RELAZIONI – Quel che ha detto Domenico Santoro all’inagurazione dell’anno giudiziario a Messina
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RELAZIONI – Quel che ha detto Domenico Santoro all’inagurazione dell’anno giudiziario a Messina

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina, Avv. Domenico Santoro, ha parlato così

Il testo integrale del discorso tenuto venerdì 29 gennaio

Il discorso del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Messina Avv. Domenico Santoro

 

Dall’Edilizia giudiziaria alla . Giustizia di prossimità. Dalla Magistratura Onoraria al D.P.C.M: necessità di intervento normativo. Dall’ Avvocatura tra tradizione e nuove esigenze alla Giustizia predittiva, fino all’Accesso alla professione.

Saluti

Signor Presidente della Corte d’Appello, signor Procuratore Generale, Autorità Religiose, Civili e Militari, signori Avvocati, signori Magistrati, signore e signori, giunga a Voi il saluto dell’Avvocatura del Distretto di Messina che ho l’onore e il piacere di rappresentare, del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e mio personale, in questo momento particolare connotato dal susseguirsi di stagioni e ondate di contagi portati da un’inaspettata pandemia. Prima di illustrare la breve relazione sento il doveroso obbligo di ricordare alla memoria di noi tutti gli Avvocati del Distretto che nell’anno 2020 ci hanno lasciato: Luigi Andreozzi, Francesca Bonanno, Gustavo Crisafulli, Francesco Marullo di Condojanni, Pietro Intelisano, Rosario Raffa, Umberto Tornabene, Leone Elio Aquino, Carmelo Angelo Barragiovanni Gasparro, Vincenzo Cangemi, Antonino Giuseppe Pulvino. Voglio indicare ai nuovi avvocati iscritti ed alle future generazioni l’esempio che hanno loro indicato con l’impegno, la competenza, la passione e l’attaccamento ai valori massimi dell’Avvocatura. Ma non possiamo dimenticare quanti hanno perduto la vita a causa del Covid-19 ed un particolare momento di questa cerimonia deve andare ai Colleghi ed ai loro familiari che hanno subito il contagio e sono stati vittime del virus: a loro è rivolto il nostro pensiero e per loro si deve ripartire con la rinnovata speranza di sconfiggere il virus per tornare all’auspicata normalità.

 Introduzione

La pandemia ha cambiato da quasi un anno il nostro modo di vivere, di essere avvocati, di svolgere il nostro ruolo nella giurisdizione. E il Consiglio dell’Ordine e le altre Istituzioni forensi, ciascuno con i propri “strumenti”, hanno tentato di arginare i danni provocati da questa emergenza sanitaria. Oggi, però, non possiamo, e non vogliamo, fermarci a ricordare il recente passato e il lavoro svolto. Il Consiglio e gli enti istituzionali dell’Avvocatura hanno già richiesto – a viva voce e con ogni mezzo –, unitamente alla Magistratura, che lo Stato riconosca che la fondamentale funzione della Giurisdizione non debba fermarsi o rallentare a causa dei contagi e, per l’effetto,
che nel piano delle vaccinazioni venga riconosciuta l’insostituibile funzione svolta dagli avvocati, magistrati e dal personale della giustizia, inserendo l’intera categoria, oggi esclusa, da ogni prossima previsione.

Vogliamo avviare una nuova stagione di impegno con maggiore lena per trovare ogni soluzione possibile per riportare non solo ogni singolo avvocato ma l’intero ceto forense a riprendere il cammino intralciato da questa inimmaginabile realtà. Torniamo ai nostri posti con giudizio, nel rispetto delle norme a tutela della salute, e con l’impegno a far ripartire a piene vele tutta la giurisdizione. Per tale ragione il Consiglio ha messo in opera tutte le sue risorse consegnando all’Avvocatura messinese dapprima la possibilità di verificare le condizioni di salute con gli screening, oggi con la possibilità di sottoporsi al controllo mediante tamponi molecolari, domani speriamo di riuscire a sottoporre gli Avvocati alla necessaria vaccinazione, con le iniziative già avviate.

