Arte & Interviste – “Legàmi” di Katia Lupò al Monte di Pietà di Messina
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Arte & Interviste – “Legàmi” di Katia Lupò al Monte di Pietà di Messina

 

 

IMG_8129L’evento di arte contemporanea, organizzato e patrocinato dalla Provincia Regionale di Messina nell’ambito delle rassegne che si svolgono al Monte di Pietà, si avvale della direzione artistica di Saverio Pugliatti, che con dovizia di contenuti ne ha anche curato l’allestimento, e della consulenza dei critici d’arte Luigi Ferlazzo Natoli e Teresa Pugliatti.

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Katia Lupò è un’artista sensibile e raffinata, che sa ben comunicare attraverso il suo prodotto artistico.

Di professione fa l’insegnante di matematica al Liceo Classico “Maurolico”, e come tale coglie intorno a sé tutti gli elementi che la portano a relazionarsi con la società anche attraverso il creativo e suggestivo linguaggio dell’arte.

Al suo attivo vanta varie mostre personali e collettive anche in ambito nazionale, come l’ExpoArte di Padova, svoltasi nel 2000, quando per l’occasione fu prescelta dal grande critico d’arte Lucio Barbera, scomparso due anni fa.

“Legàmi”, consiste in un percorso di arte concettuale, frutto di opere dell’artista che vanno dal 2000 ad oggi, che si articola attraverso tre cicli in un appassionante divenire di situazioni contraddistinte da differenti tratti, forme, tecniche e colori: Apparire ed Essere, le Maschere, Implosioni ed Esplosioni. Il tutto culmina appunto in “Legàmi”, sezione che da sola occupa la seconda delle due sale del Monte di Pietà, come corollario di un “cammino” che contiene in sé l’evoluzione di un “essere” che, quantunque interpretabile secondo vari punti di vista, non può prescindere da un’attenta e colta analisi filosofica.

Il percorso inizia con il primo tema, secondo uno schema duale in cui Katia Lupò tende ad ispirarsi alle “tre fasi della conoscenza” di Hegel. Qui l’”essere” stenta a trovare la propria identità, è in un travaglio faticoso. La scelta dei colori e la loro disposizione descrivono in pieno i titoli delle tele: Enigmatica-mente, emozioni celate, obsession.

IMG_8160Le pareti principali del corpo centrale della prima sala accolgono le “maschere”. Lì l’essere è titubante, seminascosto dietro un retino e stenta ad apparire nel reale. Crea, insomma, un intrigo sulla prospettiva della propria evoluzione. Non dà segni di sé al di là di ciò che lascia immaginare quel bianco dominante assieme a quei colori incerti che lo accompagnano.

Ma l’essere c’è, e come tale inizia a dare significativi segnali, come un bimbo che nel grembo della madre sobbalza, si destreggia in quello spazio limitatissimo. Ma le incertezze e le inquietudini della realtà tendono a farlo implodere, così come esplodere. “Implosione” ed “Esplosione” divengono così i paradigmi di quella fase che l’artista rappresenta, tra l’altro, attraverso il colore sopra o sotto un semplice sacco di iuta, o meglio ancora, talvolta in un unico movimento misto, dove il colore-essere da emerso che era, emerge verso la luce.

IMG_8164IMG_8161Straordinaria, in questo caso, è la rappresentazione dell’esplosione giallo-arancio in acrilico e smalto su tela che l’artista ha realizzato nel 2004.

Da lì a poco ecco le altre ’”esplosioni”, bellissime, dominare la sala, dove i colori illuminano un’esistenza che ha finalmente trovato forma, sostanza, relazione con il mondo che la circonda. Le scelte cromatiche dell’artista, in una decisa evoluzione, parlano un linguaggio inconfutabile: blu, rosso, arancio, arancio – nichel, arancio – metallica, giallo, blu, cobalto, ed altri toni ed accoppiamenti, si stagliano sullo sfondo della sala. Spicca, al centro della parete destra, un trittico giallo – turchese – rosso in tecnica mista, carta su tela, che l’artista realizzò nel 2008.

L’ultima opera della prima sala, segna la maturità, la completezza, ed al tempo stesso la fine di un ciclo che diviene anello di congiunzione, relazione, “legame”, appunto, opera – chiave che “apre” la seconda parte della mostra.

