BASKET – Massimiliano Fiasconaro: «sono il perfetto allenatore della mia squadra»
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BASKET – Massimiliano Fiasconaro: «sono il perfetto allenatore della mia squadra»

di Claudia Lentini
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Nato a Roma nel ’67, un passato da giocatore, dal ’81 al ’96 ha militato nel Sant’Agata Basket di C2, Massimiliano Fiasconaro è senz’altro un allenatore che centra gli obbiettivi prefissati. Inizia la carriera d’allenatore nel ’96, in C2, proprio nella cittadina dove vive, Sant’agata Militello (Me), ottenendo una finale ed una promozione in C1 l’anno successivo. Ma è negli anni successivi, in quel di Cefalù, che il Comandante fa esperienza di categorie superiori, come assistente prima ed allenatore titolare poi, regala a quella competente piazza un titolo, la B1, ed una finale. Ancora C2, C1, Cefalù, Sant’Agata, promozione, play off, ma anche un divertente campionato di promozione che la dice lunga sull’uomo, campionato per altro arricchito dall’esperienza di giocatori di rango, l’imbattibilità ottenuta in quella occasione ha catapultato la squadra dei fratelli De Lise direttamente in C2. Ultima esperienza tutta messinese per coach Fiasconaro, Amatori Basket, campionato 2008/2009, che ha garantito la permanenza di quella realtà sportiva in C2. Ma il curriculum dice molto poco sull’uomo, determinato ed entusiasta. Proveremo a raccontarvelo in quest’intervista fatta anche di ricordi comuni, aneddoti e  raccolta, come si fa tra buoni amici, al cospetto di un vino dal carattere fiero, come l’ospite. Una piacevole chiacchierata all’insegna dell’ironia che traspare da ogni parola. Aggiungiamo inoltre che, l’Ispettore Capo Massimiliano Fiasconaro, fa conciliare la sua smodata passione per il basket con un lavoro impegnativo, dirige infatti, nonostante la giovane età, la Polizia Stradale di Sant’Agata Militello in qualità di Comandante Reparto.

Messina – Sant’Agata, Amatori – San’Agata Basket. Raccontami, sotto il profilo personale, queste due realtà sportive

Noto troppa differenza tra allenare squadre di città piuttosto che di piccoli paesi. Ho sofferto la personalità del messinese che, forse un po’ per indole, se ne frega delle cose che fanno gli altri. Glorificatore di se stesso, grande critico delle cose fatte dagli altri, solo quando queste vanno male. A Messina mi sono ritrovato una grande dirigenza, un Presidente innamorato di suo figlio e della sua squadra, che ha dato il 100% – il suo nome – Nino Centorrino, grande persona sotto il profilo morale, un uomo che stringe la mano e mantiene gli impegni, appassionato del gruppo giovanile, fa della società una gestione familiare in cui si lavora benissimo, anche dal punto di vista logistico, tremendo poi, il rapporto con i tifosi, anzi, praticamente nullo.
Preferisco lavorare a Sant’Agata, è il mio paese, lo faccio anche per gloria del posto in cui vivo e perché, ho allenato ad esempio a Cefalù, nei paesi piccoli la squadra di pallacanestro diventa l’evento, non solo mediatico ma anche personale di ogni cittadino – non senti il peso della responsabilità? – Alleno anche per questo, mi piace la responsabilità, sono un po’ megalomane, come un po’ tutti gli allenatori che hanno tanta voglia di fare, ma lo considero un fatto positivo, perché questo da grande spinta, utile a fare le cose bene, indipendentemente da tutto, indipendentemente anche da uno stipendio come si deve o per il lavoro e l’impegno che metto. Lo faccio sinceramente per il primo, il secondo ed il terzo applauso che mi regala quanta più gente possibile, quando lavori bene la gente viene al campo, è quello il frutto del tuo lavoro.

Una panchina di C2, un campionato che conosci bene, per altro all’improvviso per via del ripescaggio. C’è troppa differenza tra la serie D e la C2, probabilmente la società non era organizzata, andrai incontro a delle difficoltà.

