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In Sicilia speso solo l’8,7 per cento dei fondi a disposizione. Dal ‘90 ad oggi 184 mila imprese agricole siciliane hanno chiuso i battenti. Aldo Longo, Commissione europea: “L’amministrazione regionale faccia uno sforzo collettivo per non perdere risorse vitali e credibilità per il futuro”.
UN’ALTRA STORIA – Presentato Dossier sull’agricoltura siciliana

Dal 2007 ad oggi solo l’8,7 per cento, ovvero appena 240,9 milioni, sono stati spesi per l’agricoltura siciliana. Questa la spesa effettiva, monitorata (a fine aprile 2010) dal Comitato di sorveglianza, a carico del Programma di sviluppo rurale 2007/2013, ovvero lo strumento con il quale la Sicilia può contare su ben 2,7 miliardi di euro messi a disposizione dall’Unione europea per promuovere lo sviluppo dell’agricoltura e del suo territorio attraverso l’attuazione delle linee d’intervento, suddivise in cinque assi(dettagli all’interno del dossier).
E’ quanto emerso dal dossier elaborato dal Cantiere regionale agricoltura di Un’altra Storia, con la Cia, presentato oggi a Canicattì nel corso dell’incontro “ESSERE EUROPA: agricoltura e territorio come elementi strategici di sviluppo”, alla presenza del direttore della Direzione generale Agricoltura della Comissione europea, Aldo Longo, che ha sottolineato il rischio reale di perdita dei fondi assegnati alla Sicilia. “Nel caso in cui queste risorse non dovessero essere impegnate, entro la fine di questo anno, c’è un serio rischio di perderle – e aggiugne – . C’è preoccupazione da parte della Commisione europea che osserva con attenzione gli sviluppi che si stanno registrando nella regione Sicilia e lo stato di avanzamento dell’attuazione delle linee d’intervento. E’ chiaro, più in generale, che nella misura in cui la Sicilia non dovesse usare a pieno queste risorse la credibiltà futura di potere utilizzare le risorse e attuare correttamente i programmi, verrebbe seriamente compromessa. Per questo invito i politici e dirigenti dell’amminsitrazione siciliana a fare uno sforzo collettivo per ottenere il miglior risultato possibile entro il 31 dicembre”. “La Sicilia sta perdendo credibilità agli occhi della Ciomunità europea, perchè non impiega i fondi europei o li impiega in minima parte, tutto questo mentre gli agricoltori siciliani vivono un momento di crisi staordinaria, una crisi che noi viviamo due volte, perchè pur avendo l’opportunità di sfruttare gli aiuti comunitari, finiamo con il rimandarli indietro, mentre in un anno e mezzo sson ocambiati tre assessori e a breve un quarto”, ha detto Rita Borsellino eurodeputato e presidente del movimento Un’altra Storia.
Per avere un’idea delle drammatiche dimensioni della crisi che ha investito il settore dell’agricoltura, basta partire da una cifra: 500.000. Tante sono le aziende che in Italia, tra il 2000 e il 2010, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2010, sono state 20 mila le imprese scomparse dal mercato. Secondo una stima della Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, entro il 2013 potrebbero chiudere altre 150 mila aziende. Solo in Sicilia, dal 1990 a oggi, gli ettari coltivati sono passati da 1,6 a 1,25 milioni. Nello stesso periodo, le imprese agricole siciliane che hanno chiuso i battenti sono state 184 mila.
A lanciare l’allarme della crisi del comparto sono gli stessi rappresentanti di categoria che chiedono una deburocratizzazione del sistema di assegnazione degli aiuti. “Il Piano di sviluppo rurale va modificato urgentemente”, ha detto Alfredo Mulè, presidente Coldiretti Sicilia, “le imrpese soffrono la crisi globlale e hanno grossi problemi di redditività”. “Siamo sempre a inseguire le carte, non è possibile che gli agricoltori debbano spendere 110 delle 274 giornate lavorative a espletare pratiche”, sottolinea Gerardo Diana, presidente Confagricoltura Sicilia, “serve una programmazione chiara e semplice”. Gli fa eco Carmelo Gurrieri, presidente Cia Sicilia, “è necessario che la politica si rende conto del ruolo dell’agricoltura siciliana,la seconda in Italia dopo quella lombarda, e che non si tratta di qualcosa di vecchio e antico ma di una leva di sviluppo che va compresa e aiutata”.
