– di Corrado Speziale –
“L’Europa è schiava degli Stati Uniti. Quella di adesso è una situazione molto pericolosa. Il Pentagono a Hollywood ha un’influenza molto pesante. Vorrei aiutare a cambiare il mio Paese, ma contano i soldi e devi fare il furbo…Mantengo con la rabbia la mia solidità artistica”. Il grande regista, presidente della giuria del Taormina Film Fest, ha ricevuto al Teatro Antico il premio “Angelo D’Arrigo” e festeggiato il trentennale di “Nato il 4 luglio”, film che nel 1989 gli valse il terzo Oscar in carriera. Per l’occasione, presentato in prima mondiale il docufilm “Revealing Ukraine”, da lui prodotto, diretto da Igor Lopatonok. Prima delle proiezioni, Stone al Palacongressi ha tenuto una “conversazione” nella quale ha spaziato a tutto campo tra racconti di cinema e opinioni sulla situazione politica degli Stati Uniti e del resto del mondo. Intanto il regista sta scrivendo il seguito di “JFK”. Particolarmente interessante il momento in cui dalla platea ha preso la parola e posto delle domande l’attore Richard Dreyfuss: “Pensi ci sia modo di fare un passo indietro e cambiare questa situazione? E’ terribile il tempo in cui viviamo, perché abbiamo bisogno di persone che nei posti di comando tengano alla pace”.
Oliver Stone, con le sue regie, sceneggiature e produzioni affronta la contemporaneità, scrive e riprende la storia. Cineasta di primissimo livello, tre Oscar in carriera, alcuni passaggi di vita all’insegna dell’avventura e della sregolatezza, la sua prerogativa è sempre stata la libertà di pensiero e d’opinione, l’audacia nell’essere antisistema. “Siamo tutti cittadini del mondo, dobbiamo sapere la verità. Fissa la platea ed estende l’indice: anche tu!”. Dopo aver sceneggiato la guerra in Vietnam, Wall Street, svelata la storia e i comportamenti dei presidenti americani e tanto altro, l’ultimo suo film era stato “Snowden”, datato 2016, sulle vicende dell’informatico statunitense rivelatore di informazioni segrete internazionali. Ma è stato nel 1989, esattamente trent’anni fa, che una pellicola lo spinse al culmine della carriera: con “Nato il 4 luglio” si aggiudicò il terzo Oscar. E’ la storia, toccante, di Ron Kovic, reduce dalla guerra in Vietnam e reso disabile in carrozzina, divenuto attivista pacifista. Il film è stato proiettato al Teatro Antico in occasione dell’anniversario. Adesso, però, è il momento dell’est europeo: “Revealing Ukraine”, diretto da Igor Lopatonok e prodotto da Oliver Stone è stato presentato in anteprima mondiale al Palacongressi, con una proiezione ad ingresso gratuito, così come voluto dal regista. All’interno del documentario, interviste di Stone a Vladimir Putin e Viktor Medvedchuk.
Rivelare le verità nascoste sotto le drammatiche vicende politiche e sociali in Ucraina è lo scopo del film, il secondo, presentato a Taormina, di una serie iniziata nel 2016 con “Ukraine On Fire” dello stesso Lopatonok.
Ma al Palacongressi, la visione geopolitica di Stone si è allargata in senso planetario: “L’Europa è schiava degli Stati Uniti. Quella di adesso è una situazione molto pericolosa. Gli USA hanno piani per l’Iran, per il Venezuela, per la Russia e per la Cina. Questa storia non può finire bene. Gli Stati Uniti stanno commettendo altri errori”. A cosa fare ricorso dinnanzi a questo mondo? “Vorrei aiutare a cambiare il Paese, ma contano i soldi e devi essere furbo…Mantengo con la rabbia la mia solidità artistica”.
Sul caso-film Snowden: “Obama l’ha fatto condannare per spionaggio, quindi egli è tanto male quanto Trump e Bush. Il film è stato finanziato dalla Germania e dalla Francia e questi sono i maggiori fattori che l’hanno reso quasi europeo. Nel 2016 è stato difficile fare questo film. L’ho fatto per le sue rivelazioni scioccanti”. I retroscena: “Avremmo dovuto inaugurarlo a Cannes, perché c’era un pubblico prevalentemente europeo e quelle sono state le nazioni in cui il film è andato meglio, ma hanno insistito per farlo vedere prima negli USA a fine autunno del 2016 e la strada era tutta in salita e per noi è stato un passo indietro”.
Difficoltà per i film di denuncia, dunque. Allora, possibilità per la tv…
“La televisione americana è pessima. Possiamo realizzare film sui personaggi ma quando si parla di guerre militari e di politica estera, non si può dire e fare niente. Il Pentagono a Hollywood ha un’influenza molto pesante. Lì vedono la sceneggiatura e se non gli piace la fanno cambiare. Quindi tutti i film militari sono simili gli uni con gli altri. Glorificano le guerre e i militari americani. Ci sono lobby che fanno alleati”.
La politica in America ieri e oggi: “Ci sono molti liberali falsi e mi si accusa sempre di esserlo. Nel periodo di McCarthy questi liberali non hanno fatto niente. Quando molte persone chiedevano l’integrazione e hanno protestato sono state mandate in prigione. Oggi è la stessa cosa. Molte persone odiano Trump e sono contro di lui. Hanno creato questo falso problema del Russian gate che è ridicolo e non aiuta il Paese a capire che Trump ha effettivamente vinto le elezioni perché c’era un malcontento generale, una sfiducia generale nella politica. Trump ha vinto basandosi sulla sfiducia nell’altro, ma odiarlo per aver rubato la vittoria non è giusto”.