Meglio, è più difficile. Forse è il campionato più difficile che abbia mai allenato dal punto di vista organizzativo, anche perché praticamente non c’era organizzazione. Avevo deciso di dare una mano a Gianni Caldieroil Presidente – che sta tirando avanti anche da troppo tempo, da solo, o comunque con poche altre persone, una situazione organizzativa che costa certamente dei soldi e soprattutto un grande impegno personale. Serie D o C2, a livello di impegno, quando sei solo è praticamente uguale, quindi mi sono trovato poche persone di grande volontà e poco o niente in termini di risorse. Una situazione difficilissima, c’erano solo i palloni, 11 palloni nuovi.
santagata_basket_-_giocatori_500_x_375Abbiamo così incominciato con l’istaurare un nuovo e migliore rapporto, conclamato e sottoscritto, con l’ente gestore del palazzetto, quindi adesso abbiamo il palazzetto, i palloni, i pochi ragazzi che già hanno fotto molto bene in serie D. Sarà tutto molto, ma molto difficile, anche perché abbiamo cominciato, esattamente, nei 21 giorni che precedevano la prima palla a due. Veramente difficile, e se ci riusciamo, sarà un’impresa e mi sento dentro un applauso ancora più forte delle persone che ci stanno attorno.
C’è troppa differenza tra girone A e B, avrei preferito il B, perché è messinese, i giocatori alla fine sono sempre gli stessi e perché è più debole, chiaramente a noi è toccato il girone A. In questo girone ci sono sempre tre o quattro squadre che investono moltissimo, cifre da B2 almeno, perché, in questo campionato, che ammette il tesseramento di due extracomunitari, quindi anche americani volendo, e certamente un numero infinito di naturalizzati, mentre in C dilettantistica non è così, ti permette, con un po’ di soldi, un tot a giocatore, di fare una squadra che ha talento da serie B. Personalmente ne ho fatte tante, scegliendo però rinforzi con determinate caratteristiche, giocatori provenienti si da altre nazioni, ma giovani e che potessero avere un futuro italiano. A Cefalù mi ero specializzato nel reperire giovani talenti argentini, ho fatto anche un bel viaggio in Argentina, a Pergamino per visitare una scuola e mi sono anche molto divertito. Ho sempre scelto giovani che potessero poi rimanere qui, il giocatore giovane lo puoi crescere, lo puoi condizionare, può diventare italiano, mi piacciono gli argentini perché hanno una gran fame di pallacanestro e soprattutto di vincere; mi piace intanto la loro fisicità, il loro modo di gestire le cose della pallacanestro, soprattutto perché sono avanti a noi almeno quattro anni relativamente alla gestione della maturità dell’età dell’atleta, in Argentina hanno un campionato giovanile buono, pari alla nostra serie B, quindi, mentre in Italia, un giocatore di diciotto anni sta appena cominciando a pensare da senior, in Argentina sono anni che fa le cose da senior, portare qua un 18enne corrisponde ad avere un giocatore pronto come un nostro 23enne. Quindi, tutto sommato, è estremamente facile fare delle squadre molto competitive, proprio per la possibilità di poter usare extracomunitari e comunitari senza alcuna esperienza di settore giovanile, è giusto che si sappia che in C dilettanti, quindi in campionati semi professionistici, non è possibile tesserare nemmeno giocatori italiani naturalizzati se prima non hanno fatto almeno due anni di settore giovanile in Italia. Un esempio pratico, per limitare l’ondata pazzesca di squadre siciliane, ma anche Viola Reggio Calabria con Gaetano Gebbia, noi a Cefalù abbiamo fatto grande strada, oggi, non potrebbe giocare in C nemmeno Mario Boni, perché non ha fatto neanche un giorno di settore giovanile, come tutti sappiamo, ha iniziato a 18 anni. Nel girone A c’è sempre questa abitudine, ad esempio nel Licata, Maurizio Provenzano, allenatore e General Manager, ha seguito la mia stessa strada diventando molto esperto, a Trapani e Marsala c’è una via che porta a Sigonella, alle Basi americane, quindi due atleti americani ci sono sempre, insomma, ti ritrovi un po’ di squadre che hanno almeno tre giocatori di un’altra categoria. Giocare in questo girone, vuol dire che se non hai una squadra come si deve, corri il rischio di prendere in tre, quattro partite, 50, 60 punti, e poi di giocartela con le altre. Sperecuazioni, partita per partita, ma questa è la realtà. Bisogna adattarsi.
dscf9103_500_x_330Sto facendo una squadra con un paio d’inserimenti di grande talento ed esperienza, mi sono rivolto agli amici, a Cefalù, una piazza in cui ho allento a lungo, sono rimasti giocatori di cui mi fido tanto, che con me sono cresciuti, vedi Carlos Roberto Gallo, che abbiamo preso in B1, un ragazzo di grande esperienza, laureato negli Stati Uniti, che ha fatto tutte le pallacanestro d’America, quindi americane e sudamericane,  un giocatore completo, di grande gestione di se stesso, laureato in sociologia, una persona che mi piace avere sempre perché è uno che sa gestire bene le situazioni del gruppo, si è sposato con una ragazza di Cefalù, sono stato suo testimone di nozze, quindi il nostro rapporto oltre che cestistico è personale. L’altro giocatore è Alberto Di Mauro, che i tifosi locali certamente si ricordano, perché era una delle nostre punte di diamante in B1 e B2 a Cefalù, catanese sposato anche lui a Cefalù. Due ragazzi ormai cefaludesi, ogni volta che alleno in zona me li porto perché il rapporto qualità prezzo è altissimo, a mio favore, mi garantiscono un certo standard, so quello che mi possono dare e vengono a giocare soprattutto per il nostro rapporto personale, non certo per soldi. Sono gli elementi giusti che possono far crescere il gruppo dei santagatesi, fatto di giocatori di discreto talento, in qualche caso anche di buon talento, ma poco abituati alla fatica in termini di attività agonistica. I ragazzi santagatesi non hanno potuto fare pallacanestro ad un certo livello, dopo mio fratello Luca, dopo i grandi, l’ultimo, forse, Giuseppe Florio, che è un ’80 ed ha fatto qualcosina, gli altri ragazzi sono abituati ad avere un non perfetto rapporto con la società e con l’allenatore, nel senso che si allenano fino a quando si divertono, poi mollano; un rapporto professionistico, o perlomeno professionale, è caratterizzato da una semplice stretta di mano, quando si fa un accordo va mantenuto, a prescindere da quale sia il contributo a favore, soldi o gioco che sia, e loro non sono abituati, forse troppa poca voglia di gestire le cose della pallacanestro in quanto a vittorie, allenamenti, miglioramenti tecnici, vogliono addivenire a risultati con molto divertimento, molto rilassamento, per me non è così, anche se alleno in promozione voglio fare le cose per bene. Hanno giocato con me, proprio in promozione, giovanissimi ed anziani, un esempio i fratelli Francesco e Ciro De Lise, 42 anni e 45 anni, Ciro è uno abituato a fare le cose per bene, ha vinto un campionato italiano cadetti nella Latte Matese Caserta, diretto da Marcelletti, compagno di squadra di Gentile ed Esposito, eppure a 45 anni, con la stessa voglia di quando ne aveva 16, si allenava quattro volte la settimana, due ore al giorno. Abbiamo vinto con lui e molti ragazzini del ’94-’95, quel campionatino di promozione, perché avevano la testa da professionisti, aggiungo, in promozione e senza prendere una lira, è quello che vorrei fare qua. Vorrei cominciare a condizionare i ragazzi santagatesi che crescono, ad un atteggiamento professionistico, professionale, indipendentemente dal contratto, e poi il contratto verrà, ma nel frattempo è importante sapere che, chi entra al palazzetto, lo deve fare come se prendesse un milione di euro al mese.

Campionato 2009/2010, qual è il tuo giudizio?

