La nativitàdi San Giovanni Battista fu fissata da Sant’Agostino (intorno all’anno 400) al 24 giugno, cioè sei mesi prima della nascita di Gesù, il 25 dicembre, secondo quanto aveva annunciato l’arcangelo Gabriele alla Madonna, nel giorno della Concezione. Una data non causale, fatta coincidere quindi nella stessa tradizione cristiana con il solstizio di estate, che astronomicamente cade in realtàil 21 giugno, ma che a quel tempo non si avevano gli strumenti per tale definizione esatta.
La ricorrenza, come tante altre feste cristiane, è di chiara radice pagana. Questa ricorrenza, dunque voleva sostituire gli antichi riti che si svolgevano intorno al solstizio d’estate, pur riprendendo nei suoi caratteri le feste di inizio di un ciclo stagionale. La feste ebbe una diffusione mondiale assieme ai suoi prodigi e presagi, le credenze e gli usi popolari, come i famosi “fuochi di S. Giovanniâ€Â, i complessi rituali di purificazione e propiziazione.
In questo periodo, infatti, si riteneva che avvenisse l’unione delle due opposte polaritàche si incontrano: il Sole, simbolo del fuoco divino entra nella Costellazione del Cancro, simbolo delle acque dominato dalla Luna. Perciò, essendo il Sole, la parte maschile e la Luna quella femminile, il Sole raggiunge nel giorno la sua massima inclinazione positiva. Il fenomeno è rappresentato simbolicamente dalla stella a sei punte, dove si incrociano i triangoli di fuoco e acqua.
Una delle Feste Popolari più antiche d’Italia, legata al 24 giugno, dunque a questi riti propiziatori è quella del “MUZZUNIâ€Â, che si svolge ad Alcara Li Fusi: Una festa le cui origini si perdono nel tempo, quindi precristiana, che studiosi fanno addirittura risalire al periodo in cui alcuni troiani sfuggiti alla distruzione ed alla rovina della loro madre patria, la cittàdi Troia, trovarono rifugio dove sorge attualmente il paese di Alcara. La chiesa, di giorno, celebra la festa di S. Giovanni Battista, il santo dal collo mozzo, a conclusione di questa mentre la gente rientra in casa, le donne si accingono a preparare il proprio quartiere, per la festa del muzzuni. In tutti i quartieri si incomincia a “vestire†l’area dove dovràsaràallocato il “Muzzuni†con le “pezzare†tessute al telaio di legno, con vasi di grano germogliati al buio, mentre le giovani diventano “Sacerdotesseâ€Â, e si pongono di fronte al “muzzuniâ€Â. La brocca è un oggetto rituale di grand importanza durante il rito della festa, è col collo mozzo, adornato da un fazzoletto di seta, e dall’imboccatura spuntano steli di grano. E’ un rito magico propiziatorio per le primizie della terra che erano offerte alla Dea Demetra, per ringraziarla del buon raccolto. Da questo momento il il “Muzzuni†si erge come simbolo fantastico, come fallico trofeo della Dea Demetra, “fonte di ricchezza e Fecondità†come trionfo della vegetazione della vita, divinitàagreste, che accentra la devozione dei contadini che con l’offerta dei “Lavuri†rappresentati nei giardini di Adone, simbolo delle aspettative contadine per un nuovo raccolto che si voleva abbondare. Una delle caratteristiche più importante di questa festa e quella del comparatico, la quale consiste nella promessa di amicizia fraterna fra due persone attraverso, lo scambio di confetti, l’intreccio dei mignoli ed una breve proposta seguita da una filastrocca:ÂÂ
pi tia jiaù ‘n’amicizia ranni ‘nni facemu cumpari, u Sanciuvanni?
Cu tantu piaciri
Intrecciando i due mignoli stretti come catena si incomincia a recitare la filastrocca:
Iriteddu fàcitini amari, chi nni ficimu cumpari;
‘nzuccu avemu nni spartemu
e giammai nni sciarriamu.
Cumpari semu e cumpari ristamu
quannu veni la morti nni sciarriamu.
notizie e testi tratti dalla Guida Turistica “Cittàdi Alcara Li Fusi” 2002
Tornando ai riti del fuoco di San Giovanni:
Il sincretismo tra riti solari, diffusi in aree assai lontane tra di loro, dall’Egitto alle regioni messicane e andine, e la religione cristiana diede origine a culti, riti e forme magico-tribali assai diverse. Tali riti magici, radicati nella psiche delle societàprimitive, al momento della cristianizzazione, sopravvissero e si sovrapposero alla nuova dottrina di salvezza. Alcuni di tali riti sono presenti e intrinseci alla cultura religiosa di molti popoli dell’America latina e soprattutto in Brasile, ma anche a Cuba.