Edilizia Giudiziaria

La città di Messina ha sulle proprie spalle il peso di due grandi opere incompiute: il ponte sullo Stretto e la realizzazione del “palazzo di Giustizia satellite”. Come tristemente noto, dalla fine degli anni Ottanta è stata finanziata la costruzione del Palazzo ma la politica non  ha inteso o non ha avuto la capacità di procedere alla realizzazione. Noi avvocati, i Magistrati e tutti i lavoratori della giustizia possono solo prendere atto che non appare che la politica intenda risolvere l’annoso problema della realizzazione del secondo palazzo di giustizia. La misura è colma. Noi tutti continuiamo a svolgere l’attività quotidiana in locali inadeguati e in condizioni di
assoluta insicurezza. L’Avvocatura ed i Capi degli Uffici Giudiziari hanno cercato ogni possibile soluzione solo nell’interesse della Comunità Giudiziaria e della Cittadinanza. Nell’anno appena trascorso il C.O.A. di Messina ha ricercato e trovato Immobili idonei e non utilizzati dall’INPS ed ha constatato non solo l’idoneità dei locali, ma anche la disponibilità dell’Ente a cedere in locazione detti beni.

Abbiamo offerto una immediata soluzione che consentirebbe al Ministero non solo un notevole risparmio economico, ma anche e soprattutto darebbe una risposta concreta al regolare esercizio dell’attività giudiziaria a Messina che altrimenti in un breve, brevissimo tempo dovrà essere sospesa per l’impossibilità di proseguire negli attuali locali stante l’assoluto pericolo per persone e cose. L’Avvocatura è pronta ad azioni eclatanti, come quelle già viste a Bari, a difesa del mondo giustizia, ma il forte senso di responsabilità sino ad oggi ci ha impedito di paralizzare tutto per non causare ulteriori danni all’intera comunità. Come più volte abbiamo detto, però, se diverrà inevitabile siamo pronti ad ogni necessaria azione nel rispetto della legge e della nostra pubblica funzione. Magistratura e Avvocatura hanno formulato accorati appelli a che la politica solleciti i Ministeri a definire l’accordo per la stipula dei necessari contratti per usufruire degli immobili dell’INPS di Messina. Ma le Autorità preposte non riescono a comprendere la gravità della situazione e cercano solo di tutelare interessi di parte che hanno arrecato e continuano ad arrecare gravi danni; il cambio al vertice degli Uffici competenti non pare rispondere con adeguatezza e tempestività alle necessità della comunità Giudiziaria Messinese: così facendo si arrecano non solo danni all’esercizio della Giurisdizione stessa ed ai consociati ma, cosa ancor più grave, un ingente danno erariale.

Giustizia di prossimità

Assicurare una giustizia di prossimità è garanzia di presenza fattiva dello Stato sul territorio a tutela di ogni cittadino: la Giurisdizione è posta principalmente a tutela e sostegno delle comunità. Una volta per tutte, si dovrà mettere fine alla sciagurata politica che in questi anni ha posto in grande difficoltà la tutela dei diritti dei consociati. Sono state eliminate tutta una serie di sedi giudiziarie, Tribunali, Giudici di Pace, imponendo tra l’altro, alti costi per accedere al processo. Proprio dal Consiglio giudiziario del nostro Distretto in data 28.01.2021, a maggioranza e con la netta opposizione dell’Avvocatura, la sezione distaccata di Lipari è stata sostanzialmente accorpata alla circoscrizione del Tribunale di Barcellona P.G., svuotando così dal I° gennaio c.a. tutti gli affari sopravvenuti che verranno trattati dal Tribunale di Barcellona P.G.; resteranno a Lipari solo gli affari già incardinati. L’intera Avvocatura distrettuale si oppone fermamente a tali inopportune iniziative che grave nocumento arrecano non solo agli avvocati ma alle popolazioni isolane ed a tutta la compagine sociale. La “scellerata” scelta di risolvere i problemi che affliggono la giustizia, ponendo solo ostacoli all’accesso alla tutela dei diritti, ha arrecato danni alla giurisdizione. In questi tempi difficili in cui la pandemia impone il distanziamento sociale e devono essere evitati assembramenti, le sedi giudiziarie soppresse avrebbero certamente rappresentato una soluzione e consentito un migliore esercizio dell’attività giudiziaria. Alla politica chiediamo un’inversione di rotta: i fondi che arriveranno con il Recovery Plan siano destinati a realizzare in concreto risorse dirette alla giurisdizione, consentendo un aumento dei Magistrati e del personale delle cancellerie, garantendo la necessaria formazione ed un concreto ammodernamento tecnologico che consenta e possa realmente sostenere lo smart working, realmente sostenibile. Ripristinare Tribunali e Giudici di Pace soppressi garantirebbe un adeguato esercizio della Giurisdizione.