Ti ripeto, siamo nel girone A, la C2 regionale siciliana, secondo me, la più forte d’Italia, poi ci sono 4/5 società che hanno speso dei soldi. Prima di tutto, Regalbuto, non solo ha preso i migliori quattro giocatori stranieri, tra l’altro maturi, 25 e 28 anni, giocatori fatti, argentini, e tutti hanno già vinto campionati di C2 in Italia, quindi gente che costa, poi c’ha italiani di gran valore, vedi Salvo Muratore che con me ha fatto molto bene la C1 a Cefalù; Licata oltre ai tre argentini, ha acquistato Salvo Mele, che ha fatto benissimo in B2 a Canicattì ed a Trapani; secondo me, Regalbuto è quella che ha fatto meglio; Marsala oltre ai due americani, vedi Johnson, c’ha ad esempio Giacalone, gente vecchia che ha giocato con me in B2, ed i migliori giovani talenti di Palermo, tra questi Vittorio Tagliaveni, insomma un’altra squadra forte; poi, come al solito, Caltanissetta, che se tiene solo i nisseni, sarà un’altra brutta rogna; Erice, c’ha Oddo, che era il vice di Virgilio in B1 tre anni fa a Trapani, gente esperta. Non ho visto ancora nessuno, perché, ripetdscf8969_500_x_375o, a tutto pensavo tranne che a fare la C2, alla fine sarà domenica per domenica, ma tanto devo sapere molto poco delle squadre avversarie, perché di sicuro dovrò migliorare giorno per giorno le caratteristiche della squadra che alleno, fino a quando arriveremo ad uno standard accettabile – Un campionato stimolante – Bellissimo! Perché l’unico dei santagatesi che ha fatto questo campionato è Giuseppe Florio, gli altri no, hanno semmai esperienze di serie D, poi devo addirittura ancora capire; ho intenzione di rischiare, provare ad anticipare i tempi per qualche ’92, parlo di Giuseppe Sindoni, che ha fatto benissimo in serie D, un po’ cavallo pazzo, ma un buon talento tipo uno contro uno, attacco e difesa, ma ancora incerto nelle situazioni di collaborazione, insomma per giocare a pallacanestro ci vuole ancora un po’, ma ho intenzione di rischiare, perché se dobbiamo dare un senso a questo campionato, poiché non lo dobbiamo vincere, la C1 per Sant’Agata è ancora prematura, avrà un senso, se da qua a due anni, riusciremo a fare due giocatori di categoria.

Azzardiamo un pronostico, play off. Prima però dimmi qual è la formula.

La formula dovrebbe essere, quella della C2 regionale, a gestione del Comitato Regionale Sicilia, ripeto dovrebbe essere.. se ti raccontassi quattro cose di quest’anno, già in C nazionale.. – Non ne parliamo? – No, no, te le racconto. Tutti sanno, è notizia di cronaca, che l’Amatori Messina, tra le venti partite perse, almeno una, quella contro il Porto Empedocle, è stata oggetto d’indagine della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, che ha delegato ad indagare la Polizia Postale di Reggio Calabria. Un’indagine molto importante, anche di carattere tecnico, pare abbia messo in luce che, almeno quella partita, sia stata condizionata da un predeterminato atteggiamento nei confronti di designatore ed arbitri, è stato scritto su tutti i giornali, è stata una delle partite indiziate a “baskettopoli”. C nazionale, parliamo di situazioni determinate a Roma – perché i designatori sono romani in quel caso – perché dalla C dilettantistica in poi, gestisce Fip Roma. La Fip Sicilia invece, è stata commissariata sei mesi fa, il nostro caro presidente è stato inibito per cinque anni, è successo l’inferno. Le situazioni di federazione, purtroppo, non sono felici a tutti livelli. La formula play off potrebbe essere che le prime otto del girone A, fanno i play off, la prima uscita da semifinale e finale sarà promossa in C dilettanti, nella veccia C1.

Pronostico Promozione C1

Regalbuto e Marsala sono per me le finaliste, poi noi insieme ad altre sei, tra cui Caltanissetta, una palermitana, PGS Aquila, una trapanese, Erice ed il Licata subito dietro, ma parlo per quello che leggo nei siti specializzati e per informazioni che ho da parte di colleghi ed amici, non ho visto nulla.

Stando all’oggi, qual è la squadra meglio attrezzata, la più temibile?

Regalbuto e subito dopo Licata e Marsala. Da qui a poco ne saprò certamente di più.

massimo_fiasconaro_2_500_x_377Che tipo di allenatore sei, una definizione.

Sono un allenatore meticoloso, preciso, impegnato, pretenzioso e soprattutto mi sforzo di essere quanto più duttile possibile. C’è chi si identifica come allenatore votato alla gestione delle cose dell’attacco, chi alle cose della difesa, c’è chi fa la transizione benissimo, io, decisamente, faccio il meglio possibile con le risorse che ho, quando le risorse sono state impegnate, e mi vien fuori una squadra fatta prima di tutto di uomini, poi di giocatori con un determinato talento, cerco di recuperarne il meglio possibile. Questo secondo me è un allenatore, non dico grande, ma che certamente ci mette impegno. Un allenatore che ha caratteristiche sue, non farà mai, a mio parere, una grande squadra, perché non ha chiara una cosa, le risorse, prima di tutto umane e poi tecnico-tattiche, che ha a disposizione. Sono il perfetto allenatore della mia squadra.

Che tipo di squadra stai disegnando?

