Sono usciti in silenzio, domenica mattina, senza opporre alcuna resistenza alle forze dell’ordine, i militanti del “Pinelli”, così come avevano fatto la volta scorsa dal Teatro in Fiera. Lungo la via Alessio Valore, sguarnita dall’incuria dei suoi edifici, ma illuminata dalla splendida facciata di “Blu”, la gente li attendeva per un abbraccio, un sorriso, per scambiare due parole. Questo il senso comune: l’azione del Teatro Pinelli, chiusa quest’altra parentesi, non si esaurisce certamente oggi. Ed ecco, allora, proliferare riunioni, dibattiti, assemblee, conferenze stampa, compresa una seduta della Giunta Comunale. La stessa sera, poco prima di mezzanotte, ecco annunciata l’ultima “casa” – stavolta temporanea — del “Pinelli”: il Teatro Vittorio Emanuele, così divenuto, anch’esso “Z.T.L.” (Zona Temporaneamente Liberata), corredato dai suoi immensi problemi, dove spontaneamente, molti artisti si stanno esibendo in segno di solidarietà e condivisione.
Nel frattempo, la città si chiede a cosa sia servito colpire quel tipo di “illegalità”, figlia di una “disubbidienza” pacifica fin troppo scontata nella sua semplicità, oseremmo dire, portatrice – piaccia o no – di un forte messaggio politico e culturale che la città finora non ha mai espresso. Il tutto, occorre sottolineare, senza alcun aggravio per nessuno, a fronte degli abusi, dei mali, e degli annosi problemi di Messina.
Domenica mattina, tra la gente c’era chi, in un modo o nell’altro, ha condiviso questa esperienza.
Tonino Cafeo, giornalista free lance tra i più impegnati ed attivi in riva allo Stretto, non nasconde la sua indignazione e va giù deciso: “Dietro queste azioni c’è un preciso disegno politico. Possiamo ipotizzare pressioni dei poteri forti”. Lo stesso, poi, riflette su un aspetto che accomuna la città: “Fai vivere un luogo abbandonato e ti accusano di commettere reati…Questa è la società del 2014. Dobbiamo andare in controtendenza”.
Daniele Ialacqua, Assessore Comunale, che tra le sue ampie ed impegnative deleghe detiene anche l’Autogestione dei Beni Comuni, sente l’impegno che l’aspetta, sin dal pomeriggio e nei prossimi giorni. Si tratta dell’approvazione in Giunta della Delibera “Laboratorio Messina per i Beni Comuni e la Democrazia Partecipata”, documento che può dare un po’ d’ossigeno alla questione cittadina sorta intorno al “Pinelli”. La sua affermazione conferma il tutto: “Quanto accaduto – dice l’Assessore – ci obbliga ad accelerare i tempi della Delibera e del Regolamento per la gestione dei beni comuni”.
Clelia Marano, da sempre amica e frequentatrice del “Pinelli”, è l’esperta del Sindaco per la Mediazione Sociale. Domenica mattina, trafelata per la notizia, ma grintosa come sempre, si è presentata in via Alessio Valore. Le sue parole non lasciano dubbi: “Quanto accaduto ritengo che sia l’ennesima pagina nera di questa città. La Casa del Portuale era l’unico luogo in città che le persone potevano frequentare, in cui socializzare, giocare, vedere spettacoli ed imparare. Un’officina culturale che ha accolto tantissima gente, fra cui anche i miei ragazzi (giovani migranti trasferiti in città, minorenni, presi in consegna da volontari in istituti religiosi, n.d.r.) che ho accompagnato qui a fare attività. Come per il Teatro in Fiera – prosegue la Marano – ritengo che la chiusura di questo luogo sia uno schiaffo alla città”. E si interroga sul da farsi: “La città deve reagire, ribellarsi a tutto ciò. Non si può immaginare di gestire una città con un sistema così, di polizia. Questa non è una politica che funziona, una politica sociale. Non c’è nulla di positivo in questa azione”. Accenna, allora, alle misure che, secondo lei, si sarebbero dovute prendere: “Seppur dettata dalla legge, l’azione di stamattina andava prima mediata con i ragazzi e andavano, insieme, trovate delle soluzioni”. Le abbiamo chiesto, infine, del Sindaco: “E’ fuori sede, l’ho sentito per telefono – ha specificato l’esperta – sta cercando di capire e valutare la situazione. E’ chiaro che anche lui, quanto prima, prenderà una posizione”.