Magistratura onoraria

Appare evidente l’illegittimo utilizzo della Magistratura onoraria, anche in sede comunitaria lo Stato italiano ha già ricevuto un aperto richiamo al rispetto dei principi basilari posti a tutela di chi svolge la funzione giudiziaria e spesso sopperisce alle ataviche carenze dell’organico della Magistratura togata, ed il cui impiego nasceva da un’esigenza provvisoria e urgente, per la sostituzione, in caso di assenza dei giudici togati. Nel processo civile non è più così. Appare, altresì evidente, l’inammissibile utilizzo dei Giudici onorari nella fase istruttoria. Invero, sottraendo il processo al giudice naturale, con un deprecabile provvedimento, la fase della formazione e della raccolta delle prove, fase certamente delicata e che in maniera inequivocabile concorre al convincimento del decidente, viene affidata – e solo per questa fase del giudizio – ad un Magistrato onorario. Il processo poi prosegue riaffidando la funzione all’originario Giudice naturale. Questa inaccettabile soluzione, oramai radicata in tutti i distretti giudiziari, si applica anche al processo di Famiglia in cui sono in gioco equilibri e valori di estrema sensibilità: è facile comprendere il danno che si determina alla giurisdizione ed alla stessa collettività. Appare oltremodo incomprensibile la scelta di non consentire ai Giudici onorari la possibilità, in questo momento di emergenza sanitaria, di tenere udienza cartolare o da remoto. Invero, si riconosce il compenso solo se l’udienza è svolta di presenza. Tutto ciò rappresenta concretamente un’evidente fonte dipericolo per tutti i protagonisti del processo.

 D.P.C.M: necessità di un intervento normativo

L’anno che ci ha appena lasciato ha visto il susseguirsi di una sequela di Decreti Ministeriali. Non risponde alle esigenze ed alle previsioni costituzionali questo proliferare di costanti D.P.C.M.: la stagione dei decreti deve finire. L’Italia necessita di norme che devono trovare l’approvazione in sede parlamentare, il governo solo il limitate occasioni deve utilizzare lo strumento dei

decreti. Le necessarie nuove norme atte a regolamentare
ogni situazione emergenziale devono trovare il varo alla
luce dei principi dettati dalla carta costituzionale e non
possono essere la promanazione di estemporanee
valutazioni della sola politica del governo.
Sotto questo profilo dovrà trovare necessariamente la
luce una speciale normativa, un codice, dell’emergenza,
strumento necessario a sostenere e governare la
Giurisdizione
dettando regole necessarie ed orientate ai principi del
diritto ed in linea con la nostra Carta Costituzionale.