Odio i giocatori specializzati, specialistici, odio i grandi difensori e basta, odio i grandi tiratori e basta, odio i lunghi interni e basta, mi piacerebbe, anche se non sono di certo l’unico, mi piacerebbe avere dieci giocatori totali, che sappiano fare tutto, alleno nei settori giovanili evitando specializzazioni, cerco sempre di produrre delle situazioni che possano, prima di tutto, creare quarti di campo per giocatori esterni, con gioco frontale anche per i lunghi. Mi piace un gioco dinamico, frizzante, una squadra che non usi il fondamentale del palleggio che, secondo me, si dovrebbe cancellare dalla pallacanestro, gente che si sappia cercare, collaborare col compagno, una squadra che va in transizione muovendo la palla senza palleggiare, una squadra che attacchi situazioni difensive, ormai tutte uguali, col passaggio, o comunque, attaccando l’uomo per cercare il canestro facile e buttare la palla fuori, ovviamente tutto questo è teorico, il problema è farsi la squadra migliore possibile con le risorse che si hanno – diciamo che sei uno che usa palla a terra solo se in grande vantaggio – solo in grande vantaggio, oppure in grande svantaggio, se ho una difesa pressante e voglio che, chi è fortemente pressato batta il suo cercando aiuto, il compagno libero prima di tutto, questo in linea generale. Quest’anno, come tutti gli anni, sono un allenatore che non si può muovere a più di 100 Km, che può solo accettare squadre che si possono raggiungere in un’ora di macchina – vuoi spiegare perché – Si. Faccio un altro lavoro, sono un dipendente dello Stato, che ha un impegno di grande reperibilità e di sicura chiamata giornaliera, devo raggiungere la sede lavorativa velocemente, quindi, costo molto poco come allenatore. Dicevo, mi ritrovo sempre squadre, se in una categoria superiore, C1, B2, che si devono salvare, se è una C2, formazioni che devono vincere il campionato con pochissime risorse. Ecco che alla fine la squadra perfetta non ce l’ho mai, mi ritrovo sempre a gestire situazioni condizionate da una serie di problemi, comunque da tutto, tranne che dalle caratteristiche tecniche dei giocatori. Di questo faccio non solo “buon viso a cattivo gioco”, che è detto male, ma certamente, da ognuno dei giocatori che ho a disposizione, cerco di recuperare il massimo anche relativamente alle situazioni tecnico-tattiche. santagata_basket_-_giocatori_500_x_375_500_x_375Alla fine mi ritrovo sempre, per fortuna, giocatori di non grande specialità, che sanno fare almeno due o tre cose in tutte le parti del campo, ne vengono fuori squadre molto aggressive, che corrono tanto e che fanno, delle situazioni offensive, grande ricerca di mix match, di situazioni in cui la difesa è sempre problematica, perlomeno relativamente all’uno contro uno.  Fin’ora è andata, credo, discretamente bene, se non dovessi arrivarci, a livello di gestione delle cose tecniche, ci metterò ciò che serve, applicazione, atteggiamento giusto nei confronti della partita, che è aggressività e non nervosismo, forza e non violenza, cercherò l’equilibrio giusto per far bene le cose.

 

Avete iniziato in ritardo, dimmi qual è il crono-Programma atletico e tecnico

Ho saltato una parte fondamentale della preparazione che è la preparazione atletica, ho incominciato a lavorare il 25 settembre e la prima gara di campionato è fissata per l’11 ottobre. Vent’uno giorni, solo tredici allenamenti, che in una situazione normale si fanno in una settimana. Sto facendo condizionamento aerobico mentre preparo situazioni tecnico-tattiche con un gruppo di giocatori che non ha mai fatto niente di pallacanestro organizzata ..Minchia!.. (doveroso!)
Sto condizionando i giocatori a correre pensando, per alcuni risulta molto difficile, però ci arriveremo, con il loro grande sacrificio. Si stanno applicando, in tredici allenamenti non li ho mai sentiti parlare, vuol dire che ascoltano tanto e.. se non mi ascoltano, li interrogo, se non rispondono li mando a casa, certamente arriveremo ad un minimo di risultato presto.

Quali sono gli obbiettivi di campionato

Play off, salvezza partendo dai play off, il top per un allenatore è salvarsi, se lo fa vincendo è il numero uno, speriamo di far bene. E’ una squadra in crescendo, quello che noto è grande entusiasmo attorno al movimento. – E’ un progetto pluriennale – è un progetto finale, questa volta non me ne voglio andare più, continuo, mi sono scocciato di far bene le cose fuori da Sant’Agata. Abbiamo deciso con Gianni Caldiero, che il basket non deve morire più a Sant’Agata. Sono convinto che da qui a poco recupereremo le risorse per poter vincere questo campionato, ma il movimento non è ancora pronto, meglio non vincerlo, perché presi dall’entusiasmo i nostri amici imprenditori lo fanno il grande sforzo, quando però l’entusiasmo passa, se ne vanno a casa, lasciando i conti in banca, e non è il caso, c’ho un mutuo fine alla fine dei miei anni di lavoro, un mutuo per sempre, speriamo di poterlo onorare, se arrivo ad ottanta anni è fatta.luigi_limina_e_luigi_lavecchia_500_x_375 Stiamo lavorando ad un progetto razionale, con l’esatta cognizione delle cose che devono accadere e di quelle già accadute, Sant’Agata è sparita con me per ben due volte e non va bene, io non lo permetto più. Siamo in pochi, ma certamente giusti, quelli che verranno, prima di tutto dovranno farlo per aiutare, vediamo se sono buoni per durare nel tempo, altrimenti non si inseriranno a gestire le nostre cose, quelle della programmazione razionale. E’ un progetto per sempre sia che ci sia io o Gianni Caldiero, stiamo facendo un grande lavoro soprattutto col settore giovanile, con Luigi Lavecchia, Carlo Cicirello e Luigi Limina, continuando così, può essere un progetto per sempre.

Parlami del Settore giovanile

Alleno anche il settore giovanile, insieme a tutti gli istruttori, Luigi Lavecchia, Luigi Limina e Carlo Cicirello, cerco istruttrici di minibasket, perché le istruttrici hanno un trasporto diverso nei confronti dei ragazzi che si avviano a fare pallacanestro, attività motoria vincolata al gioco specifico. Tutti facciamo tutto, entriamo in palestra alle quattro del pomeriggio e ne usciamo alle dieci. Questo secondo me è un buon inizio.

A proposito di donne e sport. Ho intervistato una donna che ha un ruolo importante all’interno di una formazione sportiva. Questa giovane signora, ha dovuto scontrarsi con le diffidenze del settore, con un mondo molto maschile, specie a livello dirigenziale. Un tuo giudizio

Le donne, che ambiscono ad inserirsi in ambienti lavorativi tipicamente maschili, sono molto pericolose. Faccio parte di un’amministrazione che è molto vincolata nella gestione del lavoro dal sesso. Faccio il poliziotto, al maschile. Ma di certo la donna ne sa di più, perché studia di più, in fase di preparazione, d’ingresso, è sempre più preparata. Alcuni lavori li deve fare decisamente l’uomo, altri decisamente la donna, ma, secondo me, i ruoli dirigenziali ricoperti da donne possono essere il futuro. Conosco un Direttore Sportivo donna, la GM di Scafati, Gianna De Santis, è un bravo direttore sportivo, intransigente, determinata, dura, sa gestire molto bene le cose economiche, oltre che le situazioni tecniche – con un modus maschile? – il modello è decisamente maschile. Ritengo che la gestione eterosessuale dello sport sia il futuro e possa funzionare bene.

