Romanzo in forma di film.
Niccolò Ammanniti non lo si scopre adesso ed irrompe nell’immaginario con tutta la sua intensità in questa nuova prova.
È uno scrittore che, da sempre, scandaglia l’anima nella sua articolata complessità, giungendo con i suoi scritti ad inoculare nella mente dello spettatore sfumature, sì da spingere la mente a comprendere di come dentro l’uomo vi possa essere un chè di animalità che racchiude dolore e spirito di sopravvivenza, desiderio ed espiazione, sacrificio e mistero.
Su Sky vi è una nuova serie tv che eleva il cinema non solo a momento artistico, ma lo traduce in forma di romanzo che scrive i tratti salienti di una società preda di patologie animiche.
L’opera mette assieme visioni ancestrali e culture archetipiche.
Qui vi è rappresentata una società che vive la crisi dei valori aggrappandosi al soprannaturale per vedere se Qualcuno sopra l’umano limite possa rassegnare speranze per l’umanità.
Nella contemporaneità che non riesce a proiettarsi in un orizzonte di positività questo rimane l’unico bene verso cui tendere: un impegno spirituale che cerca di non rimanere soggiogato dal sistema mediatico, che pretende oltremisura scandali e morbosità, peccati e violenze, menti squinternare capaci di tutto che vivono ed hanno attraversato l’esperienza della vita, ridotta a disperata hybris.
È la dimensione amorale di chi non si pone limiti e confrontandosi con il Sacro dovrà vivere il dolore come peggiore stadio di una vita senza equilibrio e compiutezza.
Qui non non vi è solo la perdita di senso di una religione Cattolica impersonata dal prete pedofilo con l’amante ossessiva, non si scorge solo il genitore/politico che rispetto agli arcana imperii non sa che fare, non vi è solo la madre a cui muore il figlio che dal cinismo passa a divenire una ‘mente interrotta’ sulle tante contraddizioni con cui deve confrontarsi, non vi è solo il Generale che ricerca la verità sul ‘miracolo’ e che rimane sconfitto nel vanificare un’indagine senza soluzione.
Non vi è la figlia, lesbica e smarrita nel suo cammino di vita, che quando muore la madre apprende che nel lascito testamentario tutto viene destinato agli animali di cui la madre si prendeva cura.
Sopra tutto questo, sopra la politica e la chiesa, e sopra le mentalità malate e sfaccettate vi è una Madonna che lacrima sangue, che rimane simbolo di un contesto volto ad una disperazione senza più capacità reattive; in cui l’uomo con le sue fragilità vive una sorta di nichilismo che sembra possa essere risolto solo dal mistero delle culture ancestrali in cui decifrarvi i segni divinatori di una realtà che appare eternamente racchiusa nell’inspiegabile: rimasta eternamente insoluta!
(Rino Nania / 25 maggio 2018)