L’Avvocatura tra tradizione e nuove esigenze

Oggi la situazione emergenziale ha fatto prevalere la tutela della salute su ogni altro elemento che in passato è stato posto a principio fondatore della Giurisdizione e della sua dinamica attuazione. Se da un verso va
riconosciuta la fondata prevalenza della tutela della salute, non bisogna assolutamente dimenticare i principi che tutelano i diritti fondamentali dell’intera comunità e di ogni singolo cittadino. La Giurisdizione non può essere travolta, svilita e compressa. La Giurisdizione non potrà mai essere archiviata, passare in secondo piano. In ogni momento di emergenza, nelle catastrofi naturali che hanno colpito le nostre comunità, nei conflitti mondiali ed in ogni crisi globale, gli Avvocati ed i Magistrati non hanno mai finito di tutelare l’applicazione dei principi fondamentali che regolano l’esistenza di ogni collettività, consentendo ad ogni consociato di sentire la presenza fattiva e la tutela dei diritti viva in ogni situazione emergenziale, la garanzia che lo Stato e per esso la Giurisdizione vigila sulla civile convivenza a tutela della compagine sociale. È giunta l’ora di mettere in cantiere un programma legislativo articolato che disponga in maniera organica ed orientato ai principi della carta fondamentale. Non si deve più consentire l’estemporanea, spesso contraddittoria decretazione d’urgenza che insegue le emozioni e si allontana sempre più spesso dai principi e dai valori consolidati, spesso travolgendo la stessa funzione giurisdizionale. Soccorre sul punto l’Unione Europea che garantisce apprestando una serie di strumenti conoscitivi e adesso anche misure di sostegno economico. Tra essi è significativa la Relazione annuale della Commissione europea al Parlamento e al Consiglio. La Relazione evidenzia importanti criticità nel settore giustizia e richiede allo Stato importanti interventi per garantire efficienza di una delle sue più importanti e fondamentali funzioni. Tra l’altro la Commissione segnala che: – la riforma del Consiglio superiore della magistratura non basta a migliorare il livello di indipendenza della magistratura percepito come buono soltanto dal 31% dei cittadini e dal 36% delle imprese (percentuali diminuite tra il 2019 e il 2020); – non basta stanziare risorse per assumere magistrati e personale amministrativo né basta permette ai giudici ausiliari (recentemente assunti fino ad 850 unità) di lavorare su base volontaria incaricati di smaltire l’arretrato e trattare procedimenti eccessivamente lunghi, anche presso gli organi giurisdizionali di appello; – non bastano le riforme destinate ad aumentare la digitalizzazione del sistema giudiziario che pur hanno consentito di proseguire alcune delle attività degli organi bgiurisdizionali durante la pandemia di COVID-19;
– non bastano le norme introdotte per migliorare la
chiarezza e la sinteticità degli atti processuali e la qualità
delle decisioni giudiziarie fissate grazie alla cooperazione
tra la magistratura e gli avvocati;
– non basta istituire uffici di prossimità che ancora nella
nostra provincia mancano del tutto per rendere più
accessibili gli organi giurisdizionali.
Per migliorare l’efficienza del sistema giudiziario
occorre intervenire sui tempi del processo.
Nonostante il reclutamento di magistrati negli anni
passati, l’arretrato in Italia è molto elevato e i giudici in
organico non sono in numero adeguato a smaltire le
cause senza accumularne di nuovo, con la conseguenza
che si rende ancora più necessario un intervento
straordinario.
Del resto, per lo sblocco dei 209 miliardi di euro
destinati all’Italia dal Recovery Plan l’Unione Europea ha
ribadito la necessità di una profonda riforma del sistema giudiziario teso a ridurre oltre che ai tempi di giudizio
anche l’arretrato civile.

8. Consigli giudiziari

Ogni anno l’Avvocatura è costretta ad evidenziare
l’esigenza e la necessità di riconoscere agli Avvocati,
all’interno dei Consigli Giudiziari il diritto di voto nei
giudizi di professionalità dei magistrati togati. Il diritto
di tribuna non può essere sufficiente.
Il Ministro Bonafede nell’anno appena trascorso ha
manifestato l’intenzione di riconoscere all’Avvocatura il
diritto di tribuna all’interno dei Consigli giudiziari.
Siamo memori di illuminati interventi di grandi
Magistrati che nel recente passato hanno sostenuto
pubblicamente, in sede di inaugurazione dell’anno
giudiziario presso il C.N.F., la necessità di riconoscere
l’importante funzione dell’Avvocatura all’interno dei
Consigli Giudiziari mediante il riconoscimento del
diritto di voto sulle valutazioni di professionalità dei
Magistrati. Il coinvolgimento dell’Avvocatura è
necessario al fine di assicurare all’interno dei C. G.
criteri oggettivi democratici che garantiscano
valutazione di efficienza, trasparenza e qualità
dell’operato dei Magistrati.
Alla politica chiediamo l’inversione della rotta: i fondi
che arriveranno con il Recovery Plan siano destinati a
realizzare in concreto risorse dirette alla giurisdizione,
consentendo un aumento dei Magistrati e del personale
delle cancellerie, un concreto adeguamento tecnologico
che consenta e possa realmente sostenere lo smart
working, che parta finalmente l’era della digitalizzazione.
La pandemia ha evidenziato il cattivo stato dei luoghi in
cui si esercita la Giurisdizione e noi a Messina abbiamo
in corso la ben nota battaglia, per una sede adeguata,
per non dire d’altro. Da quanto si apprende, inoltre, la
politica dovrà nel piano c. d. di resilienza investire
destinando adeguati fondi per la sostenibilità della
professione forense, ma ci corre l’obbligo di evidenziare
che in atto non abbiamo individuato nessun piano di
intervento riferito alla professione Legale tra le attività
previste nel piano di resilienza. Sempre alla politica
chiediamo che nei programmi per risollevare l’intera
nazione si tenga conto dello Stato dell’Avvocatura. La

sostenibilità della professione forense corrisponde alla
tutela della funzione sociale svolta dall’avvocato
pienamente riconosciuta dalla carta fondamentale.