Vorrei che rispondessi alla prossima domanda anche per il ruolo che rivesti in questo ambito professionale. Per ben due volte a Sant’Agata è sparito il basket, ma è sparita qualcosa di più importante, di cui forse né la politica, né la cittadinanza, si sono rammaricate, la valenza sociale del basket o comunque dello sport, che è sottrarre i giovani ad altre distrazioni.

Abbiamo dilapidato patrimoni non solo economici, ma soprattutto sociali, abbiamo sperperato per due volte un tesoro inestimabile, abbiamo fatto sì che la gestione di noi stessi prevalesse su quella del nostro prossimo.
Alcune persone coinvolte nel turbion delle cose sbagliate, oggi mi stanno dando una grande mano d’aiuto in silenzio, vuol dire che i vecchi errori sono stati compresi. C’è molta gente che lavora di cui non si saprà nemmeno il nome, ma ti garantisco, ci sta dando una buona mano d’aiuto ed è per questo che ho accettato di buon grado. Quando mi è stato rappresentato il progetto della serie C2, la richiesta mi è stata sottoposta da un politico, che occupa una carica molto importante – sempre nell’ambito del paese? – si, oltre a Gianni Caldiero ovviamente. Antonio Scurria, ad esempio, Assessore allo sport, mio amico, nonostante non condivida tante cose del suo modo di pensare, mi è stato subito molto vicino. Un sacco di gente che non pensavo, poggiandomi la mano sulla spalla, mi ha spinto. Sono dell’idea che questo sia veramente il momento giusto, anche perché approfittiamo del fatto che, Capo d’Orlando non è più in serie A, Patti sta facendo una B2, non ha il suo pubblico figuriamoci se ci va gente di Sant’Agata; te lo dico chiaro, spero che alla prima partita ci sia il pienone, fatta di gente giusta, quella sarà la vera spinta per andare avanti. Abbiamo fatto tutti, ad ogni livello, esperienza degli errori passati.
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Parlami dei tuoi giocatori, qualche nome

Mi piace molto Giuseppe Florio, nella mia prima finale contro Ragusa, perdemmo alla terza fuori casa, è entrato in quintetto, aveva 16 anni; ho sempre avuto un certo trasporto per lui, per via del talento, è stato sfortunato perché è nato a Sant’Agata, col fisico ed il talento che possiede, fosse stato altrove, neanche tanto in là, a Capo d’Orlando per esempio, avrebbe potuto avere altre opportunità – non ti sembra indipendente dal ruolo – è un Due, tendenzialmente Tre, siccome poi è bello tosto può giocare Quattro, può fare un sacco di cose ma bene niente – proprio il tuo giocatore ideale – si, forse si, il mio giocatore ideale, mi piace perché c’è con la testa, appena si fa una cosa per gli altri, lui c’è, anche per lui e quelli come lui, vale la pena far qualcosa, se lo merita, questo è il suo primo anno vero, in passato l’abbiamo sacrificato, fatto sorpassare da altri che venivano da fuori, probabilmente al suo stesso livello se non di meno. Per lui e quelli come lui, che hanno fatto le cose in silenzio, a categorie più basse quando nessuno li vedeva, vale la pena lavorare, per Gino Machì, Alessio Conforto, Francesco Strati, Basilio Agnello; mi piace che questa cosa funzioni soprattutto per loro, è giusto che, qualora dovesse trattarsi, come spero, di “ribalta”, sia la loro. Abbiamo poi preso Carlos Gallo, che ha giocato bene in B d’eccellenza, B2 e C1, con il quale abbiamo anche un grande rapporto d’amicizia, lo so, non si dovrebbe dire di allenatore e giocatore ma è così – è inevitabile – infatti, è inevitabile, dscf9099_500_x_386ed Alberto Di Mauro, che è uno dei giocatori che ho allenato con più piacere perché è il perfetto atleta, quello che ogni allenatore vorrebbe avere, silenzioso, impegnato, concreto, grande voglia di vincere, gioca sempre come se fosse la sua ultima partita, possiamo divertirci – Ti mancano i lunghi no? – c’è Antonino Urso, nessuno lo sa perché lo vedono fuori scanzonato, col suo modo “militellano” di gestire le cose della vita, è un altro positivamente arrabbiato nei confronti dello sport, con me ha vinto, in quintetto molto giovane, la C2 a Cefalù, in mezzo a tanti campioni, tipo Gallo, Di Mauro e Tosolini, era una squadra tosta e lui ha fatto molto bene, soprattutto alla fine e molto volentieri lo abbiamo inserito in questo contesto.

Il tuo rapporto col pubblico. In riferimento al passato, possiamo dire che abbiamo avuto, oggettivamente, un problema pubblico a Sant’Agata, forse più da stadio e poco da palazzetto.

Li amo e li odio. Quest’anno non c’è più il problema, perché tra i tanti tifosi c’è chi fa il candidato a Sindaco, chi il giornalista e quindi non può più urlare, insomma alla fine, del vecchio gruppo Kaos che faceva le cose anche bene, a volte con troppa superficialità, comunque faceva grande colore, i tifosi santagatesi non sono più organizzati, sono andato a vedere qualche partita di calcio e c’è molta gente che partecipa alle partite ma di organizzazione tifo niente più. Probabilmente le partite saranno un po’ meno colorate, un po’ più sicure nella gestione dell’ordine pubblico, ma certamente meno colorate. Puntiamo a recuperare il tifo fatto di famiglie, bambini, anzi puntiamo su cento bambini del settore giovanile affinché portino i loro genitori, il pubblico buono, e poi ci sono gli appassionati, contiamo su di loro ed a Sant’Agata ce ne sono tantissimi. Ogni volta che andavo a vedere le partite di serie A, poiché addetto ai lavori e solo per questo, non ero un grande tifoso di Capo d’Orlando, mi piaceva piuttosto guardare cose relative alla tecnica e tattica di gioco per imparare, quindi un po’ più freddo degli altri santagatesi, spesso mi capitava di alzare gli occhi in tribuna, quella numerata, dei Vips, tre quarti erano santagatesi, tutti costoro verranno a vedere il basket a Sant’Agata non più distratti da altre cose, e ci sarà un grande pubblico. Sarà una grande spinta oltre che un segnale di forza per noi.