Una programmazione complicata, l’immobilismo del mercato, la concorrenza della grande distribuzione, la burocrazia, tra i principali problemi messi in luce, a cui si aggiunge “il susseguirsi delle rotazioni ai vertici dell’amministrazione dell’Agricoltura che hanno determinato una matassa difficile da dipanare, dove ruoli e competenze si muovono in un percorso labirintico senza uscita”, secondo Antonio Bufalino, responsabile del Cantiere regionale Agricoltura di Un’altra Storia.
E’ quanto emerso dal dossier elaborato dal Cantiere regionale agricoltura di Un’altra Storia, con la Cia, presentato oggi a Canicattì nel corso dell’incontro “ESSERE EUROPA: agricoltura e territorio come elementi strategici di sviluppo”, alla presenza del direttore della Direzione generale Agricoltura della Comissione europea, Aldo Longo, che ha sottolineato il rischio reale di perdita dei fondi assegnati alla Sicilia. “Nel caso in cui queste risorse non dovessero essere impegnate, entro la fine di questo anno, c’è un serio rischio di perderle – e aggiugne – . C’è preoccupazione da parte della Commisione europea che osserva con attenzione gli sviluppi che si stanno registrando nella regione Sicilia e lo stato di avanzamento dell’attuazione delle linee d’intervento. E’ chiaro, più in generale, che nella misura in cui la Sicilia non dovesse usare a pieno queste risorse la credibiltà futura di potere utilizzare le risorse e attuare correttamente i programmi, verrebbe seriamente compromessa. Per questo invito i politici e dirigenti dell’amminsitrazione siciliana a fare uno sforzo collettivo per ottenere il miglior risultato possibile entro il 31 dicembre”. “La Sicilia sta perdendo credibilità agli occhi della Ciomunità europea, perchè non impiega i fondi europei o li impiega in minima parte, tutto questo mentre gli agricoltori siciliani vivono un momento di crisi staordinaria, una crisi che noi viviamo due volte, perchè pur avendo l’opportunità di sfruttare gli aiuti comunitari, finiamo con il rimandarli indietro, mentre in un anno e mezzo sson ocambiati tre assessori e a breve un quarto”, ha detto Rita Borsellino eurodeputato e presidente del movimento Un’altra Storia.
Per avere un’idea delle drammatiche dimensioni della crisi che ha investito il settore dell’agricoltura, basta partire da una cifra: 500.000. Tante sono le aziende che in Italia, tra il 2000 e il 2010, hanno chiuso i battenti. Solo nel 2010, sono state 20 mila le imprese scomparse dal mercato. Secondo una stima della Cia, Confederazione Italiana Agricoltori, entro il 2013 potrebbero chiudere altre 150 mila aziende. Solo in Sicilia, dal 1990 a oggi, gli ettari coltivati sono passati da 1,6 a 1,25 milioni. Nello stesso periodo, le imprese agricole siciliane che hanno chiuso i battenti sono state 184 mila.
A lanciare l’allarme della crisi del comparto sono gli stessi rappresentanti di categoria che chiedono una deburocratizzazione del sistema di assegnazione degli aiuti. “Il Piano di sviluppo rurale va modificato urgentemente”, ha detto Alfredo Mulè, presidente Coldiretti Sicilia, “le imrpese soffrono la crisi globlale e hanno grossi problemi di redditività”. “Siamo sempre a inseguire le carte, non è possibile che gli agricoltori debbano spendere 110 delle 274 giornate lavorative a espletare pratiche”, sottolinea Gerardo Diana, presidente Confagricoltura Sicilia, “serve una programmazione chiara e semplice”. Gli fa eco Carmelo Gurrieri, presidente Cia Sicilia, “è necessario che la politica si rende conto del ruolo dell’agricoltura siciliana,la seconda in Italia dopo quella lombarda, e che non si tratta di qualcosa di vecchio e antico ma di una leva di sviluppo che va compresa e aiutata”.
Una programmazione complicata, l’immobilismo del mercato, la concorrenza della grande distribuzione, la burocrazia, tra i principali problemi messi in luce, a cui si aggiunge “il susseguirsi delle rotazioni ai vertici dell’amministrazione dell’Agricoltura che hanno determinato una matassa difficile da dipanare, dove ruoli e competenze si muovono in un percorso labirintico senza uscita”, secondo Antonio Bufalino, responsabile del Cantiere regionale Agricoltura di Un’altra Storia.