9. Giustizia predittiva

L’avvocato dovrà cambiare la prospettiva del suo
intervento che non potrà essere solo quella del passato,
ed invero, in tema di Intelligenza Artificiale l’avvocatura
dovrà guardare oltre. In passato occorreva partire
dall’esame che il legale faceva nell’avviare il
procedimento per la tutela dei diritti, oggi invece dovrà
chiedere di partecipare alla formazione degli elementi su
cui si andrà a realizzare l’algoritmo.
In sostanza dovrà vigilare sulla fase decisionale perché
essa sia conforme ai principi fondamentali ed al dettato
della Carta costituzionale e non certamente solo a
valutazioni governate dalla Intelligenza scientifica.
La tecnologia e l’informatica giuridica dovranno essere
al servizio della giurisdizione, ed invero si chiede che la
digitalizzazione sia progettata ad esclusivo servizio e
tutela della comunità e dei suoi fondanti valori.

10. Accesso alla professione – prossimo esame

Il Consiglio ha chiesto alle proprie rappresentanze
istituzionali – nell’ambito delle loro rispettive
competenze – di intervenire presso il Ministero della
Giustizia, al fine di ottenere un urgente provvedimento
finalizzato a garantire, anche in questa emergenza
sanitaria, il regolare svolgimento dell’esame di
abilitazione per la “sessione 2020”, con tempi e
modalità a tutela degli abilitandi.
11. Conclusioni
La stagione della pandemia ha aperto uno scenario
nuovo anche per l’Avvocatura ordinistica assegnando
all’Istituzione territoriale un nuovo ruolo.
La pandemia ha riservato nuove modalità per realizzare
la formazione e per assicurare alla classe Forense il
massimo supporto in tema di Giurisdizione, ed il nostro
Consiglio ha realizzato una considerevole serie di
webinar sui temi più significativi ed attuali.
Di recente ha, poi, trovato luce la normativa sulle
Specializzazioni. La Scuola forense dovrà riprendere il
necessario cammino in favore dei giovani Colleghi.
Altri capitoli dovranno trovare rinnovato impulso, in
particolare l’attenzione è rivolta alla Deontologia, Legge
professionale, e nuove frontiere per Formazione
continua dell’avvocatura, progetto legalità, scuola –
lavoro, altri programmi sono stati avviati in tema di
tutela dei diritti umani, di concreta sostenibilità del ceto
forense e non da ultimo all’indipendenza
dell’Avvocatura ed una particolare attenzione è stata
riservata agli “Avvocati in pericolo”. Una vera
democrazia si raggiunge solo con un’Avvocatura libera,
preparata ed indipendente.
Una soluzione dovrà pervenire da nuove forme di
cooperazione tra le “forze” della giurisdizione, non solo
la magistratura e l’avvocatura, i ministeri competenti per
eliminare l’arretrato pendente ma anche con le
associazioni per migliorare la conoscenza e la cultura del
diritto.
Abbiamo apprezzato, ad esempio, le norme interne
adottate dalla Corte costituzionale per promuovere la
partecipazione della società civile e del pubblico ai suoi
lavori. La delibera del gennaio 2020 ha introdotto
l’istituto dell’amici curiae e la possibilità di consultare
esperti e ha codificato la giurisprudenza relativa
all’intervento del terzo nel procedimento. Questo
determina una sempre maggiore vicinanza del cittadino
alla giurisdizione.
Abbiamo apprezzato l’investimento sulle A.D.R. per
l’effetto deflazionistico e soprattutto per la migliore
occasione di composizione, in contesti più collaborativi,
per le cause di valore esiguo o che sorgono in un
contesto familiare o per rapporti societari o
condominiali.
È auspicabile che nel processo civile siano riproposte
alcune norme della legislazione emergenziale quali le
modalità alternative di trattazione delle controversie, da
remoto e con trattazione scritta, come previsto
dall’articolo 221 del decreto legge 34 del 2020
modificato con legge 77 del 2020.
È auspicabile conservare l’attuale rito sommario come
alternativa all’ordinario processo civile, ma dovrà essere
collaudato oltre l’ambito emergenziale.
È auspicabile la riduzione delle cause di competenza del
collegio in primo grado ridisegnando la disciplina sui
rapporti tra giudice monocratico e giudice collegiale con
riduzione anche dei termini a comparire.
È condivisibile la proposta del C.N.F. per la definizione
dell’arretrato civile con l’istituzione delle Camere
Arbitrali, si dovranno separare i percorsi di giudizio tra
nuove cause e le cause pendenti da un numero di anni
superiori alla durata media individuata ai sensi della
legge Pinto.
La decisione di queste ultime potrebbe essere affidata
alle camere arbitrali amministrate dai consigli dell’ordine
degli avvocati. Il nostro Ordine da tempo ha avviato
una specifica progettualità.
Insomma, fintanto che la durata dei processi non rientra
in tempi ragionevoli l’Italia rimane soggetta alla
sorveglianza rafforzata del Comitato dei ministri del
Consiglio d’Europa e rischia di perdere l’occasione
unica e irripetibile dei fondi straordinari attribuiti ma legati dal vincolo di condizionalità. Questo particolare momento non ci deve far dimenticare gli elementi posti a fondamento della nostra amata professione e riconosciuti dalla legge. Chiediamo che le novità introdotte provvisoriamente non rimangano quale nuova modalità per la celebrazione dei futuri processi. Non possiamo non riconoscere che la forza dell’avvocatura è rappresentata dalla presenza in aula dell’Avvocato e della possibilità a Lui concessa di convincere il Giudice in presenza ed all’interno dei Tribunali, la forza di rispondere nell’immediatezza della domanda o della provocazione, richiamando tutte le capacità dialettiche proprie del difensore.

