Dopo le vicende giudiziari emergono prepotentemente i sentimenti e la voglia di essere ascoltati.
La vicenda giudiziaria e quella denominata “Torrente”, i luoghi sono quelli di Furnari e dintorni, i contorni quelli paventati degli intrecci tra pubblica amministrazione e appalti, i coinvolti spaziano dagli amministratori pubblici agli imprenditori, ma si parla anche di scambi di voti e connivenze.
Ma a fronte dei fatti di cronaca, ci sono gli uomini, le famiglie, i sentimenti, le relazioni sociali e sopratutto il dato che sino a condanna c’è la presunzione d’innocenza, e comunque, dal nostro punto di vista e d’operatività, la salvaguardia del diritto di cronaca, di rettifica e di dar voce a tutti.
Senza faziosità, accanimenti, difese d’ufficio o condanne anticipatorie.
Anche questa è una regola della democrazia.
Oggi pubblichiamo, con grande rispetto due mail giunte in redazione.
A scriversci la moglie e la nipote di Salvatore Lopes, uno degli arrestati.
Egregio signor direttore,
sono Francesca Simone, moglie del dott. Salvatore Lopes coinvolto, suo malgrado, nella operazione Torrente.
Vorrei riflettere e farVi riflettere sul fatto che a mio marito è stata sollevata una contestazione riguardante una conversazione tra lo stesso e il signor Bisognano Carmelo.
Premesso che, prima e durante le elezioni il Bisognano era ristretto in carcere.
E che circa un anno fa, rimesso in libertà, accostava mio marito che si trovava a bordo della proprio autovettura e gli faceva presente in particolare che nessuna delle sue ditte aveva avuto alcun incarico dal comune.
Mio marito di fronte a questa recriminazione gli rispondeva che le casse comunali erano semivuote e che se ci fosse stata la possibilità l’avrebbe pensato.
In verità, nelle casse comunali vi era la disponibilità di somme per far fronte ad altri lavori, ma glielo aveva tenuto nascosto.
Circostanza dimostrata e dimostrabile documentalmente.
É chiaro che una risposta del genere è stata data esclusivamente per allontanare da sé questa persona.
Mi chiedo: “Chi è quel soggetto che inaspettatamente viene fermato per strada, da un ( …….) che gli chiede un lavoro e gli risponde subito di no?”
Inoltre, in riferimento agli incarichi conferiti con delibere sindacali alle ditte che hanno subito la stessa misura cautelare di mio marito, vorrei rilevare che negli atti del procedimento gli inquirenti gli contestano che ha fatto lavorare solo dodici ditte a fronte di una sessantina tra quelle presenti nel territorio del comune di Furnari.
In realtà nel territorio non ci sono sessanta ditte; le imprese che sono in grado di svolgere attività lavorativa con mezzi meccanici specifici per i fatti delle alluvioni del 2008/2009 sono circa sedici e di queste undici hanno lavorato a Furnari, in quanto le altre erano impegnate a svolgere lavori urgenti nei paesi limitrofi o al nord.
Dunque, le ditte presenti sul posto hanno lavorato a rotazione; tra l’altro tra quelle che hanno lavorato alcune erano politicamente vicine agli altri candidati a Sindaco.
I titolari delle suddette ditte non hanno mai riportato condanne per reati di associazione mafiosa, o partecipazione esterna ad associazioni mafiose.
Infatti tutti erano in possesso del certificato antimafia rilasciato dagli organi di Governo.
Tanto per non andare lontano, poco tempo addietro, la commissione straordinaria, composta da due viceprefetti e un direttore contabile, al signor Munafò Roberto, arrestato nell’operazione in questione, ha liquidato le anticipazioni proprio per i lavori fatti durante l’alluvione del 2008/2009, previo deposito dei documenti attestanti la regolarità della ditta compreso il certificato antimafia.
A questo punto mi chiedo perché gli organi di Governo che hanno valutato la documentazione così come l’ha valutata il sindaco non sono stati indagati?
Per quanto invece riguarda le presunte pressioni fatte in campagna elettorale da tale Calabrese Tindaro e altre persone bisogna ricostruire i fatti:
a) nel fascicolo sull’operazione Vivaio, il Calabrese, del quale solo un anno dopo si scopre, da notizia di stampa, che era legato ad ambienti mafiosi (questo a dimostrazione che alla data delle elezioni nessuno dei personaggi, nemmeno quelli “più famosi” oggi inquisiti, era stato indagato per reati di mafia) afferma di volere appoggiare un candidato che non è il dr Salvatore Lopes e comunque nel contempo manifesta la volontà di essere contro il Foti (a questo riguardo, e quindi del perché volesse andare contro il Foti, ci siamo fatti una nostra idea che in seguito affronteremo).
Ribadisco pertanto che la discesa in campo del dottore Lopes è stata valutata in modo negativo dal Calabrese.
b) È necessario fare presente anche che durante le elezioni amministrative del 2008 sempre dalle intercettazioni dell’operazione Vivaio, viene fuori una conversazione tra il Calabrese e un altro soggetto, il quale chiede al medesimo Calabrese se il candidato a sindaco Lopes fosse a conoscenza che loro avessero deciso di appoggiare la sua candidatura e lui risponde che dopo le elezioni avrebbe fatto in modo di farglielo sapere.
c) È palese, a questo punto, che il dottore Lopes non fosse a conoscenza della loro attività, né prima, né durante le elezioni, né dopo.
d) Sull’apporto dei voti risulta assolutamente significativo il dato dei 100-50 Napoletani portati a votare all’ultimo momento in favore del Lopes. Dall’indagine effettuata dai Ros, presso l’ ufficio anagrafe del comune di Furnari, solo due risultano essere i Campani residenti con diritto di voto (su entrambi possono essere esibite prove testimoniali di chi li abbia contattati).