Apriamo il libro dei sogni…

Allenerò in serie A! Allenerò in serie A!! – te lo auguro di cuore – eppure questa cosa mi è capitata, te la posso raccontare? – Si, devi – Te la voglio raccontare.
L’anno scorso, prima di allenare l’Amatori Messina, un mio grande amico, Maurizio Bartocci, che ha allenato anche a Sant’Agata Militello, ha fatto molto bene da assistente in serie A, e mi ha dato la possibilità di assistere a tanti allenamenti tenuti da grandi allenatori come Mazzon, Piero Bucchi, Attilio Caja di cui Maurizio Bartocci è stato assistente, e lo scorso anno lo avevano incaricato di allenare la A1 a Napoli. Maurizio in quella circostanza mi chiese di fargli da assistente – e tu? –  Ri-Minchia!!
Non ho dormito per tre notti – Napoli non era ad un’ora di strada – Non era ad un’ora di strada, mi sarei dovuto mettere in aspettativa dal lavoro. Ma ti giuro che la stavo facendo questa cazzata – te ne sei pentito? – No, perché poi lui è stato radiato e se avessi accettato sarei stato assistente in serie A, col mio sogno di soli 21 giorni – magari ti affidavano la panchina – Mah.. Mi è capitato anche questo. Diciamo che la serie A l’ho vista da molto vicino grazie a Napoli, agli amici, ed è bellissimo.. magari un giorno potessi… solo che non sono fortunato. Qualche volta faccio delle considerazioni, sono uno che ha allenato tantissimo, in B1, in B2, C1, C2, serie D – comunque sempre, da quando hai iniziato la carriera di allenatore – praticamente sempre, ed abito a Sant’Agata Militello non a Bologna. O sono veramente bravo e non credo, o sono uno che prima o poi qualcosa…- spero di portarti fortuna – Speriamo!

Apriamo il libro dei sogni: Tre domande
Oltre la tua panchina di serie A. Quale giocatore della storia del basket ti sarebbe piaciuto allenare?

Un solo nome? – Quanti ne vuoi – Secondo me, il giocatore più forte di tutti i tempi per gli anni in cui giocava, NBA, ha vinto solamente una volta il titolo e non sapeva tirare bene, non sapeva palleggiare – un mito! – secondo me, il miglior giocatore di tutti i tempi corrisponde al nome di Julius Winfield Erving II, al secolo Doctor J. Non sapeva fare niente bene. Un’emozione indescrivibile. Si, va bene Michael Jordan, giocatore totale, difesa, però guardo ancora le partite del Dr. J – Terzo tempo da metà campo, ultimo salto alla lunetta e schiacciatona a canestro. Un mito – Non ce n’è. Julius Winfield Erving II, al secolo Doctor J., n. 6 dei Philadelphia 76ers.

Julius Winfield Erving II – Dr. J – Il Mito

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Quale giocatore, vorresti a Sant’Agata. Esprimi un desiderio

