Messina – Palermo. Quasi 180 chilometri di autostrada senza un distributore, senza un punto di ristoro, senza una sosta degna di questo nome.
È questa, oggi, la realtà della A20 Messina–Palermo in direzione ovest verso Palermo, un vero e proprio “deserto” di servizi che mette a rischio sicurezza e comfort degli automobilisti. Dopo la chiusura dell’area di servizio di Tindari Nord, chi percorre l’autostrada da Messina verso Palermo si trova ad affrontare un lungo tratto — ben 175 km — privo di qualunque rifornimento, da Divieto fino a Termini Imerese.
Un disservizio intollerabile per un’infrastruttura che dovrebbe garantire standard minimi di sicurezza e qualità, e che invece si conferma tra le più inefficienti d’Italia. Secondo i dati nazionali, la distanza media tra le aree di servizio sulle autostrade italiane è di circa 29 km: sulla A20, questa media è superata di sei volte. Un primato negativo che, insieme alla perenne presenza di cantieri e restringimenti, rende la percorrenza della Messina–Palermo un’esperienza frustrante e pericolosa.
L’interrogazione del deputato De Leo: tante parole, pochi fatti
Già lo scorso marzo il deputato regionale di Forza Italia, Alessandro De Leo, aveva acceso i riflettori sulla questione, presentando un’interrogazione all’Assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilità. De Leo aveva denunciato una situazione «intollerabile» e «pericolosa», proponendo una revisione delle royalties imposte ai concessionari, incentivi fiscali per gli operatori e soluzioni innovative di partenariato pubblico-privato per rendere economicamente sostenibile la gestione delle aree di servizio.
«La presenza di adeguati servizi lungo le nostre autostrade non è solo un’opportunità commerciale», aveva ricordato De Leo, «ma un elemento fondamentale per garantire la sicurezza dei viaggiatori e per evitare che l’assenza di servizi disincentivi l’utilizzo di queste infrastrutture, peggiorando ulteriormente il loro stato».
Tuttavia, a distanza di mesi, nulla si è mosso.
La risposta dell’Assessorato ha fotografato la situazione ma non ha dato alcuna scadenza per la risoluzione del problema: sono in corso di predisposizione «gli atti per riproporre le procedure di affidamento» delle concessioni andate deserte o revocate, ma senza indicare tempi certi né piani concreti per incentivare la partecipazione degli operatori privati.
A18 e A20: un deserto di servizi
Il quadro generale delle autostrade messinesi è desolante. Sulla A18 Messina–Catania, su sei aree di servizio previste, solo tre sono assegnate regolarmente e funzionano a pieno regime; sulle altre, le gare sono andate deserte o i servizi sono attivi solo parzialmente.
Ancora peggiore è la situazione sulla A20 Messina–Palermo: delle sette aree previste, solo una è assegnata stabilmente (Divieto Nord), mentre altre due sopravvivono in regime di proroga o sono vicine alla scadenza. Le aree di Tindari Nord e Sud sono state abbandonate dai gestori dopo l’incendio dell’estate 2023, e non risultano più operative, quella vicino allo svincolo di Sant’Agata Militello, eroga gpl sino ad un certo orario, per poi chiudere di notte..
L’Assessorato ha giustificato la scarsa attrattività delle concessioni con i bassi volumi di traffico nella tratta Falcone–Cefalù, che rendono poco appetibili gli investimenti per i gestori privati. Una spiegazione che però non può bastare: le autostrade sono infrastrutture pubbliche essenziali e non possono essere gestite esclusivamente sulla base della logica del profitto privato.
Un appello alla Regione e al CAS
I vertici del Consorzio Autostrade Siciliane (CAS) continuano a restare sordi alle esigenze degli utenti, disertando anche i tavoli di confronto con i gestori delle aree, come avvenuto in occasione della chiusura dell’area di Tindari Nord. Serve un cambio di passo immediato: la Regione deve intervenire per garantire condizioni economiche più sostenibili per gli operatori e per rimettere in funzione, il prima possibile, le aree di servizio oggi abbandonate.
Una questione di sicurezza
Percorrere quasi 180 km senza possibilità di fare rifornimento, senza potersi fermare per un caffè o per una pausa di guida, non è solo un disagio ma un rischio per la sicurezza stradale.
In un’Isola che punta a rilanciare il turismo e a valorizzare le proprie eccellenze, non è più accettabile che le principali autostrade restino in queste condizioni. La Regione e il CAS devono assumersi le proprie responsabilità, ascoltare le proposte di chi, come De Leo, ha sollevato il problema, e dare finalmente risposte concrete ai cittadini.
Nel frattempo, agli automobilisti non resta che partire con il serbatoio pieno e sperare di arrivare a destinazione senza inconvenienti.