Ninitto e Vincenzo….
Vincenzo Gumina, professore, prima nomina, alla ricerca di una cattedra che qui non c’era, nè a Brolo nè nelle altre scuole isolane.
Una scelta dura, difficile, in anni dove anche a Brolo si emigrava per la Germania, per le miniere francesi o con il sogno di un posto nella “catena” della Fiat.
Lui scelse Longarone, – prima nomina – ed il figlio di Donna Cona restò lì, sotto la piena del Vajont.
La sua vita si fermò quando la frana che si staccò, alle ore 22.39 del 9 ottobre del 1963, insieme ad altri 1918 abitanti della valle.
Non tornarono nulla di lui, solo qualche oggetto su cui piangere.
Ora una piazza, a Brolo, lo ricorda, quando per un’ottusa burocrazia scolastica si negò, su richiesta dell’amministrazione del tempo, di intitolargli la scuola media.
Altra storia.
Ninitto Ziino, anche lui emigrò, da ragioniere da poco diplomato.
Aveva cercato lavoro a Brolo, ma non c’erano aziende, solo operai nei magazzini di limoni, alle stufe dell’acetilene se andava bene, ancora dove arrivare la nuova frontiera della piccola industria, dell’edilizia.. e lui , non avendo nessuno per piazzarlo alle poste o all’ospedale “Piemonte”, scelse il Nord-Est.
Ci andò con una tessera di “accertatore” Siae in tasca, per non pagare al cinema, sorridendo, ma con un velo di tristezza, enorme, nel cuore.
Fu investito da un camion, era in moto, tornava dal lavoro, l’autista non si fermò, e rimase sul ciglio della strada nell’inizio dell’estate del 1966.
Una ghirlanda di fiori di bronzo, “gli amici del nord” testimonia il grande affetto e la stima che anche lì si era conquistato.
Due storie di “ragazzi” brolesi, Vincenzo 34, Nino appena 26 anni, due tombe al cimitero.
Storie dimenticate o non conosciute da tanti – come ne conserva il cimitero, e che a poco a poco andremo a scoprire – e resta un ricordo per gli amici del tempo.
Storie che ci dicono che ieri come oggi, ancora, si può morire per inseguire il sogno di un vero lavoro.
Non è una domanda.
Ma il “si” – ieri come oggi – è la giusta risposta.
Vincenzo Gumina, sarà ricordato dallo scrittore Luciano Armeli Iapichino nel suo prossimo incontro letterario, parlando di mafia, democrazia, stato ed antistato – quello che porta anche all’emigrazione – , e ovviamente del caso di Attilio Manca, che terrà proprio a Longarone, sotto la diga del Vajont, nelle prossime settimane.