di Domenico Turrisi
Vivendo a Caronia che mi piace definire come “l’ombelico del mondo”, perché prima o poi di qui ci si passa, non mi stupisco quando, in questa ancora assolata mattina di inizio ottobre incontro per strada Salvatore.
Dicevo prima che di qui prima o poi ci si passa, perchè qui c’è una sorta di magnetismo che attira persone particolari, fuori dagli schemi e che hanno qualcosa da raccontare.
Salvatore Glorioso ne ha di cose da raccontare, 50 anni ed un passato di emigrazione al nord, nella grande Milano, ed è proprio da Milano che è partito il 10 luglio scorso per un viaggio pellegrinaggio a piedi con una croce di circa 4 metri per 2 che si trascina sulle spalle e per meta Cefalù, (cittadina di cui è originario) e il santuario della Madonna a Gibilmanna.
Nei 20 minuti trascorsi insieme ai bordi della statale 113, Salvatore mi racconta che tutto è iniziato dopo la separazione dalla moglie e dall’impossibilità di poter vedere i figli a lei affidati.
Si ritiene vittima della normativa vigente che regolamenta gli affidamenti, la cui tendenza a dir suo, malgrado alcune modifiche, tutela più le madri a sfavore dei padri.
Così Salvatore dopo aver trascorso due anni senza poter vedere i propri figli, si costruisce la sua croce di 25 chili ed inizia questo viaggio per esorcizzare la sua sofferenza e per cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica in merito al suo (e non solo) problema.
Tre mesi di viaggio sintetizzati in venti minuti dove spiccano i ricordi di essere stato bloccato e perquisito nei pressi del Vaticano ed il rammarico di non essere ricevuto in udienza dal Pontefice.
Dei numerosi posti di blocco dove regolarmente veniva fermato e perquisito, del tentativo di farlo internare vicino Pavia, delle due multe prese perché all’estremità inferiore della croce ha approntato due rotelle per agevolarne il trasporto e quindi per averla così trasformata in un mezzo circolante non regolamentare, per non indossare il giubbotto catarifrangente.
Noto una stampella appesa alla croce, gli chiedo e lui mi parla dell’infiammazione al ginocchio che lo tormenta e che l’ha bloccato in Toscana per venti giorni.
Un vero calvario quello di Salvatore.
Resto ammirato per la sua ostinazione e determinazione a terminare il suo viaggio e tenere fede al voto promesso, perchè è uomo di fede Salvatore, come testimonia la sfilza di santini che ornano la sua croce.
Mancano ancora pochi chilometri rispetto a quelli percorsi per Cefalù, ancora un paio di giorni e la sofferenza, almeno quella fisica avrà termine.
Rimane l’incertezza per il futuro ed il dramma di un uomo a cui leggi poco attente hanno sottratto affetti insostituibili.
Buona fortuna amico.
Domenico Turrisi