tempo volava a Fremantle e LegaAmbiente denunciva i primi abusivismi sul Monte. C’era anche una sezione, quella dei giovani missini attivissima.

Questa era la Capo d’Orlando del Gitan, anzi de “la Mela”, di Pepito, della Radio Libere, non c’erano le tvprivate, e il Movimento Sociale, quello di Peppino Mancari, dei Mantineo e dei Mangano, spostava la sua sezione da piazza Caracciolo a piazza Matteotti.

Non c’era allora nè Amazon nè altre librerie virtuali, che in tre giorni ti fanno arrivare a casa, lo scibile umano, anche quello appena pubblicato in Tanzania.

Per trovare un libro “alternativano” allora c’erano i banchetti.

Improvvisate librerie .. e c’era la voglia di ritrovarsi, anche per il gusto di essere contro.

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Una bandiera, i poster, i cd di musica celtica e quelli di Michele Di Fiò che qui aveva appena tenuto un concerto per “quattro figli della lupa”, ma soprattutto c’erano i libri non conformi – oggi si chiamano così –  per far entrate tanti in un mondo parallelo in cui passato e futuro si fondevano in un’atmosfera ideale e tipicamente studentesca, fatta di attivismo, celtiche d’oro al collo, e pochi altri – ma identificativi – segni esteriori.

La foto è stata scattata a Capo d’Orlando, a pochi metri dal Municipio.

I libri li aveva dati Janus, una casa editrice e di distribuzione catanese, qualcuno proveniva dalla libreria “La Piramide” di Messina, un centro meta-culturale, voluto da Giovanni Sturniolo e Daniele Tranchita, vicino, ideologicamente, a Pino Rauti  e divenuta subito un punto di ritrovo per tanti.

“La cultura non si può etichettare nè ghettizzare”, diceva Renato Lo Presti, organizzatore dell’improvvisato punto vendita.

Era una forma di autofinanziamento per acquistare la carta per il ciclostile e lo “zicozel” per i manifesti.

Economia, esoterismo e storia delle religioni, i saggi del tradizionalista Julius Evola che sono stati il fondamento culturale degli ordinovisti rautiani, i manuali della guerriglia di Che Guevara, ma anche fumetti “neri” e le lettere dei condannati a morte di Salò, quelli della parte sbagliata, i perdenti ma mai sconfitti…..

Autori maledetti, già allora difficilmente etichettabili,  né di destra né di sinistra, tanto di Nietzsche, Yukio Mishima,  Drieu La Rochelle, Pound, Codreanu e D’Annunzio che anche allora, immortali,  erano – alcuni – già stampati anche da Feltrinelli.

Una bandiera strisce rossa, bianca e nera che rappresentava i colori della “tradizione”, intesa come insieme di valori senza tempo e che si tramandano dai tempi del paganesimo ad oggi faceva da base dove appoggiare quei libri e le fotto che dal Belfast facevano arrivare per sostenere la causa dell’Irlanda del Nord.

Volti puliti, di amici.. era una domenica mattina.

La clientela fu scarsa, ma era una piccola “sfida”.

Vinta.

La foto non ha come obiettivo rendere onore a quell’area giovanile che scimmiottavano anche parvenze  nazional-culturali.
Non pensavano neanche loro, i protagonisti dentro lo scatto di Calogero Emanuele, attraverso la minimizzazione sia del gesta che della stessa militanza di essere “speciali”; ma vuol essere un ricordo per chi ha vissuto quegli anni e sa come, a sinistra come a destra, la passione e l’impegno per la politica fossero totalizzanti, assoluti, con un senso del sacrificio che sfiorava addirittura il fanatismo.
Sapevamo, che in quei mesi  lontano da Capo d’Orlando, il tempo è stato costellato di morte e stragi, di arresti e galera, di lotta e sprangate, ma anche che quel ventennio è stato vissuto intensamente.
E difficilmente chi l’ha vissuto in prima persona,  oggi può  avvertire la necessità di pentimenti o di abiure, ma soltanto quella di una doverosa assunzione personale di responsabilità che diventa collettiva – i rischi che correvamo e che facevamo correre al prossimo.
Eravamo giovani e forse incoscienti, ma certamente non inconsapevoli di quanto ci avveniva attorno ed i pacchi dono inviati a chi era in carcere, per eccessiva militanza, proprio in questo periodo ne sono la certezza.
Anzi, era proprio la consapevolezza della durezza dello scontro a rendere questi giovani, a loro volta, duri ed a tratti spietati nella dialettica, e pronti a far cose più grandi di loro.

E, così ad una delle “vittime” che aveva lasciato i flipper e la bella vita in Grecia, per fare l’università a Roma, per sfuggire al regime dei “colonnelli”, per impegnandosi nel far politica a “desta”, ad un “fascista per caso” che ha pagato per questo con la vita, in quel tempo venne dedicata la sezione “Miki Mantakas” del Fronte della Gioventù orlandino.

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24 Dicembre 2014

Autore:

admin


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