La soluzione e la speranza: “Bisogna portare più persone intelligenti e liberali alla Casa Bianca o al Congresso nelle elezioni del 2020. Ma le elezioni sono così corrotte dai soldi…! L’America è come divisa in due parti. C’è il voto popolare e puoi vincere le elezioni ma le puoi anche perdere”. Un esempio recente: “Quella di Bush – tuona Oliver Stone – è stata una delle elezioni più rubate della storia. In Florida hanno rubato i voti. Stessa cosa nelle elezioni del 2004, un’altra vittoria rubata. Bush è stato un disastro per il Paese”.
Il cinema, giudizi sul momento. “La gente adesso ama più che altro la televisione. Come diceva Bertolucci: il cinema è stanco. A casa guardo vecchi film, amo gli anni 30 e 40”.
L’attualità e il futuro del regista, le sue perplessità: “Spero di fare un altro film. Chissà se ci riuscirò. Al momento sto scrivendo un libro che sarà pubblicato il prossimo anno. E’ soltanto un documentario su “JFK”, una sorta di seconda parte del primo film, che conto di girare per mettere dentro tutte le informazioni che sono state rivelate dopo il film”. Tra sceneggiatura e realtà: “Se Kennedy non fosse stato ucciso la storia americana sarebbe completamente diversa. Quello è stato l’omicidio più grande della nostra storia. In termini di Impero Romano è stato l’equivalente dell’uccisione di Giulio Cesare”.
Dal pubblico hanno chiesto quale tra i suoi film fosse il suo preferito.
“Ogni film è un bambino, non puoi scegliere, però “JFK”, certamente, è stato l’apice di questa sfida al sistema. E’ stato un grande film che copriva un argomento molto vasto. E lo abbiamo fatto sapendo chi fosse il nemico. Dopo l’uscita del film ho sentito la forza, il potere di quella ‘struttura”.
A “tu per tu” con una giovane ragazza in platea. “Vorrei diventare una regista in futuro, come dovrei iniziare? Stone: “Quanti anni hai?” Risposta: “15”. Il regista: “Puoi avere una videocamera? Pensi che puoi riprendere la tua famiglia nel retro della casa? Puoi mettere insieme alcuni compagni di scuola e creare una storia? Allora comincia così. E’ il modo giusto. Persevera, non arrenderti mai, vai anche in giro per il mondo, viaggia, trova emozioni, usa tutti i tuoi cinque sensi. In Italia c’è una cultura magnifica, c’è un forte senso del corpo e della mente”.
Si ritorna alla geopolitica. La situazione mondiale. Stone non le manda a dire: “Ucraina, Siria, Iran, Venezuela, Cina e la Russia sono tutti obiettivi degli Stati Uniti per attaccare e cambiare i regimi. L’America è stata molto attiva nell’utilizzare altri paesi nella guerra cibernetica, nelle guerre ibride. Nelle guerre d’informazione è stata molto, molto attiva. La situazione siriana è una storia davvero deprimente. La Siria era messa bene, aveva religioni diverse, c’era una libertà relativa per le persone. Invece, quando l’America è andata in Iraq, ha destabilizzato tutto il Medio Oriente. Abbiamo fatto del nostro meglio anche per sovvertire la Siria e portare il caos ovunque. La macchina dell’informazione lavora molto per dire che la Siria è un posto orribile e le persone ci credono. E’ molto facile vendere queste informazioni, sono molto bravi e dobbiamo stare attenti. Quando gli americani premono un bottone è per avere peso sulla Russia e sulla Cina. In Iran sapete cosa sta succedendo, immagino. Lì la situazione è molto pericolosa. Gli americani sembra che amino le guerre.
Guadagnano tutti, perché vendono armi in tutto il mondo, armi assurde, pazzesche, e non finisce qui… In più, nel frattempo non stiamo neanche combattendo il cambiamento climatico”. La sua amara riflessione: “Se Dio ci guardasse penserebbe che l’umanità è caduta in basso. Per questo penso agli Stati Uniti e a Washington come dei luoghi di matti. Negli anni 50 li chiamavano realisti ma in realtà sono matti. Se la Russia o la Cina facessero allo stesso modo…?!
Gli USA e la conquista della luna e dello spazio. Stone in disaccordo sull’aspetto nazionalistico. “Quelli sono stati uomini molto coraggiosi e lì l’America mostra il meglio di sè. Tra l’altro era un programma realizzato da Kennedy. Poi l’America ha cominciato a collaborare con la Russia ed è stato un lavoro molto interessante. Se l’America potesse avere dei partner farebbero un lavoro fantastico: esplorare l’universo esterno. Ma perché la rendiamo un’impresa nazionalistica? Perché la rendiamo solo americana?
In sala, per la sorpresa della platea, l’attore Richard Dreyfuss, altro premio Oscar, anch’egli impegnato negli eventi del festival. La sua domanda all’amico Oliver sulla condizione americana e mondiale: “Pensi ci sia modo di fare un passo indietro e cambiare questa situazione? E’ terribile il tempo in cui viviamo, perché abbiamo bisogno di persone che nei posti di comando tengano alla pace”.
Stone: “E’ molto difficile farsi strada in questa società che è polarizzata dal rumore e dai soldi. Penso che vogliamo entrambi che la nostra società sia più salutare. Quello che sta succedendo oggi non è ciò che i padri fondatori della nostra Costituzione avevano in mente”.
E a seguire, in conclusione: “Abbiamo bisogno di una versione di spiritualità per andare avanti e per avere successo. Penso che una perdona felice sia quella che ha la possibilità di meditare. Non siamo in competizione col mondo. Nel mondo c’è posto per tutti e dobbiamo trovarlo nei nostri cuori”.