A Roma il calendario dei Fasti celebrava nei due solstizi la Fors Fortuna e il Sol Invictus. Una serie di tradizioni, a metàtra il sacro e il profano, spesso assai curiose e legate alle superstizioni e alle primitive radici magiche, sopravvivono nella memoria religiosa popolare come relitti di un immenso naufragio culturale e antropologico, delle quali si è perduto l’originario significato e il loro profondo e reale simbolismo, tanto da essere ritenute espressione di folklore, di pure tradizioni popolari, superstizioni di un popolo rozzo e ignorante, non sfiorato ancora dalla “civiltàâ€Â.
Il rito del fuoco, , anch’esso risalente ai popoli primitivi, che avevano mutato il loro stadio di civiltàcon la sua scoperta, essendo un culto prevalentemente solare, predominava ed era diffuso pure in tutte le culture cristiane. Giàin epoca storica la straordinaria scoperta, quasi un furto sacrilego nei riguardi della divinità, era punita nel mondo greco in Prometeo, incatenato nelle rupi della Scizia, perché “rapitore del fuoco†divino. Tanti altri erano i miti ancora in epoche più recenti, tra i Maia e gli Atzechi.
La notte della nascita di S. Giovanni, quando il sole si trova al momento massimo del suo splendore, è stato in tutta Italia, ma anche e principalmente nei paesi nordici, il momento clou della ricorrenza, quando le campagne e le cittàsi riempivano di altissimi e imponenti fuochi, per rendere propizia la crescita della natura. Nuto in La luna e i falò di Cesare Pavese chiarisce che essi “svegliano la terraâ€Â. A Firenze si ponevano sui tetti delle basiliche dei pentoloni di terracotta, pieni di grasso, che producevano dei fuochi tanto fulgidi da potere essere visti da lontano. Ma soprattutto nei campi si accendevano focolari propiziatori, per allontanare il maligno e proteggere i campi. Le fiamme si tenevano in vita fino all’alba, momento in cui si spegnevano per lasciar spazio al più fulgente dei fuochi: il sole.
I fuochi di san Giovanni riprendono la tradizione di antichi riti pagani, probabilmente celtici, legati al solstizio d’estate. Sono praticati dall’Irlanda alla Russia, dalla Svezia alla Grecia, dall’Italia alla Spagna. In Austria, nel Salzkammergut e nella zona di Bad Goisern, vicino ad Hallstatt (culla della civiltàdei Celti) si usa ancor oggi accendere la sera del 23 giugno grandi falò sui fianchi delle montagne. Documenti del XVI secolo testimoniano tale consuetudine in quasi tutti i paesi della Germania. I rituali intorno al fuoco erano connessi alla fertilitàdel raccolto, alla salute, alla buona sorte, servivano per proteggere dai fulmini.
Il Saba magico di S. Giovanni
Era uno dei sabba minori, considerato momento propizio per la raccolta delle piante e delle erbe da usare nelle pratiche magiche. Giànella notte tra il 23 e il 24 giugno si usava bruciare le erbe vecchie nei falò e si andava alla raccolta delle nuove. Inoltre si adottavano diversi tipi di pratiche per conoscere il futuro, secondo il detto che “San Giovanni non vuole inganniâ€Â. Si riteneva in magia che in questo preciso e giusto arco di tempo tutte le piante e le erbe sulla terra fossero influenzate da straordinario potere e forza, che donava loro anche il bagno della rugiada.
Secondo la tradizione occulta, l’incontro del Sole nella casa della Luna, condurrebbe alle nozze tra i due astri, nozze divine che segnano il passaggio tra il mondo umano e quello divino ed eterno e danno origine alle opposizioni dei poli: maschio-femmina, luce-tenebra, positivo-negativo, ecc. I due solstizi perciò sono chiamati “porteâ€Â: il solstizio estivo, porta degli uomini, quello invernale, porta degli dei. La Chiesa cristiana ha tentato di ostacolare tali pratiche con solenni celebrazioni, con scarsi risultati, dato che esse sono radicate nel costume popolare che ne riprende i riti.
testi tratti da www.cosediprizzi.it