Continuano le rappresentazioni sul palco del Tindari Teatro Giovani. Alcuni scatti di “Nozze di sangue”, “Inferno” e “Pizzicaluna” viste ieri. Quello che ci sarà oggi
Tindari TeatroGiovani 18 maggio
I registi Alessandro Alù e Paride Acacia e la docente referente Prof.ssa Serenella Scuto del Liceo Statale “Ainis” di Messina hanno messo in scena “Alice nel paese delle meraviglie perdute” di Alessandro Alù che ha elaborato un lavoro partendo da Lewis Carrol, che nel suo Alice’s Adventures in Wonderland, ha creato un mondo pieno di allusioni e parodie dell’Inghilterra vittoriana in cui le regole logiche, matematiche e linguistiche erano completamente stravolte. Alessandro Alù ha messo in luce come anche la nostra società non è così lontana dalla realtà che servì da spunto al famoso romanziere inglese. Questo spettacolo trasforma il “Paese delle Meraviglie” in una versione enfatizzata ed onirica della civiltà contemporanea. La giovane Alice si trova dunque in presenza di una Regina Rossa che nel “tagliare le teste” dei propri sudditi mira a privarli della cultura e del senso critico, e di un Bruco Califfo che trae il suo potere dalla paura del popolo, rendendolo schiavo. Ma questo mondo non è sempre stato privo di meraviglie, ed Alice nel suo cammino incontra personaggi che continuano a lottare per riappropriarsi di ciò hanno perso e che aiuteranno la protagonista nel suo percorso. La storia, tra musica, coreografie e scontri dialettici porterà Alice a capire che il suo mondo e quello in cui si trova non sono altro che l’uno lo specchio dell’altro e che le lotte, combattute dai bizzarri personaggi incontrati, devono essere sostenute anche nella realtà, affinché nello specchio resti solo l’oscuro riflesso di ciò che eravamo e che potremmo essere ma che, per fortuna, non saremo più.
Per l’ Istituto di istruzione Superiore “Francesco Maurolico” di Messina il regista Sasà Neri, coadiuvato dall’aiuto regista Alessandra Borgosano e dalla referente prof.ssa Maria Concetta Sorace, ha guidato il laboratorio teatrale nel “Prometeo incatenato”
Il titano Prometeo è punito da Zeus perché ha donato il fuoco agli uomini, ribellandosi al suo volere. Efesto, il potere e la forza hanno catturato Prometeo e lo hanno incatenato ad una rupe ai limiti del mondo, esposto ad ogni tempesta. Il titano viene quindi raggiunto da vari personaggi, che tentano di portargli conforto e consiglio: le Oceanine, Oceano ed Io.
Durante il suo dialogo con Io, prometeo le predice il tortuoso futuro che ha dinanzi a sé e prevede che uno dei suoi discendenti ( il riferimento è ovviamente al semidio Eracle) riuscirà a liberarlo dalla punizione divina. Prometeo ha però una via di fuga dall’angosciosa situazione in cui si trova, perché egli conosce un segreto che potrebbe causare la disfatta del potere olimpico retto da Zeus. La minaccia consiste nel frutto della relazione fra Zeus e Teti, che potrebbe generare un figlio in grado di sbaragliare il padre degli dei.
Zeus invia il Dio Ermes per estorcere il segreto a Prometeo, ma egli non cede e per questo viene scagliato, insieme alla rupe a cui è incatenato, in un burrone senza fondo.
La riflessione del regista si appunta sul Titano, che non è un dio, e che è dotato di una preveggenza propria dell’intelletto, purtroppo in opera in pochi. La tragedia fornisce il mezzo sublime per invitare l’uomo a non rinunciare all’intelletto.
Certamente c’è una “mostruosità” dell’uomo d’intelletto condannato ad essere infelice, ma quanta magnanimità nell’essere così. Sasà Neri gioca tutta la regia sul linguaggio del corpo che, senza orpelli, è l’unico strumento di comunicazione. Sedici studenti prodigiosi in uno spettacolo di tensione che richiede grande concentrazione che chi studia con passione riesce ad avere.
Domani l’ISIS “La Farina” rappresenterà “Molto rumore per nulla” e l’ISIS “Giovanni XXIII- Cosentino” di Marsala il “Cyrano de Bergerac”.
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