E, ancora, penso e dico “se due delle persone arrestate assieme a mio marito erano stati indagati nella c.d. “Operazione Vivaio” e risultati estranei e le loro posizioni sono state archiviate, allora probabilmente si deve all’interrogazione parlamentare dell’On. Lumia la riapertura del caso?
C’è da notare che, nell’interrogazione dell’On. Lumia, sono stati indicati fatti non veri relativi al comune di Furnari, tra cui la macroscopica bugia relativa all’incarico affidato alla sorella del Calabrese, cosa fatta, per quanto ci risulta, con una gara ad evidenza pubblica, dalla passata amministrazione e non già da mio marito.
Ecco perché mi chiedo come mai vengono contestati a coloro i quali sono stati arrestati nell’operazione “Torrente” gli stessi addebiti dell’operazione “Vivaio” e per i quali erano stati prosciolti?
Io di procedure non me ne intendo ma tutto ciò mi disorienta e non voglio nemmeno pensare che si possa trattare di un complotto politico per accontentare qualcuno.
Ed ancora, se penso alle battaglie fatte da mio marito delle quali hanno parlato anche i giornali nazionali contro la discarica di Mazzarrà S. Andrea, alle dodici denunce fatte a tutte le istituzioni e per le quali stranissimamente ancora nessuno si è mosso o ha preso provvedimenti, malgrado il paese continui a vivere sotto una cappa di miasmi puzzolenti, discarica per la quale è nata l’ operazione Vivaio, mi viene quasi impossibile capire del perché mio marito avrebbe dovuto favorire certi ambienti per pochi spiccioli ed invece condurre quasi una “guerra santa” sin dal primo giorno del suo insediamento contro la discarica e i suoi interessi!
Furnari è un piccolo paese e, proprio perché piccolo, ci si conosce tutti, ed è impossibile non incontrare o avere rapporti con persone o parenti di persone che purtroppo hanno avuto o hanno problemi con la giustizia.
Il “teste” signor Mario Foti, rivale ed antagonista di mio marito, aveva nella propria lista elettorale tre cugini di Munafò Roberto, la cognata di Genovese, anch’esso arrestato nell’operazione Torrente e cugina della Truscello, nonché un altro candidato, arrestato nell’operazione Vivaio e quasi subito scarcerato in quanto è riuscito a dimostrare ampiamente la sua estraneità ai fatti.
La ditta intestata a Roberto Munafò è da circa venti, trenta anni che lavora per il comune ma non era mai stata indagata prima.
La mia formazione umana e cristiana mi porta a non giudicare.
Io credo in Dio e la mia fede mi porta a non chiudere il cuore alla speranza, speranza che la giustizia arriverà a definire positivamente la vicenda di mio marito, che solo per aver rinunciato ai sessantamila euro di indennità a favore del Comune di Furnari, privando la mia famiglia di questo importante introito, lascia intendere gli ideali che hanno sempre caratterizzato il suo impegno civile a favore della comunità furnarese e questo era lo spirito con il quale voleva vivere l’esperienza di primo cittadino.
Con la mia famiglia stiamo vivendo dei momenti tremendi, però io credo che Dio alla fine saprà ricompensarci di questa sofferenza.
Il perdono in cui io credo fortemente è elemento essenziale della nostra esistenza, perché ci permette di non tenere nel cuore odio e rancore
ecco quello che scrive la nipote.
Caro zio,
oggi hanno ucciso tutti quei valori nei quali ho sempre creduto e per i quali ho sempre lottato.
Oggi hanno ucciso la giustizia.
Oggi hanno ucciso una parte di me.
Da molti anni vivo in giro per il mondo e l’interpretazione dell’ inno italiano ha sempre rappresentato un momento di sano orgoglio nazionale.
Oggi mi vergogno FORTEMENTE di essere italiana.
La gente di Furnari e tutti i tuoi pazienti conoscono l’amore e la passione con le quali hai sempre accompagnato il tuo lavoro, prodigandoti per gli altri…..senza riserve, a qualsiasi ora del giorno e della notte , senza mai accettare un centesimo.
Io sono cresciuta senza padre.
I ricordi dell’orfanotrofio hanno devastato ogni forma d’amore per la vita, ma con te al mio fianco , col tuo esempio di padre, di uomo, di zio e fratello .. ho scorto nelle vesti del genere umano anche l’esistenza dell’amore incondizionato per gli altri .
La tua onestà mentale, la tua semplicità, la tua dignità, il tuo schierarsi sempre con i piu’ deboli , il tuo amore per la famiglia, il tuo tendere la mano agli altri, indiscriminatamente,…sono stati per me un faro di luce nell’universo delle ingiustizie umane.
Tu sei il padre che non ho mai avuto.
Tu sei il moi eroe.
Non smetterò mai di essere al tuo fianco, non smetterò mai di difenderti non smetterò mai di volerti bene.
queste sono le due lettere che ricevendo pubblichiamo, non entriamo nel merito dei fatti richiamati… siamo disponibili a pubblicare note integrative o di rettifiche se qualcuno si è sentito chiamare in causa o voglia precisare sui fatti richiamati dalla signora Francesca o dalla nipote Tina.