Altrimenti verrà snaturata e privata della necessaria personalizzazione che la nostra professione possiede, un passo nel vuoto che conduce nel precipizio di un’intelligenza artificiale. In sostanza chiediamo di riprendere la strada che ci porterà a vestire nuovamente la nostra amata toga, quali principali attori della giurisdizione. In conclusione, devo ringraziare i Capi degli Uffici giudiziari con i quali il confronto con l’Ordine non è stato solo una formale interlocuzione, ma un leale confronto nell’interesse della Giurisdizione. Un ringraziamento va rivolto alle Istituzioni forensi C.N.F., O.C.F. e Cassa Forense, all’ Unione dei Fori siciliani, ciascuno con le proprie competenze e capacità hanno sostenuto la classe forense, non facendo mai mancare la vicinanza al nostro Foro ed un concreto sostegno a tutto il distretto messinese.

Ma un grazie, ed un abbraccio virtuale voglio rivolgere a tutti i miei Consiglieri dell’Ordine, per l’impegno e le capacità dimostrate con costante presenza e a sostegno di tutti gli Avvocati messinesi. Non dimentico il nostro C.P.O. ed il fattivo sostegno che da oltre un anno con costanza e capacità non ha mai fatto mancare all’Avvocatura messinese. Grazie alle Associazioni, alle Camere penali e Civili, tutte vicine in egual misura al
Consiglio a tutela di tutti i nostri Colleghi, che hanno concorso a raggiungere gli obiettivi prefissati in favore dei Colleghi. Tutti abbiamo remato con la medesima lena e nella stessa direzione per non lasciare nessuno indietro, per tamponare la criticità del momento e per far ripartire la Giurisdizione, con il massimo sostegno in favore dell’Avvocatura tutta.

Ed allora, tutti insieme e solo ricercando i veri valori dell’Avvocatura, che sono la vera nostra forza potremo venirne fuori da queste consecutive ondate di contagio che troppi lutti stanno arrecando alla nostra intera comunità. Ho riletto le vicende difficili che l’Avvocatura Messinese nel tempo ha attraversato: il post terremoto, i due dopo guerra. La nostra Avvocatura è sempre risorta, ha dato esempio all’intera società civile di impegno, correttezza, capacità e attaccamento alla propria comunità. Ha dimostrato quella funzione sociale riconosciuta nella nostra Carta fondamentale e che solo oggi viene unanimemente riconosciuta da tutti. Non posso non richiamare la sensibilità di ciascuno di noi nello svolgimento del ruolo che la toga impone, rispettando le misure che sono state adottate per evitare la diffusione del contagio e vigilando affinché il diritto primario alla salute sia rispettato.

L’Avvocato ha la funzione di garantire al cittadino l’effettività della tutela dei diritti, per l’effetto, i nostri studi sono e restano il presidio della legalità, posto a tutela dei diritti e nessuno potrà mai imporre legittimamente restrizioni all’esercizio della funzione costituzionale ed al servizio essenziale svolto dall’Avvocatura.

Buon lavoro a tutti e che questo sia finalmente un buon anno giudiziario.

5 Febbraio 2021

Autore:

redazione


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