Claudio Risitano, notoriamente, è uno degli attivisti più intraprendenti nei movimenti cittadini e tra i promotori del Teatro Pinelli. Le sue parole tracciano la realtà: “A quanto pare c’è una costante che dopo mesi di sforzi verso una direzione qualcuno prova ad impedirci di continuare a camminare. Tuttavia abbiamo dimostrato che il nostro percorso è inarrestabile, non si fa sgomberare e continuerà con la stessa determinazione di sempre, avendo trovato modi di articolarsi dentro dinamiche molto concrete”. Interessante il suo giudizio sulla Casa del Portuale: “Dentro questa struttura vi è ravvisabile tutto il dispositivo kafkiano che regola l’inadeguatezza delle istituzioni dominanti, perché per tre anni non si sapeva se questa struttura fosse del Comune o della Regione, quando nel frattempo è rimasta abbandonata, chiusa, a marcire nel degrado”. E spiega il senso dell’occupazione: “Un gruppo di attivisti, artisti, cittadini, apolidi, gente senza tetto ma con un cuore grande e un sacco di risorse umane, ha deciso di occupare questo spazio e di aprirlo in concreto alla socialità, alla cultura, alla ricchezza delle relazioni e, soprattutto, all’idea che si può riflettere tutti insieme come combattere la crisi e la solitudine. Tutto questo, ovviamente – prosegue Risitano – ha un riverbero di paura nelle stanze in cui si blindano per organizzarsi contro di noi, per cui ogni potere tende a ridimensionare questa esperienza”. Non manca, quindi, di trattare la questione su ciò che in atto divide la città: “Si mette l’accento su una possibile illegalità formale senza considerare lo scandalo dell’ingiustizia quotidiana che rende i luoghi, che sono beni comuni, inservibili per la collettività e, invece, servibili per qualche privato speculatore che ha voglia di fare profitti”. Le sue conclusioni: “Il fiore che abbiamo seminato ed è nato, frutto della nostra intelligenza collettiva, non può essere reciso”.
Antonio Mazzeo, noto giornalista e saggista, autore di tante inchieste, con una delle quali ha prodotto il suo ultimo libro sul MUOS, sistema satellitare della Marina USA, in corso di realizzazione a Niscemi, ha analizzato, così, l’accaduto: “E’ la punta dell’iceberg di un accanimento giudiziario che ormai a 360 gradi sta colpendo coloro i quali, innanzitutto, in questa città e a livello regionale, si oppongono alle privatizzazioni degli spazi pubblici, al modello delle grandi opere che dilapidano risorse finanziarie, ai processi di militarizzazione e di guerra che vedono la trasformazione della Sicilia in piattaforma di morte”. E parla, nello specifico, del Pinelli: “Non è un caso che proprio questo gruppo abbia avuto un ruolo politico straordinario nella formazione di attività culturali in questa città. Ruolo che ha avuto anche nella campagna contro la militarizzazione, contro il MUOS di Niscemi, e in questo momento, particolarmente contro la trasformazione della Sicilia in un ghetto dove detenere in modo disumano i migranti che arrivano in Sicilia”.
Luigi Sturniolo, attivista storico dei movimenti cittadini, adesso Consigliere Comunale di Cambiamo Messina dal Basso, inizia con un suo giudizio sui fatti di Domenica mattina: “Si tratta del secondo schiaffo alla città che viene dato a quest’area politica, culturale, artistica, che ha dimostrato ampiamente di essere una delle poche capaci di fare cultura, aggregazione, di creare angoli di condivisione e di iniziativa politica. Naturalmente non credo – ha proseguito Sturniolo – che questo blocchi le iniziative di questa area politica e culturale. Le iniziative continueranno”. Gli abbiamo chiesto della Delibera in attesa di approvazione in Giunta: “Penso che sia un atto che possa aiutare molto. La Delibera prevede che si faccia una lista di stabili adibiti agli usi civici. Questo processo tenterà di consegnare alla città per uso aggregativo, associativo, culturale e artistico, degli spazi che chiunque potrà utilizzare per svolgere le proprie attività. Il Pinelli – ha ancora affermato Sturniolo – è un simbolo, ma anche un’anomalia, un valore aggiunto, un elemento eccentrico rispetto a questo genere di cose, che ha dimostrato di essere già maturo. E lo ha dimostrato nell’assumersi la responsabilità di svolgere determinati ruoli, in varie occasioni”. Ecco quali sono: “In primo luogo, ha messo in piedi un cartellone artistico di spettacoli e di iniziative a carattere culturale di tutto rispetto con mezzi economici davvero trascurabili. In secondo luogo ha svolto un ruolo sussidiario in talune questioni rispetto alle incapacità delle istituzioni di dare un sostegno importante, come, ad esempio, nel caso dei migranti. Il Pinelli, in quella occasione – prosegue il Consigliere – ha dato da vestire e da mangiare ai migranti quando Governo e Prefettura li mandavano a stare in tende allagate. Questo è un ruolo che un soggetto sociale assume dentro la città. Sono attività che vanno riconosciute”. E conclude: “Una società diventa matura se è in grado di riconoscere quelle emergenze, quelle novità che si hanno spontaneamente nella forma dell’anomalia, anche, addirittura, nella forma dell’illegalità”.
Corrado Speziale