TERREMOTI E RAFFINERIE – I silenzi che uccidono
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TERREMOTI E RAFFINERIE – I silenzi che uccidono

eolie_terremoto_2010di Marcello Russo –
Il terremoto del 16 agosto che ha colpito le isole Eolie, e avvertito nella fascia che và da Palermo sino a Reggio Calabria, mi ha provocato una certa apprensione che, tra l’altro, è andata in crescendo perché il sisma oltre che scuotermi fisicamente, ha scosso anche la mia memoria riportandomi alla mente la lettura di un sito internet dedicato al segreto di Stato posto sul terremoto del 13 dicembre del 1990, il cosiddetto “Terremoto di Santa Lucia”, che colpì Siracusa e provincia.
Quel terremoto, che probabilmente raggiunse il IX grado della scala Mercalli, provocò 17 morti, centinaia di feriti, 14.000 senzatetto e danni quantificati tra i 4.000 e i 5.000 miliardi di lire dell’epoca, e nonostante tutto ciò, non solo, i mezzi d’informazione oscurarono o minimizzarono la portata degli eventi diffondendo, inoltre, notizie non veritiere, ma il sisma stesso non ottenne mai il riconoscimento ufficiale visto che le zone colpite non ottennero la dichiarazione dello stato di calamità naturale.
Come mai tutto questo? Come mai un segreto di Stato su un terremoto e per di più così evidente e teoricamente difficilmente oscurabile?
La risposta la si ritrova in una presenza ingombrante situata in quel territorio e vale a dire il polo industriale di Augusta-Priolo-Melilli, area, questa, ribattezzata “triangolo della morte”.
Sappiamo tutti che l’intera Sicilia è zona sismica e sempre tutti sappiamo che raffinerie e poli petrolchimici non esistono solo nel siracusano, ma ad esempio ne “possediamo” una a Milazzo proprio nelle vicinanze di una grossa faglia che collega i vulcani delle Eolie con l’Etna e passante per il golfo di Patti.
Riguardo la Raffineria di Milazzo, poi, voci della gente mi dicono che essa sia una raffineria di secondo mano essendo all’epoca stata smantellata da Genova, in quanto già obsoleta, e riassemblata nella città mamertina. Su ciò non sono riuscito a trovare riscontro in fonti ufficiali, ma come dice il detto latino: “vox populi, vox Dei”; tra l’altro per costruire il polo petrolchimico milazzese si distrusse la piana che produceva ortaggi esportati in tutto il mondo, arrecando così un grave danno all’economia locale avendo, inoltre, la beffa dell’inquinamento e del prezzo della benzina più alto d’Italia.
Ora mi domando, se a Siracusa è stato fatto di tutto affinché non si sapesse nulla né sui reali danni causati da un forte terremoto, né tantomeno sul terremoto stesso, perché lo stesso non potrebbe avvenire a Milazzo o in altre aree petrolchimiche della Sicilia?
Questa domanda diventa ancora più inquietante dopo la scoperta che a Pasquasia, cittadina in provincia di Enna, lo Stato italiano ha seppellito, in una miniera chiusa improvvisamente mentre era ancora funzionante e produttiva, scorie radioattive in maniera illegale.
Tutto ciò è la testimonianza che per lo Stato italiano, la Sicilia è solo una pattumiera e che i siciliani sono soltanto carne da macello.
Mi auguro, con questo articolo, di non aver aggiunto angoscia a quella che immagino già posseggano le popolazioni costrette a vivere a medio e diretto contatto con le raffinerie, ma di aver contribuito a far aprire gli occhi su alcune vicende scabrose e sconosciute e soprattutto invitare a non abbassare mai la guardia ed essere sempre vigili perché a quanto pare per lo Stato italiano non tutti i cittadini hanno pari dignità, anzi sembra quasi che non abbiamo nemmeno la dignità di esseri umani.

PER APPROFONDIMENTI SUGLI ARGOMENTI TRATTATI:

– Il terremoto dei silenzi – http://www.lasvolta.net/tds/index1.htm
– Il caso Pasquasia – http://hovistocosechevoiumani.wordpress.com/2009/04/16/sicilia-radioattiva-il-caso-pasquasia/

17 Agosto 2010

Autore:

admin


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