TIME IN JAZZ 2012 – “ALBAE”
Musicando

TIME IN JAZZ 2012 – “ALBAE”

 

 

AlbaeMai detto fu più pertinente: ”il buon giorno si vede dal mattino”. Il primo mattino, s’intende, del primo giorno di Time in Jazz a Berchidda, il paese di Paolo Fresu, luogo centrale del festival internazionale, giunto alla venticinquesima edizione, che quest’anno ha avuto come tema il fuoco.

La rassegna, articolata quasi interamente nell’entroterra gallurese, paradossalmente, ma a conferma di un compiuto rapporto col territorio, il pomeriggio precedente era iniziata a mare, tra Livorno e Golfo Aranci, sul traghetto della Corsica-Sardinia Ferries, dove le spumeggianti note della Funky Jazz Orchestra di Berchidda, formazione composta da ben venticinque giovani elementi, tutti in sgargiante maglietta arancione, tenuti insieme dal maestro Antonio Meloni, aveva allietato il tragitto ai tanti vacanzieri diretti verso gli incantevoli luoghi della Sardegna.

AlbaesugheraiaAlbae_2La sera, poi, lo straordinario “circo” rappresentato da appassionati e addetti ai lavori di Time in Jazz si era spostato a Ozieri per il primo concerto di quest’anno sulla terraferma: “Anja Lechner – cello solo”, suggestiva performance della violoncellista tedesca, che sul sagrato della chiesa di San Francesco ha proposto al numeroso pubblico brani di dieci autori provenienti da altrettante nazioni, inglobati in un unico grande programma, atto a coprire una straordinaria geografia di repertori classici.

Albae_7Waltz, fantasie, capricci, frammenti di musical e tanto altro ancora, firmati da Bach, Saluzzi, Hume, Silvestrov, Abel, Mansurian, Korvits, Berio, Kancheli e Arnaoudov, autorevolmente interpretati dalla Lechner, hanno caratterizzato così la prima serata del festival ideato, voluto e diretto da Paolo Fresu.

AnjaLechner_3A Berchidda la prima notte del festival scorre velocissima, perché alle prime luci dell’alba, in cima al monte che la sovrasta, nel bosco di S’Eritti, è previsto uno dei concerti più attesi: “Albae”, performance piano solo di Enrico Zanisi, promettentissimo pianista romano, un affabile ragazzo appena ventiduenne che sul Limbara, è proprio il caso di dirlo, ha fatto volare il jazz ad alta quota.

Albae_9Albae_11Gli agenti del Corpo Forestale (per questa ed altre occasioni più volte elogiate da Paolo Fresu), assieme ai volontari di Time in Jazz, hanno avuto il loro bel da fare nell’indirizzare le colonne d’auto, prima, e di pedoni, poi, che in pieno buio sui sentieri sterrati penetravano nel bosco di lecci e sugherete al fine di godersi la più importante alba dell’anno, da vivere tra musica e natura.

Albae_13Ne avevamo già sentito parlare in “Musica dentro” (Feltrinelli, 2009),  appassionante autobiografia del “nostro” trombettista, ma certo è che vivere direttamente tale esperienza ha davvero un sapore speciale.

Siamo ai primissimi bagliori del nuovo giorno ed pianoforte nero, adagiato sul verdissimo prato del Giardino delle farfalle, nel Demanio Forestale, si scorge appena quando Paolo Fresu introduce il giovane talento, con appena un album al suo attivo (“Quasi troppo serio”, pubblicato nel 2009 da Nuccia, in trio con Pietro Ciangaglini al contrabbasso ed Ettore Fioravanti alla batteria).

Albae_14AnjaLechnerIniziato il concerto, le note che fuoriescono dal piano di Zanisi si diffondono nella valle, assecondando e richiamando a sé le prime luci dell’alba, accompagnate dal canto degli uccelli che iniziano a svolazzare tra le rocce di granito che emergono come atolli nell’ oceano verde di quel meraviglioso parco.

Il giovane pianista, con tecnica sopraffina, offre un repertorio che attraversa i generi variando dal classico al moderno, inserendo improvvisazioni che ne esaltano il talento. Per il resto, la natura, che al tempo stesso gli fa da cornice e da palcoscenico, proprio per il suo ovvio, costante divenire,  rende il tutto un evento unico, irripetibile.

AnjaLechner_2Quanto ai brani, vista l’età di chi li propone, ciascuno decida se definirli antichi o moderni, poiché se tale assunto trova tutti d’accordo nella catalogazione di “Over the rainbow”, proposto dal pianista con scioltezza, nel solco di un brano divenuto sempre più un classico del jazz, lo stesso non si può dire per “How deep is your love”, uno dei più famosi brani dei Bee Gees, con il quale Zanisi ha sorpreso praticamente tutti, applicando magnificamente i criteri di un’ottima scuola classica alla modernità, dimostrando personalità da vendere. Stesso discorso vale per un super classico del rock: “Black dog”, dei Led Zeppelin, interpretando il quale Zanisi si propone tra i grandi musicisti capaci di tracciare nuove strade, dimostrando di saper trasfigurare in chiave jazzistica con grande arte e spirito d’iniziativa brani così “rocciosi”, per restare in tema con la natura dei luoghi.

Albae_3Ma in una grande alba come questa, portatrice di incredibili emozioni, che racchiude in sé i significati più profondi, non poteva mancare il brano, il leitmotiv che evoca la luce per eccellenza,  che il talentuoso pianista ha più volte inserito nel corso della sua performance: “He comes the sun”. I Beatles dicevano: “Ecco il sole, ecco il sole, e io dico che va tutto bene…”. E la platea di appassionati che alle cinque e mezza del mattino aveva raggiunto quel magnifico bosco, concorda pienamente.

AnjaLechner_4FunkyJ.O.jpgNon volendo aggiungere ulteriori commenti sulle qualità artistiche ed interpretative di Enrico Zanisi, riportiamo il giudizio “rubato” (non ce ne vogliano i protagonisti), formulato a caldo da Paolo Fresu, rivolgendosi al pianista : “Sei stato fantastico”.

Non aggiungiamo altro, tranne che far riflettere su un particolare: quel mattino, l’edizione 2012 di Time in Jazz, la venticinquesima per l’esattezza, era ancora solo all’alba…!

 

 

 

 

Corrado Speziale

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19 Agosto 2012

Autore:

admin


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