Un italiano vero che mi piacerebbe avere, niente a che vedere con quelli sono finiti nell’NBA, un italiano vero, che mi piacerebbe avere.. anzi due, che mi fanno impazzire, Amoroso e Poeta. Sono altri due che non sanno fare nulla, ma se dovessi andare in A1, sono i primi due che prenderei. Sono di un’applicazione mentale, di una gestione delle pochissime risorse che hanno a livello tecnico, che mi fanno impazzire. Anche perché, non abbiamo super talenti italiani. Belinelli e Bargnani, hanno un gran talento, ma da qui a giocare a pallacanestro ce ne vuole un po’ – è sparita una generazione di cestisti – Non so quali sono i problemi della pallacanestro italiana relativamente al resto del mondo, europa prima di tutto, però ci manca qualcosa. Forse abbiamo sbagliato allenatori di settore giovanile under e soprattutto per la nazionale – Sono cambiate le regole – A livello di Federazione non sappiamo fare niente bene, per questo non escono giocatori. La possibilità di tesseramento nei nostri campionati non permette agli italiani di venir fuori, tant’é che personalmente, se dovessi scegliere un giocatore italiano, guarderei nella A dilettanti che è un campionato italiano vero. Se uno come Poeta, come Amoroso si vede tra tanta gente di colore è proprio perché sono veramente buoni a livello di testa e di attributi. Perché la Spagna gioca molto meglio di noi? Perché i loro clubs hanno meno possibilità di tesserare giocatori americani – Sei d’accordo con me che il basket è finito a Caserta, con Nando Gentile, Esposito, la squadra di Marcelletti? – C’era pure Bonaccorsi n. 20. In effetti sono gli ultimi italiano veri. Forse l’italiano che ha vinto tutto e dovunque è Nando Gentile – Posso aggiungere? E’ vero che insieme a Nando ed altri, è finita una vera e propria scuola? Esisteva una scuola campana? – Si, la Campania ha fatto scuola per tanto tempo, secondo me le classi 65/75, per dieci anni, hanno fatto scuola di settore giovanile, sono venuti fuori tanto per dire Nando Gentile, che per tre volte ha vinto l’Eurolega, dovunque, pure in Grecia, per un italiano farsi amare ad Atene, devi essere proprio dotato. Per dieci anni la Campania ha fatto scuola, lo so anche per via di rapporti col mio unico, vero, direttore sportivo, l’unico che abbia mai avuto, che è Ciccio De Lise, un napoletano che ha fatto scuola di basket a Caserta insieme a suo fratello Ciro, che ho allenato tante volte anche qui a Sant’Agata e che ha vinto, con Marcelletti, Nando Gentile, Esposito, il campionato italiano cadetti, insieme ad altre cose. Lo so per via dei suoi racconti, per quello che vedo, per aver giocato con tanti atleti campani, tra questi, anche uno che tu conosci bene, uno bravo – dichiaro il mio palese conflitto d’interessi. Puoi nominarlo. Concordo pienamente sul “bravo” – Si tratta di Mimmo Di Tella, il giocatore più intelligente con cui abbia mai giocato. Il giocatore più intelligente con cui abbia mai giocato ed abbia mai allenato.
Gli altri settori giovanili che hanno fatto molto bene, Udine per esempio ha sfornato un sacco di buoni giocatori, che però ad Udine non hanno vinto nulla, Treviso, tanti buoni giocatori che però a Treviso non hanno vinto nulla, ed in ogni caso, Bulleri era di Cecina, voglio dire, alla fine puoi produrre tanti talenti ma è difficile vincere con loro a casa, ad un certo punto questi ragazzi li devi far continuare fuori e quando se ne vanno difficilmente ritornano – forse Cantù, Milano – Forse Cantù, ma non ha più vinto niente, forse Milano, ma con i milanesi non ha vinto niente. Non credo che non si sappia più fare settore giovanile, è che i tempi sono cambiati, a livello di regole siamo gestiti veramente malissimo – regole che privilegiano la managerialità sportiva e non consentono più di seminare in termini di risorse umane – Poi gli svincoli a 21 anni, da qui al 2011 tutti i giocatori over 21 anni saranno svincolati. Se dovessi fare oggi scuola di basket con l’obbiettivo di far bene le cose per la mia squadra, devo dire che è assolutamente antieconomico, tanto vale aspettare, fregarsene del settore giovanile che costa, meglio aspettare i 21 anni e spendere meno. A livello di regole siamo sicuramente gestiti male, è vero poi che Caserta è stata l’ultima realtà significativa ma perché le regole lo consentivano, non perché siano stati migliori o peggiori di tante altre piazze, penso a Milano che ha prodotto quello che è veramente il miglior giocatore italiano, se fa le cose bene e se sarà fortunato, uno che può puntare ad entrare tra migliori dieci, quindici giocatori migliori dell’NBA, Danilo Gallinari. Già dalla data di nascita sembra essere un predestinato, uno che è nato l’8/8/88 deve fare per forza le cose per bene, poi sta a New York, c’ha un allenatore che conosce bene le cose italiane, la mentalità, l’atteggiamento psicologico, conosce molto bene la famiglia del ragazzo perché è stato compagno di squadra del papà di Danilo, il “Gallo” nazionale di Milano Simac ai tempi di Mike D’Antoni,  che adesso allena a New York. Purtroppo non credo che avremo un miglior futuro da qui a pochissimo, perché se continuiamo a gestire le cose della Federazione con questo modo di fare, a mio parere, non andremo avanti.dino_meneghin Però c’è una persona che mi consola, il Presidente, non so se scelto con coscienza, secondo me no, scelto forse solo per traghettare, ma credo che rimarrà nella giusta poltrona, sono molto fiducioso, ho avuto modo d’incontrarlo una volta proprio per i fatti di baskettopoli, secondo me abbiamo il presidente giusto, Dino Meneghin, è uno che non gliene frega niente di fare politica, uno che tira dritto per la sua strada, l’unico polentone meridionale che abbia mai incontrato, deciso a fare le cose bene, quindi sono fiducioso – A riprova di quanto dici, posso aggiungere che i passati presidenti sono stati spesso suggeriti, se non addirittura prelevati, dal mondo della politica o dello spettacolo – Non parlo dei vecchi che comunque non hanno fatto bene. Parlo del contemporaneo, secondo me Dino Meneghin è la persona, inaspettatamente per loro, ma per fortuna nostra, degli addetti ai lavori, è la persona giusta, perché, secondo me, non deve dire grazie a nessuno.

Il quintetto santagatese di tutti i tempi

Facciamo dieci giocatori. Vorrei partire con una coppia di fratelli che, una solo volta, hanno giocato insieme, Fiasconaro – Fiasconaro, ma quando è successo, io pesavo 100 chili ed avevo già la testa ad allenare. Bello però aver avuto tanti santagatesi che hanno fatto bene anche in altre squadre ma anche tanti giocatori di fuori che hanno finito la loro carriera qua. Play maker, quello che mi è piaciuto di più a Sant’Agata, che ho amato alla follia quando è venuto da Messina a Capo d’Orlando e che, ripeto, tu conosci molto bene, Mimmo Di Tella. A quei tempi poi, da noi non si giocava a pallacanestro, se Mimmo giocasse oggi, con la coscienza, la perizia, l’attuale cultura degli allenatori, perlomeno relativamente all’impegno ed alla quantità di cose che studiamo, se lui avesse giocato oggi sarebbe stato devastante a tutti i livelli. Un grande, nonostante in Sicilia, non si offendano i nostri maestri, non si giocasse a pallacanestro, Mimmo Di Tella è stato il numero uno assoluto, nel ruolo 1, ruolo play maker, certamente il giocatore più intelligente, più “di pallacanestro” che abbia mai giocato a Sant’Agata. Poi un giocatore “nato per giocare a basket”, il Signore l’ha fatto venire al mondo per questa ragione, Salvatore Brogna, che senza alcuna coscienza tattica – puro istinto – c’ho giocato contro, l’ho allenato, “con grandi rapporti e ci siamo divertiti”, vera potenza della natura nel senso che la natura gli aveva dato quello che altri non avevano, a prescindere che si allenasse o no. Gioco ancora d’estate con lui. Visto il talento, poteva anche difendere, solo che andava stimolato secondo le sue caratteristiche psicologiche, la difesa non lo metteva in luce, ma era solo un atteggiamento psicologico perché, avendo un grande senso della sfida, se gli proponevi una situazione difensiva, uno contro uno, non di più, e gliela proponevi come un fatto d’orgoglio personale, lui diventava il miglior difensore del mondo. Giocatore di talento, come lui non se ne vedono in giro, uno che poteva far canestro sempre e comunque – Sempre e comunque, come pochi, l’altro forse Gianni Speranza, che tirava contro ogni regola della pallacanestro, fuori equilibro – Si, ma Gianni era un tiratore.
Come numero 3 senza dubbio mio fratello Luca, era un’ala piccola, come si chiamava prima, uno che poteva fare tante cose da tutte le parti del campo, secondo me Luca Fiasconaro, bello questo cognome – Luca era uno fastidioso e questo ovunque lo mettessi – si, era silenzioso, non si lamentava mai perché è cresciuto fin da piccolo in grandi squadre, con grandi giocatori ma anche grandi personaggi. La sua fortuna è stata andare a giocare giovanissimo a Capo d’Orlando, erano in due i piccoli, lui ed Alessandro Maurico, e poi gente come, Di Tella, Brogna, Cucinotta, Cucinotta, Calapaj, Milone, Silver Cavallaro, te lo ricordi Silver? – come no, Silvestrone, ma anche Massimo Sigillo – Ferraro. Pensa a cosa si è visto a Capo d’Orlando. Quindi questi ragazzini, Luca ed Alessandro, sono cresciuti velocemente in un contesto che non erano solo di grandi giocatori, ma ti ripeto, anche di grandi personaggi. Poi Maurizio Cucinotta, che come allenatore, non era certamente uno a cui piaceva colloquiare. Pensa tu che ragazzo è stato Luca Fiasconaro.
Come lunghi a San’Agata abbiamo avuto pochino, perché abbiamo fatto per lo più dei campionati di C2 ad livello discreto, mi viene in mente quella grande C1 che non vinse per vari motivi, però qui c’erano giocatori come Davis Brucalossi, come Emiliano Bortoletto, con me ha giocato anche quel folle scatenato di Lollo Bortolani, tutti lunghi di grandissimo livello anche se non hanno lasciato una grande impronta, perché non si sono innamorati di Sant’Agata, quindi non mi va di inserirli in un contesto ideale, mi va più che si pensasse a giocatori come Sergio Iannello, è stato qui un anno insieme a suo fratello Mario che ha fatto molto bene, Mario Iannello è da inserire a merito tra le guardie che vanno ricordate, Tino Iopplo, un altro orlandino decisamente santagatese, persone che hanno mantenuto rapporti con Sant’agata indipendentemente dalla pallacanestro, per questo mi piace ricordarli nel quintetto ideale, atleti che ci hanno dato una bella mano d’aiuto, Saro Pulejo, (stavo per dimenticare i santagatesi), Oscar e Nino Scarlata.