Qui la “narrazione” del percorso concettuale assume altri connotati: siamo nell’ “essere” descritto attraverso la piena relazione con gli altri, le sue variegate esperienze e stati d’animo, le voglie e le contraddizioni. I legami, le linee che scorrono lungo gli sfondi tenui in piena libertà o si accavallano e si alternano su e giù da una linea d’orizzonte, non hanno limiti definiti. Essi, come d’altronde la vita insegna, possono essere frutto di rapporti sereni, lineari, cosi come mossi, burrascosi, aggrovigliati da istinti e sentimenti.

Ne vale affidare il commento al filosofo Gabriele Blundo, che, tra l’altro, ha così decritto il “tratto” dell’artista nell’album della mostra: “Una volta raggiunta tale essenzialità la pittura si assimila ad un segno grafico di raffinata eleganza. La colata si assottiglia in scrittura, la macchia evolve in grafia senza alfabeto, il retino si rivela come il telaio del primo esordio di questa traccia. La linea si sdoppia, si attorciglia, si imbriglia come in una danza, espandendosi talvolta in serbatoi di memoria da cui riprendere continuità, per proiettarsi oltre il margine della tela”.

 

Dopo un viaggio concettuale di questa portata, ci siamo intrattenuti con Katia Lupò, che ci ha accompagnato lungo tutto il percorso, e le abbiamo posto delle domande riguardo la mostra e la sua vita d’artista a Messina.

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In cosa consistono questi legàmi?

La mostra prende nome da quest’ultimo ciclo, che si collega ai precedenti, dell’apparire ed essere, delle maschere, delle esplosioni ed implosioni, che avevo iniziato già nel 2000. Da qui il termine “legàmi”. Quindi può essere un punto d’arrivo, forse, ma in ogni caso è una prosecuzione dei cicli iniziali nei quali ci vedo le tre fasi della conoscenza di Hegel.

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E quello tra passato e presente, così come “letto” dalla critica?

In questo senso ci può stare il ciclo della vita: l’uomo che nasce indifeso e da bambino ha paura del confronto con gli altri e che poi, crescendo e maturando, non solo prende coscienza di sé ma cerca anche il dialogo, il confronto con gli altri esseri umani. Quindi anche questa è un’interpretazione che si può dare.

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Da artista messinese che fa una mostra nella propria città, si aspetta più critiche o elogi?

La risposta non è semplice. Probabilmente saranno di più le critiche, visto che faccio un tipo di pittura non narrativa e quindi un po’ difficile da comprendere. Ma la critica serve, in particolare quella negativa, perché serve a migliorare. Parlo ovviamente per me: se avessi paura della critica non mi esporrei così.

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In fondo, significa mettersi in gioco…

Certo, altrimenti terrei le opere nel mio studio, magari per sentirmi dire “quanto sei brava…” da amici e parenti. Niente di tutto questo. Accetto, piuttosto, le critiche.

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Lei è un’insegnante di matematica. Non le sembra un po’ un paradosso dedicarsi all’arte?

No, non è affatto un paradosso. Gli insegnanti di matematica talvolta sono persone particolari. Ne conosco tanti che hanno questa passione per l’arte, non necessariamente visiva. Ho un amico, ad esempio, che è un bravissimo matematico ma anche un bravissimo musicista. Non è difficile trovare matematici che hanno attitudini ad altre attività e forme creative.

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Parliamo dell’essere artisti, oggi, a Messina, in questo momento in cui ci si appresta ad affrontare delle trasformazioni importanti, con il rinnovamento della classe politica. Cosa manca affinché l’arte divenga protagonista in questa città?

Manca la sua fruizione. Abbiamo pochissimi spazi e quei pochi che ci sono risultano difficili da “raggiungere”. Io mi trovo qui, oggi, e mi ritengo fortunata per essere stata selezionata e invitata tra tanti altri bravi artisti messinesi che questa opportunità non ce l’hanno. Abbiamo bisogno di spazi, di manifestazioni dedicate all’arte. Questo per far sì che anche i messinesi che non sono addentri in questo campo possano un po’ imparare, perché c’è poca cultura in questo settore.

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Bisogna prepararsi a predisporre progetti con pochi soldi pubblici. Come si può risolvere questo problema visto il costo delle mostre?

Sì, è vero, le mostre costano, eccome, sia agli enti che agli artisti, perché anche questi ultimi partecipano economicamente. Ci vorrà sicuramente più collaborazione, chiedendo magari aiuti esterni. A Nord ci sono tantissimi galleristi importanti, mentre nella nostra città ne abbiamo pochissimi, meno delle dita di una mano. Potremmo metterci in contatto con loro e creare degli scambi dandoci una mano a vicenda, affinché anche gli artisti messinesi riescano ad esprimersi e farsi conoscere.

Corrado Speziale

20 Febbraio 2013

Autore:

admin


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