L’idea guida dei numerosi interventi, come ha sottolineato Daniela Bombara nel discorso introduttivo, è stata quella di recuperare alla memoria della città artisti dimenticati e di renderli nuovamente fruibili per un pubblico allargato, superando gli stretti confini degli studi specialistici.
Il 16 mattina i lavori si sono svolti al Salone degli Specchi: si è parlato di Felice Bisazza critico, poeta e librettista. Sergio Palumbo ha presentato il volume: “Rompe il raggio di tenera aurora . Felice Bisazza fra tradizione e modernità”, a cura di Daniela Bombara, evidenziando il ruolo centrale svolto dallo scrittore messinese nel contesto culturale cittadino come “antesignano” del Romanticismo in Sicilia e poeta di fama nazionale. Erano presenti gli autori: Daniela Bombara, Stefano Morabito e Julie Valdez. La lettura di ballate bisazziane, tradotte in
francese e spagnolo, ha confermato la “presenza” di Felice Bisazza nel panorama letterario europeo; l’intervento di Maria Luisa Tobar, docente di letteratura spagnola all’Università di Messina, ha esteso il discorso ad altri autori messinesi, rilevando quanto questi intellettuali (Bisazza, ma anche La Farina e Cannizzaro) fossero conosciuti ed apprezzati nella Spagna ottocentesca. Importante anche il Bisazza librettista, autore dell’opera semiseria “Gli amori di Paolo e Virginia”, le musiche, ormai perdute, sono state composte ex novo da Roberto Scarcella, docente alla New York University, seguendo una linea non filologica ma pienamente attualizzante, che rende il libretto del Bisazza moderno e godibile. Anche il pittore Giacomo Conti, ha evidenziato il critico Luigi Giacobbe nel suo intervento, riesce a creare opere interessanti e gradevoli, ancora oggi apprezzabili, pur non superando i limiti di un misurato classicismo.
Il pomeriggio è stato dedicato a teatranti e musicisti, nella splendida cornice del Monte di Pietà. Il musicologo Cesare Natoli ha illustrato la centralità di Antonio Laudamo nel panorama musicale messinese, evidenziando con chiarezza pregi e limiti di un compositore non eccelso ma serio e in grado di rappresentare il fervido clima culturale del primo Ottocento messinese; le sue opere hanno il merito di restituirci un’epoca scomparsa, come ha dimostrato concretamente la splendida interpretazione dell’aria “Occhiuzzi niuri”, su parole di Giovanni Meli, del soprano Claudia Caristi.
Alba Crea, docente del Conservatorio “Corelli” di Messina, ha illustrato personalità ed opere del compositore Giorgio De Julinetz, autore delle musiche per una versione operistica de “I Promessi Sposi” di notevole rilevanza storica: si tratta, infatti, di una delle prime rielaborazioni per il teatro musicale del romanzo manzoniano.
Un’opera significativa, dunque, ma di cui è rimasto un solo duetto: la convincente prova dei due cantanti, Claudia Caristi (soprano) e Luigi Turnaturi (tenore), ci ha fatto intravedere un Renzo e Lucia melodrammatici, sentimentali, sicuramente distanti dal romanzo, ma proponibili allo spettatore moderno.
La seconda parte del pomeriggio è stata dedicata alla figura di Giuseppe La Farina, oggi conosciuto soprattutto come politico e storico; l’intervento di Ella Imbalzano, critico letterario, ha voluto evidenziare il romanziere, lo scrittore di teatro, il giornalista, l’intellettuale dai vasti interessi, capace di produrre opere esportabili anche fuori dalla Sicilia.
La giornata si è conclusa con la rappresentazione di un dramma teatrale inedito di La Farina, dal titolo evocativo: “L’Abbandono di un Popolo”, storia della rivolta antispagnola di Messina del 1674. Il testo, mai stampato dal La Farina, è conservato all’Accademia dei Rozzi di Siena, dove venne rappresentato la prima volta, sotto forma di copione teatrale. Un testo dalla grande forza drammaturgica, che è stato rappresentato con notevole abilità ed entusiasmo dalla Compagnia Vaudeville di Alessandro Alù.