10 giocatori italiani di tutti i tempi, la tua squadra ideale

Solo italiani? – Ti concedo 2 americani come si faceva una volta – no, tutti Italiani – Zio Willie Sojourner non ti piacerebbe? – si.. Ti piaceva perché giocava a Rieti? – Si anche. Ok, allora suggerisco Oscar Schmidt, Caserta – No, solo italiani, infatti, inizio con un naturalizzato. Non è Italiano ma ha indossato la maglia con su scritto “Italia”, play maker, Mike D’Antoni, che ha inventato, l’ha fatto diventare un fatto offensivo fondamentale, perché alla fine, ci possiamo inventare tutti i giochi di combinazioni in blocchi, su palla, senza palla, ciechi, shuffle, tutto quello che vuoi, ma finiamo tutti lì, quel maledetto pick & roll, D’Antoni sapeva giocare senza allenarlo, un grande; un altro play, Pierluigi Marzorati,  – parlando di play, te ne suggerisco un altro ma ha giocato a Rieti – è reatino? – No, umbro – Roberto Brunamonti, piace anche a me, quindi lo scelgo. Adesso uno che tutto doveva fare tranne che giocare a pallacanestro, Charlie Caglieris. Questi sono i play maker che mi piacciono, affogherei i play maker di oggi, quel Bulleri la, quell’insubordinato, irriverente, indisciplinato – spero che tu non abbia mai rapporti con lui – Non lo sopporto.
italia_1983_basketNumero Due, Antonello Riva, Nembo Kid, perfetto, ha vinto pure tantissimo in un momento in cui la pallacanestro si faceva difficile; Cavagna, perché è un vero giocatore di pallacanestro, nato dal niente ed arrivato a fare tutto; Numero Tre, uno vero, un 3 che poteva giocare 4, nonostante lo odiassi perché giocava nella Virtus ed io ero tifoso delle “scarpette rosse”, ma non sopportavo anche il numero tre del tempo, Roberto Premier, non lo potevo proprio vedere, il “marine”, Marco Bonamico, purtroppo giocava nella Virtus, lo odiavo ed amavo. Cosa Manca? – Numeri quattro e cinque. Meneghini non ce lo mettiamo? – Certo, il miglior numero cinque d’Italia, del mondo… sai che ti dico, il miglior quintetto italiano in assoluto è quello di Nantes 1983, europei – quello della scazzottata – è stata l’unica squadra seria che abbiamo fatto in Italia, quindi: Pierluigi Marzorati, Antonello Riva, Romeo Sacchetti, Dino Meneghin, Renzo Vecchiato, Carlo Caglierisc’era anche l’umbro-reatinoRoberto Brunamonti, Enrico Gilardi, Marco Bonamico, Alberto Tonut, Ario Costa e Renato Villalta. Allenatore Sandro Gamba. La storia.

Qualcosa da Aggiungere?

massimo_fiaconaro_1_500_x_375Si, un ricordo. Quando mi hai chiesto del miglior quintetto santagatese, ti ho detto diversi nomi, giocatori di gran talento, ma quello che ho allenato con maggiore difficoltà, confesso, era anche quello dal maggior talento. Questo atleta di gran talento era troppo poco abituato alla mia gestione giovanile delle cose della pallacanestro, che voleva dai suoi giocatori l’assoluto controllo. L’ho capito dopo, che da un gran giocatore, l’assoluto controllo non lo puoi avere mai. Quindi il nostro rapporto è stato sempre caratterizzato, per lo meno, da grande conflittualità, specie all’interno della partita, però un grande giocatore è sempre un grande uomo. Questo poi, amava finire le sue serate con l’allenatore che odiava di più, quindi il suo preferito e spesso andavamo a mangiare la pizza. La cosa simpatica è che per ben due volte questa pizza fine partita, mi è costata 500mila lire, per ben due volte, due pizze, mi sono costate 500mila lire. Perché questo grande giocatore, di gran talento, è riuscito ad accompagnare la pizza con due bottiglie di Sassicaia, due per ciascuna volta. Lo adoro, perché lo odio – fuori il nome – ovviamente, mio compare, Sasà Brogna.

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14 Ottobre 2009

Autore:

admin


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