Con l’iniziativa ”Andiamo a muro insieme” il Volley Novate è andato a incontrare la squadra femminile del carcere di Bollate. A giugno il ritorno all’esterno. Il sogno delle detenute: una copertura mobile per usare il campo tutto l’anno.Andiamo a muro insieme”, così si chiama la doppia sfida tra il Novate Volley e le Tigri di Bollate, la squadra delle detenute nel carcere milanese. Il primo incontro si è disputato all’interno della casa circondariale, il “ritorno” è previsto per il 18 giugno nella palestra di via Cornicione a Novate. Lo sport è un veicolo di valori fondamentali per la crescita della persona, la sensibilità del comune dell’hinterland settentrionale di Milano a questa iniziativa che ha visto la squadra di pallavolo accettare con gioia la proposta degli Amici di Zaccheo, un’onlus molto attiva all’interno delle carceri. Le ragazze di Novate sono state precedute nell’esperienza dalle colleghe del Gaggiano.
Per loro è la prima volta all’interno del carcere spiega il presidente Giorgio Accorsi e sono abbastanza emozionate. Abbiamo portato le ragazze della serie C più alcune della 2a divisione, ma poche perché le minorenni non possono accedere.
A Bollate sui circa 1100 detenuti, 98 sono donne. Tra queste, 15-18 partecipano agli allenamenti della pallavolo. Maria Angela Marcioni, e Piera Venturini, “prestate” dal Novate, seguono con Laura Montalbetti le Tigri di Bollate. “E’ un progetto nato tre anni fa – raccontano – ma il campo è all’aperto per cui può essere utilizzato da marzo a giugno, prima è troppo freddo poi diventa un forno. L’allenamento dura un’ora e mezzo ogni sabato, aiuta le giocatrici a socializzare, a fare squadra tenendo conto che è un gruppo multi-etnico e multinazionale e abbiamo perfino una ragazza sordomuta. Dà sempre l’anima e ormai riusciamo a farci capire anche senza ricorrere ai gesti”. Il campo, in effetti, è un rettangolo di cemento stretto fra mura alte 5 metri. Alleggerito da allegri murales.
Si devono accontentare sottolinea Nicola Garofalo, presidente degli Amici di Zaccheo, c’è interesse ed entusiasmo, il pubblico è abbastanza folto e le detenute sono scese per vedere all’opera le loro colleghe, gli applausi scrosciano ogni momento per sostenere le Tigri. Diventa una vera festa con tanto di rinfresco finale. Catia Bianchi, una delle educatrici del settore femminile, al termine è felice: “Ci vuole molta forza di volontà per lavorare in carcere, soprattutto con le donne. Vederle qui, numerose, contente per noi è una grande soddisfazione”. Paola Santini, capitana del Novate, fa da portavoce alle compagne: “Un’esperienza straordinaria e interessante. Un po’ di emozione all’inizio, anche da parte loro. Poi, quando ci siamo mischiate, sono diventate compagne di squadra normali. Il pensiero che loro adesso restano qui non ci è più passato per la mente, abbiamo giocato, ci siamo divertite tutte assieme. Tra un mese verranno da noi. Ecco lì, forse, ci sarà più emozione”. Per le Tigri parla Jessica Marsiglia, 28 anni, la migliore. “Dice che si vede che ho i fondamentali? Grazie, sono felice. Sono un po’ arrugginita, ma io ho giocato a pallavolo dai 9 ai 24 anni, poi sono rimasta ferma due anni per un incidente e poi… sono finita qui. Lo sport ti fa stare bene. Ho un fine pena 2026, ma vedo la luce, perché dal giugno 2017 forse potrò uscire a lavorare. Il tempo qui dentro scorre con altri ritmi. Il volley aiuta molto, è una ventata di libertà.

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