In occasione dell’uscita del suo ultimo libro “I superconnessi. Come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro” lo scrittore e psicologo Domenico Barrilà sarà protagonista di due incontri a Patti e Brolo nel suo tour in giro per l’Italia. L’incontro brolese è realizzato con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale, in collaborazione con la Libreria Capitolo 18 di Patti, l’Istituto Comprensivo di Brolo e il gruppo culturale Ali di Carta.

La conferenza di Domenico Barrilà, psicologo infantile – dice Azzurra Ridolfio, tra le promotrici dell’incontro brolese – affronterà il tema dell’influenza che tecnologia e connessione hanno sulle nuove generazioni e di come genitori, docenti, educatori possono approcciarsi al meglio al mondo “superconnesso” dei ragazzi.

I telefonini e le chat, ma anche le decine di siti in cui navigare finiscono per dare forma alla mente dei ragazzi, perché oggi passano proprio lì gran parte del loro tempo libero. “La tecnologia fornisce ingredienti nuovissimi per la formazione del loro stile di vita. Intanto definiamo lo stile di vita. Si tratta dell’impronta digitale, assolutamente unica, che rende riconoscibile ogni individuo. Prende corpo nei primi anni e tende a persistere. Gli ingredienti che concorrono alla sua formazione sono la costituzione ereditaria, così come dai nostri genitori acquisiamo il colore degli occhi o la forma del naso, si può ipotizzare che qualche blocco di neuroni prendiamo a prestito da loro, le interpretazioni soggettive e l’ambiente, a cominciare da quello familiare- spiega Barrilà – . L’esperienza sul campo mi porta a dire che proprio l’ambiente è l’azionista di maggioranza dello stile di vita”.
In poche parole il nuovo ambiente digitale finisce per influenzare le vite di tutti. “Il punto è che nella Rete l’ambiente esso si presenta smaterializzato, volatile, pre-interpretato, tutto e niente – aggiunge l’esperto -. E’ come se fabbricassimo una casa sostituendo il cemento con un fluido invisibile o con un prodotto senza etichetta, passato chissà attraverso quante manipolazioni. Una condizione alla quale dobbiamo ancora adattarci, che per adesso produce effetti collaterali paradossali, accelerando processi che una volta non sarebbero mai arrivati al loro esito finale, come vediamo accadere in politica. Accade ciò che vedevamo nei film di Walt Disney, quando l’impossibile diventava plausibile”.
IL BUON ESEMPIO
I nuovi strumenti tecnologici sono preziosi e possono dare stimoli importanti ai ragazzi. Ma è bene che la tecnolgia non prenda il sopravvento nelle vite dei giovani ed è qui che devono intervenire gli adulti. “Dobbiamo educarli anche chiedendoci, ad esempio, come si possono porre limiti ai figli se noi stiamo sempre appiccicati allo schermo, piccolo o grande che sia. L’educazione non passa per i manuali e i discorsi esortativi, è una trasmissione testimoniale, il che significa che possiamo portare i nostri figli solo dove noi stessi siamo in grado di andare”.
IL TEMPO CON I FIGLI
Spesso i ragazzi cercano in rete proprio tutto quello che non trovano a casa, per questo è importante dedicare loro tempo. “Nella Rete si cerca quello che non si trova nelle vicinanze. Io credo che i nostri figli preferirebbero avere dei genitori con cui scambiare pareri intelligenti e, ancora meglio, esperienze fondate sul verbo “stare” – aggiunge Barrilà – . Un ragazzino di dieci mi racconta di avere passato la giornata più bella della sua vita. Era andato a lavare la moto col papà e poi avevano fatto una gita, sempre in moto, fino a Milano. Noi genitori siamo l’antidoto, diciamo che dovremmo esserlo. Siamo i custodi della realtà, tocca a noi adulti rappresentarla e renderla appetibile. Il nostro compito è proprio quello di accendere nei figli la nostalgia della realtà. Parlare male delle nuove tecnologia non serve, anzi le rende più intriganti, senza contare che non innalzeremo la nostra stima abbassando la loro”.
MAI SPIARE I RAGAZZI
Per creare una buona comunicazione con i figli è anche bene dare loro fiducia e non dare mai la sensazione di volerli spiare. Possiamo osservarli mai spiarli. “Osservare serve per conoscere e intervenire a ragion veduta. Questo crea progresso nella relazione genitori-figli perché aiuta i grandi a non tirare a indovinare, rendendo loro possibile “entrare a tempo” e consapevolmente. Spiare, che è una brutta parola tipica dei regimi totalitari, evoca un atteggiamento poliziesco, dal quale non potrà mai nascere un rapporto di fiducia. Le informazioni sulla vita di un ragazzino non le si acquisisce mettendo la testa di soppiatto nei suoi oggetti digitali ma tenendo d’occhio, a debita distanza, la qualità delle sue interazioni sociali. Quello è il termometro. Se mio figlio palesa una vita sociale gratificante, buone relazioni, interessi più vasti di quelli contenuti nello schermo, allora non c’è da preoccuparsi. Se, invece, una creatura dal millenario destino sociale, fa sistematicamente a meno della vicinanza con i propri simili, siamo di fronte a un indizio da tenere sotto controllo”.
COME AIUTARLI A CRESCERE
Domenico Barrilà, psicoterapeuta e analista adleriano, è impegnato da oltre venticinque anni nell’attività clinica che accompagna con una produzione editoriale dalla quale è scaturita una quindicina di fortunati volumi, diversi dei quali tradotti all’estero. Oltre a collaborare con alcune testate nazionali, dirige due collane da egli stesso ideate ed è supervisore scientifico di progetti pensati per la prevenzione del disagio. Da sempre coltiva un forte interesse per la responsabilità sociale della psicologia, che in questi ultimi anni si è tradotto in una costante presenza sul territorio, anche attraverso un migliaio tra conferenze e seminari svolti in Italia e in altri paesi. Con Feltrinelli Urra, I legami che ci aiutano a vivere (2012; Ue, 2015), Quello che non vedo di mio figlio. Un nuovo sguardo per intervenire senza tirare a indovinare (2016) e I superconnessi. Come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro (2018).